infarto miocardico

COLLEGAMENTI

Malattie cardiovascolari


Infarto miocardico IM

Sintomi

La sintomatologia più comune è caratterizzata da dolore intenso, profondo e viscerale in sede retrosternale – descritto solitamente come una morsa, un senso di oppressione o costrizione, un peso – che si irradia al collo, alla mandibola, al braccio sinistro, allo stomaco, alla gola e alla regione interscapolovertebrale e che può durare da 20-30 minuti fino ad alcune ore. Tipicamente, il dolore non scompare del tutto con il riposo, né con l’assunzione di farmaci coronarodilatatori (isosorbide dinitrato, trinitrina ecc.). Simile al dolore dell’angina, ma più intenso e duraturo (più di 30 minuti), potendosi presentare ugualmente di giorno o di notte, a riposo o sotto sforzo, viene in realtà spesso precipitato da esercizio fisico intenso, stress emotivi o altre malattie concomitanti. Sudorazione, affanno, tremore, nausea, vomito. Questo quadro sintomatico non è l’unico che può presentarsi. In alcuni casi il dolore può manifestarsi con caratteristiche diverse, oppure essere localizzato all’epigastrio o, ancora, irradiarsi al braccio destro anziché al sinistro o, infine, mancare del tutto (pazienti anziani e diabetici). Qualche volta si presenta dolore solo alla mascella, come se si trattasse di un mal di denti, oppure l’esordio simula un comune mal di gola accompagnato da dolore bilaterale ai polsi. Il dolore può inoltre essere variamente accompagnato da astenia intensa, sudorazione fredda, nausea e vomito. Negli anziani, la sintomatologia dolorosa può presentarsi solo come una dispnea improvvisa che a volte si aggrava fino a un quadro di edema polmonare acuto. Il soggetto si presenta in genere ansioso e agitato, alla ricerca di diverse posizioni che allevino il dolore. Spesso appare pallido e tachicardico (con extrasistoli). Nei casi più gravi, quando la funzione cardiaca è pesantemente compromessa, la pressione arteriosa e la temperatura corporea subiscono un abbassamento, la diuresi ridursi e le dita del paziente apparire cianotiche: in questo caso si è arrivati allo shock.
Sono possibili manifestazioni cliniche atipiche (per esempio dolore addominale, assenza completa di dolore ecc.).

Cause

È provocato da un’occlusione completa di una coronaria con arresto del flusso del sangue verso un’area di tessuto miocardico. La causa principale è l’aterosclerosi coronarica. Il principale fattore di rischio è dato da una preesistente cardiopatia ischemica da coronaropatia aterosclerotica, ma va detto che nel 50% circa dei casi l’infarto può essere la prima manifestazione di una coronaropatia. Altri fattori che aumentano il rischio di infarto miocàrdico sono: le dislipidemie, e in particolare l’ ipercolesterolemia; l’ ipertensione arteriosa; il fumo di sigaretta (rischio doppio, che diventa triplo se si superano le 20 sigarette al giorno e aumenta ulteriormente se è associato ad altri dei fattori di rischio elencati); il diabete mellito; il sesso maschile e un’età compresa tra i 50 e i 60 anni. A questi si aggiungono aspetti tipologici quali: familiarità, obesità, inattività fisica; e fattori precipitanti: sforzo fisico violento, emozione intensa, emorragia grave, shock, stress continuo, iperlavoro fisico o mentale, decorso postoperatorio (soprattutto negli anziani). L’infarto miocàrdico colpisce prevalentemente il ventricolo sinistro, ma anche quello destro non ne è esente.

Terapia consigliata

La diagnosi si effettua sulla base della manifestazione clinica e dei dati di laboratorio e strumentali (elettrocardiogramma, esame del sangue, ecocardiogramma ecc.). È necessario instaurare tempestivamente un monitoraggio cardiaco e della pressione arteriosa e una terapia intensiva, ricoverando il paziente in unità coronarica, al fine di prevenire le complicazioni. Di queste, le più frequenti sono la pericardite e soprattutto l’insufficienza cardiaca e l’insorgere di aritmie (da semplici extrasistoli alla pericolosissima tachicardia ventricolare), che sono le cause più frequenti di morte precoce dei pazienti infartuati.
Un infarto miocardico acuto costituisce una assoluta emergenza medica: il paziente va trasportato immediatamente in ospedale (nell’attesa dell’ambulanza si può somministrare di acido acetilsalicilico), dove sarà avviata il prima possibile la terapia trombolitica (streptochinasi, attivatori del plasminogeno tessutale o tPA) e ogni altro procedimento volto ad ottenere la riperfusione dell’area miocardica infartuata (eventuale angioplastica coronarica primaria). La terapia sedativa (morfina) si associa al controllo delle eventuali aritmie, al mantenimento di una buona attività contrattile cardiaca, a alla scoagulazione associata a terapia antiaggregante precoce, alla riduzione del lavoro cardiaco e quindi delle richieste di ossigeno ecc.
La terapia in fase acuta mira alla risoluzione dell’ostruzione, ove possibile; ciò si ottiene con sostanze ad azione trombolitica – streptochinasi, urochinasi, tPA (tissue plasminogen activator, attivatore tessutale del plasminogeno) – che, se somministrate entro poche ore dall’inizio dei sintomi, ottengono i migliori risultati (entro le prime 3 ore = risultati ottimi; entro la 6a ora = risultati buoni; entro la 12a ora = ancora qualche beneficio; oltre la 12a ora = risultati scarsi). Contemporaneamente alla trombolisi, va iniziata anche la somministrazione di farmaci anticoagulanti (eparina) e antiaggreganti (acido acetilsalicilico). Nella fase acuta, il trattamento prevede – oltre al riposo assoluto – anche la somministrazione di ossigeno e di altri farmaci specifici: antidolorifici potenti come la morfina, antiaritmici e farmaci che riducono il lavoro del cuore (betabloccanti, nitrati). Il soggetto va alimentato esclusivamente con liquidi per un primo periodo, poi si aggiungeranno anche lipidi e calorie. Il riposo assoluto a letto sarà mantenuto per alcuni giorni; poi, gradatamente, il paziente potrà stare seduto per pochi minuti al giorno, fare brevi camminate e infine riprendere le normali attività quotidiane. L’unica indicazione cardiochirurgica sicura (principalmente by-pass aortocoronarico e PTCA, ovvero angioplastica, da portare a termine dopo la stabilizzazione delle condizioni cliniche del paziente) è rappresentata dalla presenza di dilatazione cardiaca con coronaropatia diffusa (almeno 3 vasi, o 2 se uno di questi è il tronco comune della coronaria sinistra): se l’ostruzione è a carico di 1 solo vaso, infatti, disostruirlo o meno non cambia sostanzialmente la prognosi: in ogni caso, infatti, il vaso tende a rimodellarsi da sé, ricanalizzandosi spontaneamente a distanza di tempo variabile. Dopo la dimissione dall’ospedale, il soggetto può recuperare la normale attività lavorativa e sociale, pur essendo necessario continuare il trattamento farmacologico, effettuare le visite di controllo previste e prendere alcune precauzioni (evitare sforzi, svolgere modesta attività fisica, adeguare la dieta, abolire fumo e alcol ecc.).

