gotta

COLLEGAMENTI

Gotta

La malattia è anche conosciuta come:
artrite dei ricchi, artrite gottosa, podagra, poliartrite uricemica


Famosa per i grandi personaggi storici che ne hanno sofferto, la gotta sembra una malattia del passato ma in realtà è in aumento, affliggendo circa 1.000.000 di italiani: anziani in sovrappeso, ma anche modelle giovani e magre…

Categoria: Malattie reumatiche

Che cos’è – Gotta

Gotta: una malattia dimenticata?

Una malattia del passato che credevamo scomparsa, invece la gotta colpisce attualmente l’1-2% degli italiani adulti (circa un milione di persone): numeri in crescita, soprattutto tra donne e anziani.

La gotta è una malattia che rientra nel gruppo delle artropatie, condizioni cliniche caratterizzate da un danno a carico del sistema muscolo-scheletrico. Esistono oltre 100 tipi differenti di artropatia, le più conosciute sono l’osteoartrosi e l’artrite reumatoide. La gotta è il tipo di artropatia conosciuto da più tempo ed è generalmente correlata a un'anomalia causata dall’iperproduzione o dall’incapacità di eliminare l’acido urico nell’urina, che causa artrite acuta recidivante o cronica.

«La gotta è l’artrite più frequente nell’uomo, dove raggiunge una prevalenza del 7% dopo i 65 anni – spiega il professor Carlomaurizio Montecucco, Unità Operativa di Reumatologia del Policlinico San Matteo Pavia, Direttore della Scuola di Specializzazione in Reumatologia dell’ Università di Pavia – Nelle donne compare dopo la menopausa, con una prevalenza che tende ad aumentare con l’età, fino a raggiungere un valore del 3% oltre gli 85 anni».

«Il rapporto fra i due sessi, che fino al 1999 era di sette casi fra i maschi e uno fra le femmine, attualmente è di quattro maschi per una donna – aggiunge il professor Marco Cimmino, della Clinica Reumatologica dell’Università di Genova – L’aumento di frequenza della gotta interessa soprattutto le donne dopo la menopausa: se in età fertile viene colpita dalla malattia una donna su 2.000, si stima che, sopra i 50-60 anni, si verifichino 2-3 nuovi casi per 1.000 persone/anno. Dopo la menopausa infatti calano i livelli di ormoni femminili che, avendo l’effetto di favorire l’eliminazione dell’acido urico con le urine, proteggono la donna in età fertile».

Un’altra variazione subita dalla gotta negli ultimi anni è rappresentata dall’allargamento della fascia d’età di chi ne soffre: dalla tipica fascia dei 40-50 anni, la malattia si è allargata a interessare donne e uomini che possono avere il primo attacco a 60-70. Se dunque nel 60% dei casi il primo attacco si verifica ancora a livello dell’alluce in un uomo di 40-50 anni, nel restante 40% l’esordio avviene in sedi diverse e in pazienti di età diversa.
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Le cause: geni, farmaci, diete e malattie

Normalmente la gotta ha una predisposizione genetica che nella maggior parte dei casi è dovuta al fatto che i reni hanno una capacità ridotta rispetto al normale di eliminare con le urine l’acido urico, che di conseguenza si accumula nell’organismo.

Recentemente però è stato notato come in questi ultimi anni sia diminuita l’importanza della familiarità: oggi una storia familiare positiva è presente solo nell'11% circa dei soggetti. Ciò è riconducibile all’aumento del numero di casi in cui rivestono maggior importanza i fattori ambientali rispetto a quelli genetici.

Primo, l’uso di farmaci in grado di determinare un aumento dell’uricemia come i diuretici, farmaci largamente utilizzati come antipertensivi, anche negli anziani, e l’aspirina a basse dosi, utilizzata come antiaggregante. Anche la ciclosporina, impiegata per prevenire il rigetto nei trapianti, provoca facilmente iperuricemia e gotta.

Esistono poi altre condizioni come la psoriasi molto grave, alcune anemie emolitiche e altre malattie del sangue che possono provocare un aumento dell’uricemia.

Altri fattori che giustificano l’aumento della gotta sono il maggior numero di pazienti che sopravvivono a situazioni quali l’insufficienza renale cronica (caratterizzata da aumento dell’acido urico) e i tumori (la chemioterapia determina un’iperuricemia secondaria), oltre al diffondersi del problema sovrappeso / obesità, un’altra condizione che ha conseguenze metaboliche negative, inclusa l’iperuricemia.

