fibrillazione atriale

COLLEGAMENTI

Fibrillazione atriale

La malattia è anche conosciuta come:
aritmia cardiaca


Anche se è la più frequente tra le aritmie cardiache non è la più pericolosa. I medici, per spiegarla, usano la metafora dell’automobile che invece di funzionare a 4 funziona con soli 3 cilindri.
Categoria: Malattie cardiovascolari
Sigla: FA/AF

Che cos’è – Fibrillazione atriale

La fibrillazione atriale: definizione generale

Anche se è la più frequente tra le artimie cardiache non è la più pericolosa. Spesso i medici per spiegare la fibrillazione atriale usano la metafora dell’automobile che invece di funzionare a 4 funziona con soli 3 cilindri.

Perchè il cuore funzioni faccia il suo lavoro di ossigenazione di instradamento del sangue nel corpo è necessario che atri e ventricoli funzionino correttamente ma anche che l’impianto elettrico cardiaco guidi alla perfezione la contrazione del muscolo cardiaco.

Il ritmo cardiaco normale, chiamato ritmo sinusale, viene regolato dal nodo del seno, una struttura che ha sede nel atrio di destra e che crea l’impulso elettrico. É sempre il nodo del seno che determina le variazione del ritmo cardiaco durante la giornata. Che lo aumenta quando facciamo attività fisica e lo fa diminuire quando dormiamo.

Attraverso la struttura chiamata nodo atrio-ventricolare, situata fra gli atri ed i ventricoli, l’impulso elettrico raggiunge tutte le cellule cardiache e fa in modo che il nostro cuore funzioni alla perfezione. Solitamente il cuore pulsa con un ritmo che va da 60 a 150 volte al minuto.

Succede in alcuni casi che il ritmo sinusale venga sostituito, nella muscolatura atriale, da un’attività elettrica del tutto scoordinata e irregolare. Le cellule atriali si attivano elettricamente più di 300 volte al minuto, ma in modo del tutto autonomo, e non coordinato, tanto che gli atri perdono, durante la fibrillazione atriale, la capacità di contrarsi.

Questo numero così elevato di impulsi non passa tutto ai ventricoli (e questo è un bene), ma viene filtrato dal nodo atrio ventricolare che ne lascia passare solo una certa quota, generalmente tra i 90 e i 160 al minuto. Dal momento che nella fibrillazione atriale gli impulsi elettrici sono scoordinati ed irregolari, anche il ritmo ventricolare sarà del tutto irregolare e per lo più veloce.
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Le tante origini della fibrillazione atriale

Non è un caso che la fibrillazione atriale sia la più frequente delle aritmie cardiche. Essa è associata a tantissimi fattori.
La sua incidenza aumenta in modo significativo con l’età, e dal momento che in tutto il mondo occidentale la vita media si allunga sensibilmente, si capisce perché questa aritmia è la prima causa di ricovero per malattie cardiovascolari, in Europa come negli Stati Uniti.

È un disturbo associato a ogni malattia cardiovascolare: nell’ipertensione, quando si inizia a determinare ispessimento delle pareti del cuore, e a dilatarsi l’atrio sinistro, la fibrillazione atriale è particolarmente frequente; molto spesso, e sempre a causa di una dilatazione atriale, si associa alle malattie valvolari che interessano la valvola mitrale (stenosi e/o insufficienza mitralica); lo scompenso cardiaco, da qualsiasi causa sia determinato, si accompagna molto spesso con la fibrillazione atriale.

Altre malattie cardiache come la pericardite, e anche altre extracardiache, come l’ipertiroidismo e la broncopneumopatia cronica ostruttiva (bronchite cronica), possono manifestare la fibrillazione atriale nel loro decorso.

In alcuni casi, tuttavia, l’aritmia si manifesta in modo isolato, cioè non accompagnata da una malattia di cuore: si tratta spesso di persone giovani, che per lo più mostrano l’aritmia in forma parossistica, che vuol dire che interviene improvvisamente, e da sola, nel giro di minuti, di ore, o di giorni, scompare spontaneamente.
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Sintomi – Fibrillazione atriale


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Sintomatologia variabile

La sintomatologia è avvertita diversamente a seconda dei soggetti: per alcuni il problema passa inosservato, altri accusano una sorta di cardiopalmo e un senso di angoscia e di oppressione retrosternale, palpitazioni e sensazione di farfalle che volano nel petto.