Farmaci

– ACIDO ACETILS EG*30CPR 100MG
– ACTILYSE*IV FL 20MG+FL 20ML
– ACTILYSE*IV FL 50MG+FL 50ML
– ADALAT*50CPS 10MG
– ADRESTAT*14CPR 40MG
– AGGRASTAT*IV FL50ML 250MCG/ML
– ALAPRIL*14CPR 20MG
– ALAPRIL*14CPR 5MG
– ALGOCOR*50CPR DIV 50MG
– ALSARTIR*28CPR RIV 160MG
– ALSARTIR*28CPR RIV 80MG
– ANGIOX*EV 10F 250MG
– ANTIGREG*30CPR RIV 250MG
– APLAKET*30CPR RIV 250MG
– ASCRIPTIN*20CPR DIV 300MG
– ATENOLOLO ALMUS*42CPR 100MG
– ATENOLOLO ALTER*42CPR 100MG
– ATENOLOLO ANG*50CPR RIV 100MG
– ATENOLOLO FG*42CPR 100MG
– ATENOLOLO HEX*42CPR RIV 100MG
– ATENOLOLO HEX*50CPR RIV 50MG
– ATENOLOLO HEX*50CPR RIV100MG
– ATENOLOLO M.G.*42CPR 100MG
– ATENOLOLO M.G.*50CPR 100MG
– ATENOLOLO PENSA*42CPR 100MG
– ATENOLOLO SG*42CPR 100MG
– BIFRIL*12CPR RIV 7,5MG
– BIFRIL*28CPR RIV 30MG
– BIORAX*28CPR RIV 160MG
– BIORAX*28CPR RIV 80MG
– Vedi la sezione farmaci

Tag cloud dei sintomi

dolore all’addome
affanno
affaticabilità
agitazione
ansia
anuria
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aritmia
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asfissia
assenza
astenia
batticuore
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accelerazione del battito
rallentamento del battito
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brachialgia
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perdita di coscienza
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male di cuore
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riduzione della diuresi
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ipertensione arteriosa
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riduzione della minzione
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nervosismo
obnubilamento
oliguria
pallore
palpitazioni
dolore alla pancia
paura
dolore al petto
dolore al polso
irregolarità del polso
dolore al precordio
preoccupazione
pressione alta
pressione bassa
aumento della pressione del sangue
diminuzione della pressione del sangue
pulsazioni veloci
aumento delle pulsazioni
irregolarità delle pulsazioni
rachialgia
rallentamento
difficoltà della respirazione
difficoltà di respiro
mancanza del respiro
rigetto
rigurgito
alterazioni del ritmo cardiaco
aumento del ritmo
diminuzione del ritmo
sbandamento
sbiancamento
dolore alla schiena
perdita dei sensi
sincope
senso di soffocamento
sonnolenza
dolore alla spalla
spossatezza
stanchezza
dolore allo sterno
stress
stupore
sudorazione
sudorazione notturna
sudori freddi
svenimento
tachicardia
tensione
giramento di testa
toracalgia
dolore al torace
torpore
traspirazione
tremore
diminuzione della emissione dell’urina
mancata emissione dell’urina
blocco urinario
dolore al ventre
vertigini
voltastomaco
vomito
sangue nel vomito
sensazione di vomito

Video Salute

Danni da occlusione coronarica.
INFARTO MIOCARDICO
fattori predisponenti
fattori precipitanti
età: 50-60 anni
sesso maschile
dislipidemie
fumo
diabete
ipertensione
arteriosclerosi
familiarità
obesità
inattività fisica
sforzo fisico violento
emozione intensa
emorragia grave
shock
stress continuo
iperlavoro fisico e mentale
decorso postoperatorio


Infarto miocardico. L'occlusione di una coronaria, spasmi coronarici e squilibri metabolici prolungati possono causare la necrosi del tessuto muscolare cardiaco.

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