Ma anche la situazione opposta, cioè una dieta estrema, può rappresentare un problema in quanto il catabolismo indotto dal digiuno determina, almeno nella fase iniziale, un’iperuricemia. Questo spiega perché le modelle, spesso sottoposte a regimi dimagranti eccessivi, possono ammalarsi di gotta.

Nel passato vi era una maggior adesione alla dieta mediterranea, ora sono stati introdotti alimenti grassi, come gli hamburger, ed è sempre più diffusa, soprattutto fra i giovani, la birra, che all’effetto dell’alcol unisce il fatto di essere una fonte di purine, la materia prima per la formazione di acido urico (viceversa il consumo di due bicchieri di vino al giorno non aumenta il rischio). Tutti questi fattori possono agire indipendentemente dalla presenza di una predisposizione genetica.
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Gotta, rene e cuore non vanno d’accordo

L’associazione tra gotta e condizioni cliniche quali ipertensione, diabete, malattia renale e malattia cardiovascolare è nota da tempo. Le prime osservazioni risalgono alla fine del XIX secolo, anche se l’interesse nei confronti dell’iperuricemia è cresciuto soprattutto negli ultimi tempi con la pubblicazione di diversi studi dai quali l’acido urico emerge come fattore di rischio indipendente per lo sviluppo di danno e di eventi cardio-vascolari e renali.

La relazione tra acido urico e malattia cardiovascolare e renale non si osserva solo in presenza di una franca iperuricemia (definita come >6 mg/ dL nella donna e > 7 mg/dL nell’ uomo), ma anche per valori normali o lievemente elevati.

Anche nel caso dei reni aumenti modesti dell’uricemia si associano alla comparsa nel tempo di una sofferenza d’organo. In uno studio su oltre 21 mila volontari sani è stato possibile dimostrare come un lieve aumento dell’acido urico (valori compresi fra 7 e 9 mg/dl) comportasse un aumento del 26% di rischio di sviluppare insufficienza renale e come per valori superiori a 9 mg/dl l’incremento del rischio fosse addirittura del 63%.

Ma quali sono i meccanismi alla base di questi rapporti? Secondo le ipotesi più plausibili, l’acido urico causerebbe una disfunzione endoteliale, con riduzione della sintesi di ossido nitrico e aumentata proliferazione delle cellule muscolari. Provocherebbe quindi le primissime alterazioni per lo sviluppo dell’aterosclerosi e di quel danno microvascolare che conduce a un iniziale stato di insulino-resistenza, condizione che poi prelude alla sindrome metabolica e al diabete.

Per quanto riguarda la possibilità che l’acido urico contribuisca allo sviluppo di ipertensione si ipotizza che, determinando dei danni alle arteriole, possa provocarli anche a livello dell’arteriola glomerulare afferente con conseguente attivazione del sistema reniana-angiotensina-aldosterone e riduzione della capacità di modulazione del rene.

La correlazione fra aumento dell’acido urico e rischio cardiovascolare e renale è maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Le ragioni di questo diverso comportamento non sono chiare.

A questo punto ci si può domandare se la correzione dell’iperuricemia si traduca in una riduzione del rischio cardiovascolare e renale. Anche se gli studi sperimentali e molecolari fanno pensare di sì, per il momento non esistono dimostrazioni nell’uomo. Sono tuttavia disponibili due studi preliminari che dimostrano come la correzione dell’iperuricemia determini una diminuzione del rischio di sviluppare un danno renale.
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Sintomi – Gotta


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Dai piedi alle mani

La gotta esordisce generalmente con un dolore improvviso, spesso notturno, che colpisce nella maggioranza dei casi l’articolazione metatarso-falangea dell’alluce. Tuttavia, anche il collo del piede, la caviglia, il ginocchio, il polso e il gomito sono sedi frequenti. Il dolore diviene progressivamente più intenso, in genere nel giro di poche ore, ed è spesso intollerabile.

Tumefazione, calore e arrossamento dell’articolazione possono essere presenti, così come sintomi sistemici come febbre, tachicardia, brividi e malessere generale.

