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Tumore alla tiroide, la mancanza di un supporto psicologico

Il quadro in un'indagine

Sanihelp.it – «Cancro della tiroide: il punto di vista del paziente, dalle esigenze cliniche al rispetto della qualità della vita», questa l’indagine voluta dal C.A.P.E. Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (e condotta da Doxa Pharma), su un campione di 555 pazienti in 23 centri di tutta Italia. Obiettivo: sensibilizzare medici e pazienti sulla malattia e fotografare la realtà italiana.


Dai risultati emerge come il tumore alla tiroide abbia un impatto importante sulla qualità di vita, soprattutto in termini psicologici. I pazienti riferiscono incertezza della prognosi (15%), scarso supporto psicologico (13%) e preoccupazione per la ricaduta sulle attività lavorative (12%), con un 19% degli intervistati che accusa effetti collaterali dei trattamenti.

«È allarmante apprendere che l’11% dei pazienti venga a conoscenza della diagnosi di tumore dalla lettura dei referti degli esami, in totale solitudine; non ci stupisce di conseguenza che più della metà dei pazienti ricerchi informazioni autonomamente, nella maggior parte dei casi tramite il web (70%), strumento di dubbia affidabilità e non adatto a sostenere concretamente il paziente nel momento di maggiore difficoltà e ansia», commenta Paola Polano, Presidente C.A.P.E. 

«Nove pazienti su dieci dichiarano di non aver ricevuto supporto psicologico al momento della diagnosi né di aver ricevuto informazioni in merito all’esistenza di associazioni di pazienti. Nel momento in cui viene diagnosticata una malattia, la persona attraversa una situazione di crisi emotiva che, se non supportata dall’aiuto di professionisti, può protrarsi nel tempo in modo sempre più drastico. Per questo motivo è di fondamentale importanza che il paziente venga affiancato da uno psicologo o almeno sostenuto dall’esperienza delle associazioni di pazienti che sono in grado di fornire supporto emotivo per affrontare la malattia nel modo più »sereno». Dall’indagine è infatti emerso che 1 paziente su 3 desidererebbe ricevere maggiori informazioni – chiare e univoche – sulla malattia e sulle cure, supporto psicologico professionale, e solo il 5% si dichiara soddisfatto», continua Polano.

«L’indagine vuole fotografare la condizione dei pazienti con una diagnosi di tumore alla tiroide: il 38% dei pazienti scopre il tumore alla tiroide perché si rivolge al medico per un rigonfiamento sul collo e uno su quattro lo scopre in maniera incidentale, nel corso di un esame di routine. L’endocrinologo è la figura di riferimento: 8 pazienti su 10 si indirizzano subito a questo specialista che di fatto è figura centrale dalla diagnosi al follow-up.

Da questa indagine emerge la necessità di una comunicazione più diffusa presso la popolazione in un’ottica di prevenzione, per poter intercettare la malattia nelle sue prime manifestazioni e un ruolo importante è rappresentato dagli screening di controllo che in più di un caso su quattro portano alla scoperta del tumore. La carenza informativa rappresenta un problema anche nelle fasi successive alla diagnosi, quando il paziente, seppur accompagnato dall’endocrinologo, riceve scarsi suggerimenti su come affrontare la propria condizione, soprattutto dal punto di vista psicologico», spiega Paola Polano.

Aggiunge Piernicola Garofalo, Direttore dell’Unità operativa di endocrinologia di Villa Sofia Cervello (Palermo): «È la prima volta che le Associazioni dei Pazienti realizzano un lavoro d’indagine così approfondito: l’ampiezza della casistica, il numero delle Istituzioni partecipanti, l’autorevolezza delle stesse e la diffusione su tutto il territorio nazionale danno un peso particolare al lavoro realizzato e le criticità individuate dai pazienti sono informazioni fondamentali per migliorare e ottimizzare il lavoro di ogni giorno. Il messaggio più importante, per noi medici, riguarda la necessità di maggiore supporto e informazioni per soddisfare i bisogni dei pazienti e non limitandoci a fare diagnosi e terapie. In conclusione, l’analisi dei dati permette di affermare che l’assistenza ai pazienti con tumore tiroideo nel nostro paese è di buon livello ed è apprezzata dai pazienti. Infatti, 1 paziente su 2 si ritiene molto soddisfatto delle strutture ospedaliere nelle quali viene seguito, ma migliorabili: 8 pazienti su 10 sono stati sottoposti a un solo intervento e più della metà di queste persone non hanno avuto complicanze. Si auspica che per il tumore alla tiroide si riescano a sviluppare cure farmacologiche sempre più efficaci e interventi chirurgici meno invasivi. Inoltre i dati di confronto tra i pazienti di più recente diagnosi e quelli precedenti, evidenziano una significativa tendenza al miglioramento di diagnosi, terapie e assistenza».

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