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OMEGA 3, veri alleati della salute

Sanihelp.it – Che gli Omega 3 siano un toccasana e una giusta strategia preventiva non sembra esserci dubbio, soprattutto da quanto emerge dagli studi condotti negli ultimi decenni sui benefici della supplementazione quotidiana con questi “buoni” acidi grassi.
Alcuni articoli pubblicati dalla stampa generalista e apparsi di recente, invece, hanno messo in discussione la validità di una integrazione continuativa a base di Omega 3. Al punto che qualcuno si e' spinto a sostenere come gli «Omega 3 siano una moda che può far male alla salute», dichiarazione che ha suscitato non poche polemiche e preoccupazioni. La notizia, nello specifico sottolineava come «gli Omega 3 farebbero alzare drasticamente il rischio di tumore alla prostata».


Si tratta di un falso allarme o questa affermazione ha qualche fondamento scientifico?

Lo abbiamo chiesto al professor Giovanni Scapagnini, neuroscienziato e professore della Facoltà di Medicina dell’Università del Molise, che ci ha subito rassicurati, puntualizzando che l’equivoco è nato dalla cattiva interpretazione dei dati emersi da un lavoro scientifico pubblicato sulla rivista American Journal of Epidemiology.

«Tale studio, sviluppato dal Dr. Theodore M. Brasky, del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle ed effettuato per valutare l’efficacia della fenestaride nel prevenire il cancro della prostata, non dà alcuna informazione sulla rilevanza degli Omega 3 assunti con la dieta o come supplementi e l’insorgenza di tale patologia» puntualizza il ricercatore. «Gli stessi autori sono molto chiari su questo aspetto. La loro ricerca ha misurato i livelli di vari tipi di lipidi nel sangue di un sottogruppo di pazienti appartenenti al Prostate Cancer Prevention Trial, un enorme studio multicentrico, durato 7 anni e condotto su 18.800 persone».

Il professor Scapagnini ha poi approfondito l'argomento spiegando questo lavoro sulla home page ufficiale scientifica Zoneacademy.it, il sito di riferimento degli studiosi ed esperti mondiali sul tema.

«Il messaggio principale del lavoro» spiega il neuroscienziato «consiste nel far notare come il ruolo dei lipidi possa essere molto più complesso di quello che immaginiamo nella regolazione dei processi patologici. E’ importante sottolineare che l’aumento serico di DHA rilevato nei soggetti che avevano sviluppato un cancro prostatico non necessariamente è legato alla loro alimentazione (polimorfismi genetici? varianti ambientali?) e mancano ancora molte informazioni per interpretare correttamente quanto evidenziato nello studio».

In conclusione e per fare definitivamente chiarezza: «Certamente è assurdo e poco scientifico utilizzare questo lavoro a scopi demagogici anti-integratori. Gli stessi autori, inoltre, ricordano come molti studi precedenti hanno rilevato che l’assunzione di pesce o di Omega 3 migliora la sopravvivenza in pazienti affetti da cancro alla prostata (Szymanski – 2010) e come alcune ricerche hanno dimostrato una riduzione delle metastasi di carcinoma prostatico mediante somministrazione di Omega 3. Gli stessi autori in uno studio in fase di pubblicazione non hanno riscontrato nessun aumento del rischio di cancro alla prostata in soggetti che assumevano supplementazione con alti dosaggi di Omega 3 (Brasky TM, Kristal AR, Navarro SL, et al. Specialty supplements and prostate cancer risk in the VITamins and Lifestyle -VITAL- cohort. Nutr Cancer. In press).
Questa evidenza da sola smorza qualsiasi considerazione sull’uso di Omega 3 e rischio di cancro alla prostata».

Via libera dunque all’integrazione con Omega 3, senza falsi allarmismi e con il corretto atteggiamento di attenzione verso la qualità dei prodotti che si scelgono per la supllementazione quotidiana di integratori funzionali.

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