Negli ultimi tempi si è notato che la classica localizzazione del dolore all’articolazione dell’alluce sta diventano meno esclusiva: sempre più spesso vengono interessate anche articolazioni dell’arto superiore, come le mani e i polsi. Il fatto, per esempio, che una donna abbia un’artrosi delle articolazioni interfalangee delle mani può favorire la comparsa della malattia in queste sedi.

Per il fatto che la gotta è sempre stata considerata una malattia che colpisce il piede, la caviglia e il ginocchio, ma raramente l’arto superiore, è possibile che nel passato sia stata sottovalutata in molti pazienti che invece avevano un interessamento di queste sedi.

Di solito i primi attacchi colpiscono soltanto un’articolazione e durano pochi giorni; gli attacchi successivi possono colpire varie articolazioni contemporaneamente o sequenzialmente e persistere fino a tre settimane se non trattati, sviluppandosi dopo intervalli asintomatici progressivamente più brevi. Alla fine possono verificarsi numerosi attacchi ogni anno.

I tofi, papule o noduli solidi gialli o bianchi, singoli o multipli, possono svilupparsi in varie localizzazioni, comunemente dita, mani, piedi e attorno all’olecrano o al tendine di Achille. Normalmente indolori, i tofi possono infiammarsi e ulcerare la pelle.

La gotta cronica può causare dolore, deformità e limitazione del movimento in modo analogo all’artrite reumatoide.
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Diagnosi – Gotta


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Un esame insostituibile

Una diagnosi certa di gotta può essere ottenuta solo attraverso l’esame del liquido sinoviale, anche se i sintomi clinici e la presenza di un’iperuricemia nota possono indirizzare alla diagnosi.

È perciò importante che questo esame possa essere effettuato a qualsiasi livello e non solo presso pochi centri specializzati. Ecco perché nell’ambito delle abilità pratiche previste come obbligatorie dallo statuto della Scuola di Specializzazione in Reumatologia, è prevista la capacità di analizzare il liquido sinoviale.

Grazie a una diagnosi corretta, è infatti possibile curare adeguatamente il paziente, considerando che la gotta rappresenta una delle malattie articolari che meglio rispondono alle terapie. Ma ci sono anche altre ragioni per cui è fondamentale questo esame: accanto alle artriti provocate da cristalli di urato monosodico, cioè la gotta, ve ne sono altre dovute alla presenza di cristalli differenti (pirofosfato di calcio) responsabili di quella che viene chiamata pseudo-gotta o condrocalcinosi.

Si tratta di una forma più comune oltre i 60 anni, tanto è vero che in una persona che abbia superato questa età vi è un’uguale possibilità che un attacco di artrite possa essere dovuto alla gotta o alla pseudo-gotta. Per non incorrere in errori diagnostici è fondamentale analizzare il liquido. Inoltre con questo esame, in caso di chiara infiammazione, è possibile escludere una forma batterica.

Il liquido sinoviale permette anche di dosare, generalmente per scopi di ricerca, i mediatori dell’infiammazione. Ciò è particolarmente rilevante per la gotta, che è considerata una delle reazioni infiammatorie più intense conosciute in natura.

Si esegue inserendo un ago nella cavità articolare ed estraendo 2-5 ml di liquido sinoviale. Le condizioni normali corrispondono a: cristalli = assenti; leucociti (globuli bianchi) = 200/ml; mucine (proteine contenute nelle secrezioni mucose) = normale; viscosità = normale.

Un altro esame cui si ricorre nella valutazione di una sospetta artrite gottosa è l’ecografia articolare, che spesso consente di svelare precocemente i depositi di cristalli (tofi o microtofi) nelle articolazioni, talvolta prima che si sia manifestato un chiaro attacco acuto.
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Cura e Terapia – Gotta


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I farmaci per il dolore e quelli per la cura

Gli obiettivi del trattamento della gotta sono: alleviare il dolore e l’infiammazione, preservare o migliorare la funzione articolare ed eliminare i tofi. Con una diagnosi precoce, la terapia consente alla maggior parte dei malati di condurre una vita normale.

Il trattamento è generalmente personalizzato e associa approcci non farmacologici (calo ponderale, attività fisica, ecc.) con farmaci che alleviano il dolore e l’infiammazione, come gli antinfiammatori non steroidei (FANS), gli inibitori selettivi della COX-2 o gli analgesici.

