Sanihelp.it – Uno studio pubblicato sulla rivista The ISME Journal e condotto presso l’università di Warwick in Inghilterra ha rivelato come i fiumi e i torrenti concorrono in maniera sensibile alla diffusione dei fenomeni di antibiotico resistenza.
Gli autori dello studio sono partiti dalla premessa che i batteri presenti nell’ambiente sono resistenti agli antibiotici, ma quello che è interessante capire è in che modo i residui di antibiotici che vengono riversati nell’ambiente influenzano i meccanismi che poi generano l’antibioticoresistenza negli umani.
Per capirlo i ricercatori hanno prelevato campioni d’acqua e sedimenti in 13 siti diversi a livello degli affluenti del fiume Tamigi: proprio nei punti di scarico delle acque reflue si sono registrate le più alte concentrazioni di batteri resistenti agli antibiotici.
Un modo per tenere sotto controllo la diffusione dei batteri resistenti potrebbe essere proprio quello di trattare le acque reflue prima che si riversino nei grandi fiumi: le deiezioni umane ricche di farmaci e il letame delle fattorie influenzano le resistenze batteriche in maniera del tutto imprevista, almeno fino a questo momento.