HomeSalute BenessereSaluteLa dieta contro l'Alzheimer? La svela una ricerca

La dieta contro l’Alzheimer? La svela una ricerca

Sanihelp.it – – L’alimentazione gioca un ruolo determinante nel prevenire o ritardare l’insorgenza di demenza e rallentarne la progressione: è quanto è emerso da un progetto di ricerca condotto da Korian Italia, leader europeo nella gestione di residenze per la terza e quarta età, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione dell’Università degli Studi di Milano.


Condotto all'RSA Saccardo di Milano il progetto ha coinvolto 35 individui affetti da Alzheimer, in prevalenza donne (55%). Ai malati è stata somministrata una dieta sullo stampo di quella mediterranea con lo scopo di migliorare l’apporto di vitamine e minerali, acidi grassi insaturi e polifenoli, riducendo l’assunzione di grassi saturi di origine animale, zuccheri semplici e sale.

Via libera, quindi, a prodotti integrali, legumi (fagioli, ceci, fave, lenticchie), frutta e verdura, carne bianca, uova. Semaforo verde per pesce azzurro (sgombro, salmone, sarde, alici, aringa), ma anche per frutta secca e semi, frutti rossi, legumi, privilegiando prodotti a base di soia, da preferire ai latticini.

I risultati evidenziano che l’insorgenza della demenza è più elevata nelle persone che consumano diete ricche di colesterolo, grassi saturi e calorie totali, che giocano un ruolo importante nella formazione delle placche di beta-amiloide e nel danno ossidativo ai neuroni. La dieta simbolo di buona salute è, invece, collegata a un più lento declino cognitivo e una riduzione del rischio di demenza e favorisce il corretto apporto di macronutrienti – carboidrati, grassi, proteine – e di micronutrienti quali potassio, sodio, zinco, acido folico, calcio, selenio, vitamina C, D, E. In calo colesterolo LDL, trigliceridi, zinco e rame.

I 20 individui sottoposti al regime alimentare controllato hanno registrato significativi miglioramenti nei livelli di vitamina B12 e omocisteina nell’organismo. Hanno registrato un aumento del selenio, in grado di interagire nei meccanismi di protezione cellulare dai radicali liberi e nel rafforzamento delle difese immunitarie. Fra i benefici anche la crescita della vitamina D, un miglioramento del quadro lipidico con la riduzione dei livelli di colesterolo totali e dei trigliceridi e una diminuzione di zinco e rame, le cui alterazioni nel metabolismo sono associate a un aumento dello stress ossidativo.

Ma i momenti alimentari devono essere soprattutto funzionali a riattivare le funzioni cognitive dei malati e a risvegliarne la memoria affettiva del cibo. Qualche esempio? Sono stati scelti bicchieri di plastica, tovaglie e tovaglioli, in tinta unita di colore giallo, in contrasto con i piatti azzurri per aiutare i malati a distinguere il cibo contenuto nel piatto. Il menù ha privilegiato pietanze finger food per consentire ai malati di alimentarsi in modo autonomo, scegliendo a ogni pasto cosa mangiare. 

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