Tecnicamente la fibrillazione striale è caratterizzata da alcune alterazioni dell’elettrocardiogramma: mancanza dell’onda P, dovuta all’attivazione atriale, sostituita da piccole onde F irregolari, e dalla presenza di complessi QRS dovuti all’attivazione ventricolare che si succedono a intervalli sempre diversi.

Le contrazioni degli atri cardiaci sono irregolari, talvolta velocissime (più di 400 battiti al minuto); in base al numero di impulsi che dagli atri raggiungono i ventricoli e al numero di contrazioni, si verificheranno o meno sintomi sistemici legati a una condizione di ipoperfusione periferica da insufficiente riempimento ventricolare.
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Quali sono le conseguenze della fibrillazione Atriale

I disturbi che la fibrillazione atriale può procurare sono molto variabili: essa infatti può addirittura non essere avvertita del tutto, o dare disturbi lievi, che non impongono l’interruzione delle comuni attività giornaliere. Nella maggioranza dei casi tuttavia, la fibrillazione atriale determina cardiopalmo che spesso viene notato per la irregolarità dei battiti, e anche mancanza di respiro (dispnea), e impossibilità a compiere sforzi che comunemente si eseguivano senza problemi.

Se spostiamo il nostro punto di vista di analisi da quello della sintomatologia percepibile a quello della funzione cardiaca si capisce come la fibrillazione atriale la rende imperfetta: i battiti sono generalmente troppo veloci, oltre che irregolari, e questo determina la difficoltà delle camere ventricolari a riempirsi adeguatamente di sangue prima di spremerlo fuori. Questo determina in fondo una riduzione della quantità di sangue che viene espulsa dal cuore nell’unità di tempo (portata cardiaca). Inoltre non è adeguato il controllo della frequenza cardiaca, la possibilità cioè di aumentare il numero di battiti ad esempio sotto sforzo, e di ridurli di notte.

Nel suo complesso va detto che la fibrillazione atriale è un’aritmia che non mette a rischio la vita ma che la limita.

La conseguenza più rilevante, infatti, è legata al fatto che le camere atriali, fibrillanti, perdono la loro capacità contrattile. Per tale motivo il sangue ristagna un poco negli atri, potendo formare al loro interno dei coaguli: questi, nel momento in cui l’atrio acquista di nuovo la possibilità di contrarsi, per ripresa del ritmo sinusale, o anche in assenza di questo evento, possono essere sparati fuori dal cuore diventando emboli, e potendo essere inviati nel cervello questi eventi rendono ragione del rischio tromboembolico legato alla fibrillazione atriale, che è sicuramente la complicazione più grave dell’aritmia.

Inoltre se la fibrillazione atriale persiste a lungo con una frequenza cardiaca particolarmente elevata, è possibile che il cuore in toto soffra per tale motivo, quindi inizi a dilatarsi ed in definitiva si instauri un quadro di scompenso cardiaco.
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Cura e Terapia – Fibrillazione atriale


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Le finalità della terapia

La terapia della fibrillazione atriale ha tre finalità principali:

evitare che si formino trombi all’interno delle cavità atriali, che si possano trasformare in emboli (trattamento antitrombotico)

– controllare la frequenza cardiaca mentre è in corso la fibrillazione, o quando questa viene giudicata non più evitabile (fibrillazione atriale permanente )

– ripristinare il ritmo sinusale quando possibile, e cercare di mantenerlo una volta ripristinato, considerata l’elevata propensione dell’aritmia a ripresentarsi una volta che è stata interrotta.

Queste tre finalità del trattamento della fibrillazione atriale, non hanno sempre la stessa importanza o priorità: il tuo medico potrà indirizzarti a capire quale di queste finalità ha maggiore importanza nel tuo caso specifico.
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Il trattamento antitrombotico

È molto importante prevenire le tromboembolie, per le gravi conseguenze che potrebbe avere un ictus tromboembolico (ciò che avviene quando un embolo va a occludere un’arteria più o meno importante del cervello), Nella fibrillazione atriale il trattamento tromboembolico è di primaria importanza.

