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Gli stati d’ansia e l’aiuto della subacquea

Subacquea

Sanihelp.it – Alberto Fiorito, specialista in medicina subacquea ed iperbarica e ufficiale medico della Marina Militare, ci racconta come la subacquea possa essere un valido aiuto per le persone che soffrono di ansia.


L'immersione costituisce un rituale, ovvero una serie di attività programmate e consapevoli che, nel tempo e con l'esperienza, diventano un sistema di controllo dell'ansia.
Una delle componenti che genera ansia è l'insicurezza su quello che può accadere o, più in generale, del non conosciuto. L'inesperto in subacquea infatti si riconosce facilmente da come si muove e si guarda intorno proprio nella fase di preimmersione.
La preparazione di un'immersione prevede alcune procedure che sono precise, costanti, ripetute e prevedibili, ovvero lasciano poco spazio all'improvvisazione. Questi movimenti e meccanismi, che diventano un vero e proprio rituale, vengono compiuti in gruppo o almeno in coppia e la presenza di qualcuno che ci controlla (la formazione prevede un check reciproco) ci consente di contare sull'altro e di rassicurarci.

Proviamo a vedere qualche esempio di azione ripetuta: aprire la borsa, distendere la muta, tirar fuori la maschera e “sputarci dentro” per impedire che si appanni, mettere i piombi nella cintura, attaccare gli erogatori e controllare la pressione delle bombole.
Queste azioni sono stressanti le prime volte, tanto che gli istruttori più esperti fanno caso proprio ai comportamenti degli allievi in queste fasi, mentre diventano una rassicurante routine nel tempo.

Anche l’immersione vera e propria ha una serie di benefici. Entrare nell'acqua rappresenta un cambio di dimensione, sia dal punto di vista fisico (gravità, udito, vista, attrezzature), ma anche da un punto di vista psicologico.

L'essere in acqua implica poi una respirazione controllata: il controllo della respirazione è il primo strumento terapeutico di tutte le discipline orientali.
Ogni sensazione che proviene dall'immersione costituisce fonte di felicità implicita: da quello che si vede al gusto di essere in un ambiente straordinario, dal sentire il proprio respiro al rallentamento di tutti i movimenti e del tempo. Spesso si è così felici che si pensa già a raccontare in superficie quello che si è detto/fatto sott'acqua.

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Di importanza fondamentale è il contatto con il compagno d'immersione (concetto che si deve dare per scontato perché immergersi da soli è un errore). Sappiamo che il compagno conta su di noi e che noi possiamo contare su di lui. I rituali che circondano l'immersione, come il controllare a vicenda l'attrezzatura, darsi l'ok del check eseguito, guardarsi costantemente durante la fase in acqua, risalire insieme, darsi l'ok al momento dell'emersione, sono tutti elementi che rafforzano il senso di appartenenza a un gruppo sociale.

L'emersione è come un momento di rinascita, una sorta di parto ripetuto in cui il bambino subacqueo emerge alla luce portando con sé il mistero di un’altra vita.

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