Sanihelp.it – Per i malati di Crohn affetti da fistole perianali refrattarie a ogni trattamento medico, l’uso locale di cellule mesenchimali da tessuto adiposo sembra essere un’efficace alternativa a chirurgia, trattamenti con immunosoppressori sistemici, antibiotici o inibitori del fattore di necrosi tumorale (anti TNF).
È quanto ha dimostrato uno studio europeo di cui è senior author il professor Silvio Danese, responsabile del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali di Humanitas e docente di Humanitas University, pubblicato su The Lancet. Lo studio, effettuato in 49 ospedali (Europa, Canada, USA, Israele), ha coinvolto 212 malati di Crohn: a 24 settimane dall’iniezione di 120milioni di cellule, nel 50% dei malati trattati, rispetto al 34% del gruppo placebo, le fistole perianali erano completamente cicatrizzate e il trattamento risultava ben tollerato.
Causate dall’infiammazione dell’epitelio, nel 70-80% dei casi le fistole non rispondono ai trattamenti. Anche l’uso di cellule staminali emopoietiche, che si pensava potessero resettare il sistema immunitario e interrompere il processo infiammatorio cronico alla base delle fistole perianali e della malattia intestinale, non si è dimostrato promettente.
Con questo studio è stato invece dimostrato che, nonostante vi sia un buon grado di risposta clinica in alcuni malati, i rischi della procedura con cellule staminali emopoietiche possono sovrastare i possibili benefici. Più promettente sembra l’uso delle cellule mesenchimali da tessuto adiposo: oltre alla loro capacità di generare nuove linee di cellule di grasso, osso e cartilagine, rilasciano intorno a sé sostanze che sembrano capaci di modulare l’attività del sistema immunitario e quindi dell’infiammazione.
La malattia di Crohn è un’infiammazione cronica dell’intestino che colpisce prevalentemente giovani tra i 20 e i 25 anni, con una quasi totale prevalenza (0,3%) nei Paesi occidentali. In questi malati le fistole perianali, anormali aperture tra intestino e cute vicino all’ano, sono una delle più comuni complicanze per circa un terzo dei malati e spesso sono molto difficili da trattare.
Bisogna procedere alla bonifica locale per rimuovere i focolai di infezione, ma il trattamento con i farmaci attualmente a disposizione risolve il disturbo solo in un terzo dei malati. Il trattamento topico con staminali mesenchimali ha invece permesso di ottenere un beneficio che si è prolungato per un anno più che con il placebo.
In modelli sperimentali gli esperti di Humanitas hanno dimostrato anche che, iniettando queste cellule in alcune tasche di biomateriali, è possibile ridurre l’infiammazione tramite la produzione di mediatori solubili, tra cui è stato identificato TSG6.