HomeSalute BenessereSaluteEntro 2016, primi volontari riceveranno sangue artificiale

Entro 2016, primi volontari riceveranno sangue artificiale

Sanihelp.it – Entro i prossimi tre anni, i primi volontari umani riceveranno dei globuli rossi coltivati in laboratorio, così come previsto dalla fase finale del protocollo di ricerca sviluppato in questi anni dal consorzio guidato dal National Blood Service scozzese (SNBTS), consorzio che ha visto la collaborazione di istituti scientifici provenienti da tutta la Gran Bretagna e tra cui figurano le università di Glasgow, Edimburgo e Loughborough, l’Irish Blood Transfusion Service e le università di Bristol e Cambridge.


In questi anni infatti, il consorzio si è impegnato a portare avanti un progetto di ricerca che ha dimostrato come i globuli rossi possano essere prodotti artificialmente partendo dalle cellule staminali pluripotenti, ovvero cellule in grado di ricreare qualsiasi altra cellula umana presente nell’organismo.

Nel corso della sperimentazione clinica, il team osserverà le modalità di crescita e moltiplicazione di queste cellule, per analizzarne lo sviluppo e osservarne l’integrazione nel corpo umano, con la speranza di rendere presto il processo sicuro e disponibile a livello commerciale.

«Ci sono molti ostacoli da superare nel processo di trasformazione della cellula staminale in un globulo rosso funzionante – spiega la dottoressa Mountford, ematologo sperimentale dell’Università di Glasgow – Prima di tutto bisogna fare in modo che le cellule staminali diventino mesodermiche (cioè che acquisiscano le caratteristiche proprie del mesoderma, uno degli strati del corpo da cui hanno origine le cellule che compongono muscoli, ossa e sangue), dopodiché è necessario trasformarle in globuli rossi».

Un’operazione che si fa ancora più complicata se inserita all’interno di una prospettiva di produzione su scala industriale: ogni singola sacca di sangue trasfuso infatti, contiene circa due miliardi di globuli rossi, un numero impensabile da produrre in laboratorio, soprattutto se si pensa che ogni anno vengono utilizzati nel mondo circa 90 milioni di sacche.

«Garantire che il sangue artificiale possa essere prodotto a costi ragionevoli – continua la dottoressa Mountford – è decisamente una missione».

Attualmente le trasfusioni sono rese possibili dai programmi che permettono di donare volontariamente il sangue, ma le forniture sono insufficienti in molti paesi nel mondo. Inoltre va tenuto conto che le donazioni di sangue comportano spesso anche una serie di complicanze, tra cui il rischio di trasmissione di infezioni, una potenziale incompatibilità con il sistema immunitario del ricevente nonché la possibilità di un sovraccarico dei livelli di ferro.

L'utilizzo di globuli rossi coltivati potrebbe invece evitare tali rischi e fornire al ricevente cellule giovani e funzionali, in grado di garantire una sopravvivenza più lunga e una qualità di vita migliore.

«Produrre una terapia cellulare che risponda ai requisiti di qualità e sicurezza necessari a operare test clinici sugli umani è una sfida molto importante – conclude il professor Marc Turner, uno dei coordinatori della ricerca – ma se avremo successo già con questo primo studio clinico, potremo dire di aver fatto un importante passo avanti nel consentire alle popolazioni una maggior possibilità di accesso alle trasfusioni di sangue».

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