Quando è prescritta una terapia farmacologica, una considerazione fondamentale è quella di fornire un farmaco efficace con effetti collaterali minimi. I farmaci vanno associati al riposo e all’immobilizzazione dell’articolazione infiammata con un tutore.

Per l’iperuricemia persistente, si somministrano farmaci che abbassano l’uricemia tra cui il più usato è l’allopurinolo. La cura non va iniziata finché i sintomi acuti non siano stati completamente controllati. È consigliabile inoltre l’assunzione giornaliera di almeno tre litri di acqua al giorno.

I grandi tofi in aree con cute sana possono essere eliminati chirurgicamente; tutti gli altri devono scomparire lentamente con un’adeguata terapia ipouricemizzante.

In generale, la gotta è più grave nelle persone i cui sintomi iniziali si manifestano prima dei 30 anni. L’insufficienza renale è la causa più probabile di morte per gotta.
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Quando è necessario intervenire

L’acido urico deriva per la maggior parte dalla produzione endogena dell’organismo a partire dal catabolismo delle varie cellule, mentre solo per circa il 10-20% proviene dall’alimentazione. Quando una persona con una ridotta capacità di eliminare l’acido urico con le urine viene esposta a condizioni favorenti l’accumulo di acido urico, per esempio una dieta squilibrata o un eccesso dietetico o alcolico, si può presentare l’attacco di gotta.

Da un punto di vista chimico-fisico, il livello di uricemia critico è quello di 7 mg/dl; al di sotto di questa concentrazione infatti i sali di urato sono solubili nel sangue, mentre oltre questa soglia possono precipitare. Non è detto però che tutti coloro che hanno livelli di acido urico superiori a 7 abbiano la gotta: su 10 persone con iperuricemia solo due hanno la gotta.

Se non tutti gli iperuricemici sono gottosi, in compenso tutti i gottosi sono o sono stati iperuricemici, anche se non è possibile prevedere, a parità di aumento dei livelli di acido urico, chi avrà un attacco di gotta a 35-40 anni, chi lo avrà più avanti negli anni e chi non lo avrà mai.

Si pone perciò il problema se trattare farmacologicamente qualsiasi iperuricemia. In realtà, proprio perché la percentuale di iperuricemici che vanno incontro a un attacco di gotta è bassa, l’indicazione è quella di non trattare un iperuricemico asintomatico, ma di trattare l’attacco acuto di gotta, cominciando a curare l’iperuricemia solo dopo il secondo attacco.

Questo ovviamente se non vi sono rischi per i reni: l’acido urico tende infatti a precipitare a livello del rene che viene danneggiato e può determinare la formazione di calcoli di urato. Nel caso quindi di un interessamento renale è fondamentale ridurre i livelli di acido urico.
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Diagnosi e terapia nell’anziano

Oggi la gotta è prevalentemente una malattia dell’anziano, specie sopra i 75 anni. Ciò dipende da una serie di fattori: l’aumento della durata della vita, la diffusione del sovrappeso in età avanzata, il largo consumo di farmaci, fra cui i diuretici e l’aspirina a basso dosaggio.

Vi è poi il fatto che gli anziani, ma spesso anche i loro medici, si scordano della malattia: può infatti accadere che un anziano che abbia avuto degli attacchi nel passato non se lo ricordi più. Esiste perciò il rischio che il dolore articolare venga interpretato come un banale episodio di artrosi; di conseguenza, non vengono adottate quelle modificazioni dello stile di vita e quelle terapie che prevengono le complicanze della gotta.

Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante in quanto il principale nemico da combattere nell’anziano è la disabilità, nelle donne ma anche negli uomini. La gotta cronica si va a sommare alle disabilità già presenti, ma è prevenibile nel caso di immediato riconoscimento della malattia.

Un altro aspetto peculiare della popolazione anziana è la gestione farmacologica più delicata, soprattutto in relazione alla prevalenza dell’insufficienza renale cronica. Questa condizione può infatti limitare le possibilità di trattamento, in quanto costituisce una controindicazione all’aumento delle dosi di allopurinolo, l’unico presidio finora disponibile per controllare i livelli di acido urico, con conseguente inadeguata riduzione dei livelli di uricemia.

