HomeSalute BenessereNell'ultimo decennio, la salute degli italiani è migliorata

Nell’ultimo decennio, la salute degli italiani è migliorata

La Sanità italiana invece necessita di interventi urgenti

Sanihelp.it – Nell’ultimo decennio, lo stato complessivo di salute degli italiani è migliorato.


Questa la conclusione del rapporto Osservasalute 2014 – il report annuale stilato dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane a seguito della raccolta dei dati provenienti dai Sistemi Sanitari Regionali- , in cui si rileva come, negli ultimi dieci anni, sia aumentata la speranza di vita tanto per gli uomini (passata dai 77,2 anni del 2002 ai 79,6 anni del 2012) quanto per le donne (da 83 a 84,4 anni), e sia nel contempo diminuito il tasso di mortalità infantile.

Allo stesso tempo però, il rapporto registra anche come, accanto all’aumento di incidenza delle malattie croniche legate all’invecchiamento della popolazione, in Italia manchi una seria promozione delle attività utili a proteggere la salute da malattie prevenibili come i tumori.

Infatti, nonostante il successo riscosso nello scorso decennio dalla campagna di sensibilizzazione nei confronti del tumore alla cervice uterina (che ha portato ad una riduzione nell’incidenza di questo tipo di tumore pari al 33,3%), la mancanza di un’efficace rete di comunicazione in materia ha portato ad un aumento dei tumori al polmone (la cui incidenza tra le donne è aumentata del 17,7%), alla mammella (che ha fatto registrare un incremento del 10,5%) e al colon retto (aumentata tra gli uomini del 6,5%), un peggioramento che ha coinvolto in particolare le regioni del Mezzogiorno.

Oltre all’adozione di uno stile di vita inadeguato (esemplificato dai tassi di sedentarietà, a quota 36,2% tra gli uomini e 45,8% nelle donne, e dall’aumento della percentuale di italiani in sovrappeso e obesi, ovvero il 45,8% dei soggetti con più di diciott’anni), tra le cause responsabili dell’aumento di incidenza dei tumori e delle malattie croniche rientrerebbero anche le condizioni di vita sempre più precarie e difficili, un fattore probabilmente responsabile della mancanza di stabilità psicofisica individuale.

«Aldo Rosano, dell’Accademia Romana di Sanità Pubblica, in un suo recente lavoro ha dimostrato che chi vive condizioni di precarietà lavorativa sperimenta un rischio più elevato di cattiva salute (+40%) – spiega il professor Walter Ricciardi, direttore del dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli di Roma nonché coordinatore dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni – D’altro canto siamo entrati in una nuova fase strutturale, nella quale incertezza e precarietà non saranno condizioni eccezionali, ma una consuetudine. Partendo da questa considerazione, appare quanto mai preoccupante lo scenario che si prospetta per il settore della sanità, uno dei pilastri del sistema di welfare del nostro Paese».

A questo quadro si aggiungono i modelli di previsione che «testimoniano come l’invecchiamento della popolazione comporterà un aumento della spesa sanitaria – aggiunge Alessandro Solipaca, segretario scientifico dell’Osservatorio – L’invecchiamento infatti acuirà il problema della spesa per l’assistenza agli anziani, che attualmente grava in parte sulle spalle delle famiglie, ma che in futuro diverrà insostenibile sia dal punto di vista economico sia da quello sociale».

Insomma, da quanto emerso dal rapporto Osservasalute, la Sanità Pubblica italiana necessita di una spinta su due fronti sostanziali (ovvero le campagne di prevenzione ed un’efficace riforma del welfare), così da non farsi cogliere impreparata rispetto ad un futuro che sembra già abbastanza nitido.   

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