i diuretici sono farmaci in grado di aumentare la diuresi mediante l’escrezione di sodio, responsabile sia dell’aumento di volume extracellulare, sia della risposta delle cellule della muscolatura liscia della parete dei vasi sanguigni agli stimoli vasocostrittori.
Sono indicati in diverse malattie quali ipertensione, edemi di varia natura, glaucoma, sindrome nefrosica, cirrosi epatica, insufficienza cardiaca.
Si classificano in base al meccanismo d’azione e all’intensità, e vengono scelti quindi a seconda della gravità del disturbo su cui intervengono.
Utilizzati a fini dopanti su soggetti sani, i diuretici possono avere conseguenze molto gravi sulla salute: si va dalla disidratazione, alla riduzione improvvisa della pressione arteriosa, ad alterazioni dell’equilibrio acido-base, alcalosi metabolica, ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia, iperazotemia, iperuricemia, ipotensione, ipopotassiemia e ototossicità, fino a stati di shock che possono portare al coma e alla morte.
A livello sportivo, i diuretici vengono utilizzati con finalità dopanti con due obiettivi: ridurre il peso prima delle competizioni negli sport che implicano categorie di peso, e mascherare l’ingestione di altre sostanze dopanti riducendo la loro concentrazione nelle urine.
I diuretici vietati dal codice mondiale antidopingb sono acetazolamide, amiloride, acido etacrinico, bumetamide, canrenone, clortalidone, furosemide, indapamide, metolazone, spironolattone, tiazidi, triamterene, e altre sostanze con struttura chimica similare o effetti biologici simili, ad eccezione del drosperinone che non è vietato.
Inoltre, la legge chiarisce che un’esenzione a fini terapeutici non è valida se l’urina dell’atleta contiene un diuretico abbinato a una sostanza proibita a livelli di soglia o al di sotto della soglia.