Sanihelp.it – Parlare in casa delle famiglie bisognose e di chi è in difficoltà, sottolineando l’importanza di soccorrere i più deboli, è il modo migliore per sensibilizzare i bambini sul valore dell’aiuto reciproco. Ne è convinta Emanuela Iacchia, psicologa e psicoterapeuta dell’età evolutiva a Como e Milano e socio fondatore dell’Associazione Panda onlus per la tutela della mamma e del bambino.
«Tra i 2 e i 4 anni i piccoli attraversano una fase di egocentrismo in cui tutto è mio – afferma – È normale: dal secondo anno di scuola materna si può cominciare a trasmettere il significato della condivisione e del dono gratuito. Qualche esempio? Compriamo un pacchetto di caramelle da portare all’asilo, fotocopiamo i disegni da colorare per i compagni, regaliamo i giochi inutilizzati a chi non può permetterseli».
Niente forzature, però. «Bisogna sottolineare il piacere del dono. Se il bimbo non si mostra convinto, facciamogli notare quanto la sua buona azione farà contento qualcun altro». A livello sociale, bisogna insegnare a non essere selettivi, spronando a non giocare sempre con gli stessi amichetti e variando gli inviti per la merenda dopo la scuola.
«Per quanto riguarda il dono del tempo, puntiamo su ciò che piace a loro, come gli animali: si può proporre di portare la pappa al canile una volta alla settimana, per esempio. Il sistema di accudimento è innato: bisogna solo rinforzarlo», assicura Iacchia. A partire dalle scuole medie, i ragazzi possono intraprendere la strada del volontariato. «Per i più grandicelli conta moltissimo l’esempio dei genitori. Dire: Alla tua età facevo l’animatore all’oratorio e mi divertivo un mondo. Perché non provi anche tu? può essere un buon punto di partenza».
Anche la tv, per una volta, può aiutare. Una ricerca dell’Osservatorio di Pavia, istituto che monitora i programmi tv per conto della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, ha dimostrato che molti dei cartoons in onda sul piccolo schermo veicolano sentimenti quali fraternità, spirito di squadra, altruismo, lealtà. I bambini, seguendo le vicende dei loro amici in tv, assorbono i valori del gruppo e della socialità e riprodurranno il modo di comportarsi degli alter ego virtuali nella vita reale, in classe e in famiglia.