Alcune condizioni definiscono elevato il rischio di avere tromboembolie in conseguenza della fibrillazione atriale: le principali sono l’avere già avuto un ictus cerebrale, avere una cardiopatia valvolare (mitralica), essere affetti da ipertensione arteriosa anche se curata, avere più di 65 anni.

La presenza di uno o più di tali condizioni, generalmente impone il trattamento con farmaci anticoagulanti orali della famiglia degli anti vitamina K (Coumadin o Sintrom). Purtroppo tali farmaci non hanno una dose standard, ma questa deve essere aggiustata sulla base di un esame del sangue da ripetere ogni 10-30 giorni, chiamato tempo di protrombina. Il risultato viene di solito espresso come INR, e questo valore deve essere tenuto, normalmente, fra 2 e 3 (la persona che non assume il farmaco avrà INR di 1). Se il valore è sotto il 2 permane il rischio tromboembolico, se è molto sopra il 3, aumenta il rischio di eventi emorragici. Per tale motivo è necessario controllare sistematicamente questo esame per una corretta conduzione della terapia anticoagulante.
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Il trattamento per controllare la frequenza

Quando la fibrillazione è in atto, o quando il medico decide che è permanente perché non vi sono molte possibilità di ripristinare il ritmo sinusale, è necessario somministrare farmaci per far sì che la frequenza cardiaca non sia eccessivamente elevata: tali farmaci sono i betabloccanti, i calcioantagonisti, e a volte un antiaritmico chiamato amiodarone.

La scelta tra tali farmaci verrà fatta dal  medico sulla base del rapporto beneficio/effetti collaterali, e dovrà tener conto anche del diverso effetto del farmaco.

Infatti la fibrillazione atriale ha tendenza ad avere un'elevata frequenza durante il giorno, e una frequenza a volte molto bassa di notte: le somministrazioni del farmaco dovrebbero essere quindi cadenzate in modo da ottenere un buon controllo della frequenza durante tutte le 24 ore.
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Il trattamento per ripristinare il ritmo sinusale

È comunque opportuno in molti casi cercare di ripristinare il ritmo sinusale: i farmaci sono efficaci solo nelle prime ore dopo l’insorgenza dell’aritmia.

Generalmente si tratta di farmaci da somministrare per via venosa, ed è richiesto quindi il ricovero in Pronto Soccorso. In casi selezionati è possibile anche tentare di interrompere l’aritmia a domicilio con farmaci presi per bocca.

Se l’aritmia è presente da giorni, invece è necessario sottoporsi alla cardioversione elettrica: questa consiste nell’erogare una corrente elettrica ad alta energia alla superficie esterna del torace, previa una breve sedazione e/o anestesia. Questa corrente determina praticamente «l’azzeramento» dell’attività elettrica cardiaca, che generalmente riparte con il ritmo sinusale.

La manovra non presenta rischi sostanziali, e può tranquillamente essere eseguita in regime di Day-Hospital: è però necessario che il sangue sia scoagulato con farmaci anti vit-K per almeno 4 settimane prima, e per un altro mese dopo la procedura: infatti se esistono trombi all’interno dell’atrio, nel momento in cui l’atrio stesso riprende a contrarsi, possono essere espulsi e diventare emboli.
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Quando si ricorre all’ablazione

In casi molto selezionati potrà essere proposto un trattamento ablativo, come soluzione definitiva al problema della fibrillazione atriale recidivante. Esistono due tecniche diverse, che sostanzialmente mirano a isolare elettricamente la zona ritenuta responsabile della fibrillazione atriale: tale zona è situata nell’atrio sinistro, in corrispondenza dello sbocco in esso delle vene polmonari (quelle che portano il sangue ossigenato dai polmoni nuovamente al cuore).

La procedura non è semplice, in quanto richiede un cateterismo transettale (bisogna perforare con un ago speciale il setto fra i due atri per arrivare nell’atrio sinistro), ed un’attenta condotta della terapia anticoagulante: va eseguita dunque in centri ospedalieri di provata esperienza.

Il successo della procedura, che spesso deve essere ripetuta, viene riportato intorno al 75% dei casi, continuando la terapia antiaritmica. Complicazioni, raramente molto gravi, sono riportate nell’1-5% dei casi.

I soggetti che più si giovano di tale procedura sono coloro che, ragionevolmente giovani, non hanno cardiopatia associata, e presentano un atrio sinistro non dilatato, o lievemente dilatato.

