Sanihelp.it – Dal 7 al 13 marzo si celebra in tutto il mondo la Settimana di consapevolezza sull’endometriosi, un’iniziativa volta ad aumentare l’informazione e la sensibilità su questa malattia che colpisce oggi circa tre milioni di donne italiane.
L’endometriosi è una patologia estremamente diffusa, che colpisce principalmente le donne in età fertile. Secondo una stima dell’ONU circa 150 milioni di donne ne sono affette, con una prevalenza del 10% nelle donne in età riproduttiva e del 45% nelle donne con dolore pelvico.
Sebbene sia una patologia benigna con degenerazione maligna estremamente rara, l’endometriosi presenta un impatto fortemente negativo sulla qualità di vita. Si caratterizza, infatti, per un’elevata aggressività locale verso gli organi pelvici (apparato genitale, urinario e intestinale) e un alto tasso di recidive.
Dal punto di vista clinico, è responsabile di sterilità e di una sintomatologia severa e complessa, quale dismenorrea (dolore alla mestruazione), dispareunia (dolore ai rapporti sessuali), dischezia (dolore alla defecazione), disuria (disturbi della minzione) e dolore pelvico cronico.
Una ricerca condotta dal Census Bureau europeo nel 2004 ha però anche messo in evidenza come, al di là dei sintomi fisici, la qualità della vita nelle donne affette da endometriosi sia particolarmente bassa, con disturbi del sonno legati all’ansia per la propria salute, problemi di coppia per la difficoltà di avere rapporti sessuali, tensioni e nervosismi aventi conseguenza sul lavoro e sulla vita sociale.
E se in termini lavorativi è emerso che ogni anno in Europa vengono bruciati oltre 30 miliardi di euro in congedi di malattia, in Italia è superiore ai 54 milioni di euro il costo per il Servizio Sanitario Nazionale.
Date le sue caratteristiche di cronicità, è importante una valutazione in un centro di riferimento specializzato per endometriosi, che prenda in considerazione le diverse esigenze della donne e in funzione di esse moduli un eventuale trattamento medico e chirurgico. Inoltre attraverso un corretto e attento follow-up si può garantire alle donne una buona qualità di vita e il mantenimento della fertilità.
Infine, nell’ultimo Contratto Nazionale e nei successivi Accordi Regionali, sta prendendo sempre più piede la possibilità di aggregazione tra i diversi professionisti della salute, attraverso strutture (per ora sulla carta ma in via di realizzazione) come i CREG, Cronic Related Group, centri dove Medici di Medicina Generale e specialisti lavoreranno gomito a gomito, scambiandosi opinioni, informazioni e conoscenze su questa malattia.