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Pancreas, asportazione e farmaci nanotecnologici

Sanihelp.it – Si è celebrato il 17 novembre scorso in tutto il mondo il World Pancreatic Cancer day, un’occasione per puntare l’attenzione sul tumore del pancreas, uno dei più aggressivi e con un tasso di mortalità ancora molto alto. Si pensi che solo il 7% degli uomini e il 9% delle donne sopravvivono a cinque anni e la previsione è che nel 2020 il tumore al pancreas raggiungerà il secondo posto tra le cause di morte per cancro.


Stando ai dati dei Registri Tumori Italiani, con oltre 13 mila nuove diagnosi ogni anno in Italia, il tumore del pancreas ha un’incidenza pari al 4% di tutte le neoplasie tra maschi e femmine e, nelle donne con oltre 70 anni, è tra i cinque tumori più frequenti.

Il tumore del pancreas è una neoplasia complessa, asintomatica per lungo tempo e per la quale non sono previsti metodi per la diagnosi precoce; solo il 7% dei casi infatti viene diagnosticato allo stadio iniziale. L’asportazione completa del tumore resta la terapia d’elezione, ma la chirurgia pancreatica è una pratica molto difficile.

Gli ultimi cinque anni sono stati profondamente significativi dal punto di vista del trattamento medico di questa patologia rispetto ai venti anni precedenti. Spiega Davide Melisi, ricercatore presso la Sezione di Oncologia Medica dell’Università di Verona diretta dal Prof. Giampaolo Tortora: «Questi progressi sono rappresentati da chemioterapie di combinazione molto più attive che in passato, ma soprattutto nella comprensione che la formulazione »nanotecnologica»– all’interno di particelle di dimensioni milioni di volte più piccole di un millimetro – di farmaci chemioterapici classici precedentemente poco attivi ne aumenta significativamente l’efficacia. Questi farmaci nanotecnologici, il nab-paclitaxel ed il nal-IRI – rappresentano oggi rispettivamente la più solida terapia di prima linea e, speriamo disponibile a breve anche in Italia, di seconda linea per il trattamento di questa malattia così aggressiva».

Il trattamento chirurgico rimane la terapia d’elezione ed è importante che i pazienti possano rivolgersi alle strutture con maggior esperienza. Questo l’obiettivo della mobilitazione della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO), come spiega il presidente Francesco De Lorenzo: «Per questo motivo chiediamo alle autorità italiane di fare in modo che il decreto sui presidi, che prevede il rispetto di alcuni standard ed è finora stato attuato soltanto nelle regioni Piemonte e Toscana, venga esteso in tutta Italia. Questo per evitare che i malati di cancro debbano andare presso quelle strutture dove vengono operati appena 4 o 5 pazienti in un anno, con evidenti ripercussioni negative per questi ultimi. Quindi noi speriamo che ci sia una mobilitazione anche in Italia, anche attraverso l’impegno di Favo».

Il tumore del pancreas si combatte anche con la prevenzione e lo stile di vita. Fumo, obesità, ridotta attività fisica, alto consumo di grassi saturi e scarsa assunzione di verdure e frutta fresca sono i principali fattori di rischio. Aggiunge Carmine Pinto, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom): «L’incremento dell’incidenza del tumore al pancreas preoccupa molto. Sotto accusa sono gli stili di vita, soprattutto la scorretta alimentazione e l’eccesso di peso. Ecco perché l’Aiom ormai da diversi anni sta conducendo un'ampia campagna informativa, in particolare rivolta ai giovani. È fondamentale inoltre sviluppare i percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) all'interno delle reti oncologiche. Solo i percorsi e le reti possono garantire per volumi ed esiti, per professionalità, tecnologie, professionalità e quindi per la disponibilità di team multidisciplinari il migliore accesso alle cure per questa patologia neoplastica».

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