Allo stato attuale delle conoscenze, considerata la complessità della procedura, e l’incidenza non trascurabile delle complicazioni, tale procedura viene riservata a persone che sono molto disturbate dalla fibrillazione atriale, e nelle quali i farmaci si sono dimostrati inefficaci.
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Dopo la terapia – Fibrillazione atriale


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Arriva la microspia cardiaca per la fibrillazione atriale.

É stato installato a Como, il primo impianto in Italia di un nuovo e piccolissimo monitor cardiaco che controlla sottocute la fibrillazione atriale per consentire una miglior terapia.

Si chiama Reveal e si tratta di un dispositivo di piccolissime dimensioni che viene impiantato sottocute in zona pettorale registrando tutta l’attività cardiaca del paziente senza che questi se ne accorga, proprio come una perfetta micro spia. L’operazione è avvenuta la scorsa settimana in day hospital a cura del dottor Gianluca Botto, Direttore del laboratorio di Elettrofisiologia dell’Ospedale Sant’Anna di Como, a beneficiarne per la prima volta in Italia un paziente di 71 anni.

Spiega il dottor Botto: «Poter monitorare il paziente con questo dispositivo significa aver accesso ad una diagnosi certa e completa che prima non era possibile. Inoltre siamo in grado di capire se la terapia farmacologica per la fibrillazione atriale è veramente efficace».
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Glossario per Fibrillazione atriale – Enciclopedia medica Sanihelp.it


Farmaci


 – AMIODAR*20CPR 200MG

 – AMIODAR*IV 5F 150MG/3ML

 – AMIODARONE CL.BIO.LIM*5F 150MG

 – AMIODARONE MG*20CPR 200MG

 – AMIODARONE RATIO*20CPR 200MG

 – AMIODARONE SANDOZ*20CPR 200MG

 – AMIODARONE ZENT*20CPR 200MG

 – ANGORON*20CPR 200MG

 – ATENOLOLO SANDOZ*42CPR 100MG

 – BREVIBLOC*INFUS 250ML 10MG/ML

 – BREVIBLOC*INFUS 5F 100MG 10ML

 – CHINTEINA*40CPR 200MG

 – CLOPIDOGREL DOC*28CPR RIV 75MG

 – CLOPIDOGREL EG*28CPR RIV 75MG

 – CLOPIDOGREL TEVA*28CPR 75MG

 – CLOPIDOGREL ZEN*28CPR RIV 75MG

 – CORDARONE*20CPR 200MG

 – CORDARONE*IV 5F 150MG 3ML

 – CORDARONE*IV 6F 150MG 3ML

 – CORVERT*IV INF 1F10ML 87MCG/ML

 – COUMADIN*30CPR 5MG

 – DOBUTAMINA BIO*IV 1F250MG 20ML

 – DOBUTAMINA HOSPIRA*IV 1FL 20ML

 – FLECAINIDE RATIO*20CPR 100MG

 – FLECAINIDE SANDOZ*20CPR 100MG

 – FLECAINIDE TEVA*20CPR 100MG

 – GREPID*28CPR RIV 75MG

 – MIOZAC*INFUS FL20ML 250MG/20ML

 – MULTAQ*60CPR RIV 400MG

 – PLAVIX*28CPR RIV 75MG

Tag cloud – Riepilogo dei sintomi frequenti

affanno
fame di aria
aritmia
asfissia
assenza
batticuore
alterazioni del battito cardiaco
accelerazione del battito
cardiopalmo
coma
confusione
perdita di conoscenza
perdita di coscienza
aumento del ritmo del cuore
male di cuore
dispnea
epigastralgia
mancanza del fiato
aumento della frequenza cardiaca
ipotensione
lipotimia
obnubilamento
palpitazioni
dolore al petto
irregolarità del polso
dolore al precordio
pressione bassa
diminuzione della pressione del sangue
pulsazioni veloci
aumento delle pulsazioni
irregolarità delle pulsazioni
rallentamento
difficoltà della respirazione
difficoltà di respiro
mancanza del respiro
alterazioni del ritmo cardiaco
aumento del ritmo
perdita dei sensi
sincope
senso di soffocamento
sonnolenza
dolore allo sterno
stupore
svenimento
tachicardia
toracalgia
dolore al torace
torpore

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