Gli anziani presentano inoltre una maggiore suscettibilità agli effetti collaterali dei farmaci, responsabili del 10-15% dei ricoveri in ospedale in questa fascia d’età. Il rischio di comparsa di effetti indesiderati vale anche nel caso dei medicinali cui si ricorre per il trattamento dell’attacco acuto di gotta, quali i FANS, il cortisone e la colchicinaartrosi, che fra l’altro può facilitare la comparsa di gotta in quanto un’articolazione già danneggiata è più suscettibile alla deposizione dei cristalli. Si tratta di una serie di fattori che possono sviare il medico.

A complicare ulteriormente le cose vi è poi il fatto che spesso l’anziano tende ad autogestirsi, non riferisce al medico la comparsa di un dolore articolare che considera un’inevitabile conseguenza dell’invecchiamento e assume di sua iniziativa un farmaco antinfiammatorio.
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Curiosità – Gotta


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Un po’ di storia (e di leggenda…)

Della gotta si ha ampia documentazione fino dall’antichità. Ippocrate (460-337 a.C.) ne rilevò la predilezione per l’uomo, la sua rarità nel fanciullo e nella donna prima della menopausa, l’influenza favorente dell’eredità e degli eccessi alimentari.

La testimonianza più potente viene dalle parole di Sofocle che, nel Filottete, fa una descrizione quasi perfetta del dolore del gottoso. Filottete infatti era un guerriero acheo abbandonato sull’isola di Lemno dai compagni d’armi a causa dell’invalidante male che affliggeva il suo piede. Sofocle, nel descrivere la sua sofferenza, deve essersi ispirato proprio all’attacco acuto di gotta: ne riporta infatti tutte le caratteristiche quali l’intensità e il carattere trafittivo del dolore.

La gotta non parla solo il linguaggio della tragedia, ma anche quello della commedia: il dissacratore Marziale cita spesso la malattia disegnando lo stereotipo del gottoso ricco e antipatico, dedito ai piaceri e non ai doveri.

Questa immagine non positiva del gottoso viene ripresa dalla letteratura e dall’iconografia successiva fino ai giorni nostri: memorabili sono le rappresentazioni della malattia nei cortometraggi di Chaplin o di Stanlio e Ollio, nei quali il gottoso è spesso dipinto come ricco, grasso, cattivo e talora perfido persecutore di giovani fanciulle.

Sulla terapia della gotta i medici hanno dato prova di ampia fantasia. Scribonio Largo (46 d.C.), per la cura dell’attacco acuto, propone un originale protocollo di elettroanalgesia. Nel Dizionario Classico di Medicina Interna ed Esterna del 1833 si propongono soluzioni quali: esposizione dell’arto a fuoco intenso, applicazione di sanguisughe, bevute di abbondante acqua bollente o applicazione locale di ferro arroventato.

Infine, essendo la gotta da sempre considerata malattia intimamente legata all’alimentazione e allo stile di vita, nella storia il gottoso finisce con diventare simbolo di eccessi e abitudini riprovevoli. La posizione sulla dieta, dunque, è categorica: tanti vegetali e niente vino. Si consiglia al gottoso una radicale modifica dello stile di vita e un’inequivocabile raccomandazione: proibiti severamente i piaceri venerei, specialmente agli anziani!
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Pillole curiose

Gotta conseguenza del processo evolutivo? Ammalarsi di gotta è una prerogativa dell’uomo e delle scimmie antropomorfe, perché nessun altro animale va incontro a un aumento dei livelli di acido urico. La ragione è semplice: nel corso dell’evoluzione l’uomo ha perso un enzima, chiamato urato ossidasi, che trasforma l’acido urico in allantoina, un prodotto che, a differenza dall’acido urico, non si deposita nei reni, nelle vie urinarie e nelle articolazioni e quindi non fa venire la gotta. Si ignora la ragione per cui, oltre all’uomo e alle scimmie più evolute, l’unico animale che non possiede l’urato ossidasi è il cane dalmata, il solo capace di produrre acido urico e quindi di ammalarsi di gotta.

Molti i gottosi illustri: Alessandro Magno, Giulio Cesare, Carlo Magno, Voltaire, Newton, Darwin, Leonardo, Luigi XIV, per citarne alcuni. Non sorprende l’osservazione che, chi soffre di gotta, sia persona particolarmente intelligente. Uno studio pubblicato sull’American Journal of Genetics mostra come fra gli appartenenti al Mensa, club dei superintelligenti, vi sia un incremento statisticamente significativo di due condizioni: l’iperuricemia e la miopia. Come spiegare questa associazione? Fra i possibili fattori da considerare, la curiosa analogia fra la formula di struttura della caffeina e quella dell’acido urico (che è una metilxantina) per cui è come se un paziente con acido urico alto fosse sempre esposto agli effetti della caffeina.

L’immagine del paziente gottoso è quella di un uomo di mezza età in sovrappeso, ma oggi la malattia colpisce anche donne giovani, magre e belle. Motivo? L’assunzione di diuretici, farmaci cui ricorrono, spesso abusandone, le modelle e, in genere, le giovani con l’intento di mantenersi sottopeso. È noto che questi farmaci ostacolano l’eliminazione dell’acido urico da parte dei reni con conseguente comparsa di un’iperuricemia, che a sua volta le espone al rischio di attacchi.

Più intelligente del comune e grande amatore? La fama del gottoso come persona dedita a sfrenate attività sessuali trova origine nei testi medici del ‘700 e dell’800. Per le conoscenze del tempo la spiegazione logica dell’attacco acuto era che la gotta fosse conseguenza di un focoso approccio all’atto sessuale notturno. I medici dell’epoca si basavano su una serie di osservazioni: la malattia non colpiva le donne e si presentava improvvisamente nel corso della notte nonostante il paziente si fosse coricato in salute. Tutto faceva presumere che l’uomo si procurasse dei microtraumi all’articolazione dell’alluce, con conseguente violenta infiammazione, durante l’attività sessuale. Anche il fatto che, nei primi episodi, l’attacco di gotta si risolvesse spontaneamente, per gli studiosi del tempo rappresentava un’ulteriore conferma dell’origine traumatica del disturbo. Non sorprende né che la gotta sia stata utilizzata anche in funzione anticlericale e che essere colpiti dalla gotta costituisse un dramma per prelati e vescovi. La malattia veniva tenuta nascosta perché considerata alla stregua di una malattia venerea.
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Glossario per Gotta – Enciclopedia medica Sanihelp.it


 – Iperuricemia

 – Gotta

 – Fans

 – Artrite

 – Acido urico

 – Allopurinolo

 – Artropatia

 – Tofo

 – Purine


Farmaci


 – ALKET*28CPS 200MG RP

 – ALLOPURINOLO MOLTENI*30CPR300M

 – ALLOPURINOLO MOLTENI*50CPR100M

 – ALLOPURINOLO SAN*30CPR 300MGPP

 – ALLOPURINOLO SAN*50CPR 100MG

 – ALLOPURINOLO TEVA*30CPR 300MG

 – ALLOPURINOLO TEVA*50CPR 100MG

 – ALLURIT*40CPR 150MG

 – ARTROSILENE*6F 2ML 160MG/2ML

 – CANFORA*10% SOL IAL 1000ML

 – CANFORA*10% SOL IAL 1000ML

 – CANFORA*10% SOL IAL 100G

 – CANFORA*10% SOL IAL 100ML

 – CANFORA*10% SOL OLEOSA 1000ML

 – CANFORA*10% SOL OLEOSA 100G

 – CANFORA*10% SOL OLEOSA 100ML

 – EUKETOS*28CPS 200MG RP

 – FLEXEN*10SUPP 100MG

 – FLEXEN*30CPS 50MG

 – IBIFEN*30CPR 200MG RP

 – IBIFEN*30CPS 100MG

 – IBIFEN*30CPS 50MG

 – IBIFEN*IM 6F 100MG 2,5ML

 – IBIFEN*IV 6F 100MG 5ML

 – IBIFEN*OS GRAT EFF 30BUST 50MG

 – IBIFEN*OS GTT FL 20ML 25MG/ML

 – INDOXEN*10SUPP 50MG

 – INDOXEN*25CPS 25MG

 – INDOXEN*25CPS 50MG

 – INDOXEN*FTE 10SUPP 100MG

Tag cloud – Riepilogo dei sintomi frequenti

dolore agli arti inferiori
dolore agli arti superiori
dolori alle articolazioni
artralgie
artrite
dolore al braccio
brachialgia
brufoli
claudicatio
cruralgia
lesioni della cute
manifestazioni a carico della cute
sfogo della cute
deformazione
deformità
dismorfismo
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alterazione della forma
foruncoli
dolore alla gamba
dolore alle gambe
dolori alle giunture
ipertermia
lombosciatalgia
malformazione
lesioni della pelle
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