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Alimentazione sostenibile: gli italiani dicono sì

Sanihelp.it – Anche l’ex Presidente Obama, dal palco del Seeds and Chips, indica la sostenibilità alimentare come il futuro dell'alimentazione: noi siamo in grado di perseguirla? Secondo dati dell'Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile realizzato da LifeGate in collaborazione con l’istituto di ricerca Eumetra Monterosa, il 36% della popolazione adulta dichiara di averne sentito parlare e di saperne descrivere il significato. 


La conoscenza è alta nella popolazione tra 18 e 44 anni d’età, con il picco (51%) in corrispondenza del cluster 25-34, mentre degrada con l’avanzare dell’età sino al 20% negli over 65. Il 33% degli italiani maggiorenni concorda nel ritenere il food un settore merceologico di grande rilevanza ai fini della sostenibilità e il 28% dichiara di seguire sempre pratiche sostenibili a tavola.

Il 37% della popolazione adulta afferma di non volere OGM nel carrello della spesa e l’83% è d’accordo sul dare un sostegno incondizionato all’agricoltura biologica. L’Osservatorio dimostra come il consenso accordato ai cibi bio è guidato dai giovani adulti (18-24) con il 97%, ma anche gli altri cluster mostrano percentuali da plebiscito. A favore del bio si schierano soprattutto i laureati (91%), i lavoratori in proprio, impiegati, insegnanti e docenti (tra il 90 e il 93%).

Anche le abitudini alimentari hanno un peso, con i vegetariani in prima linea (96%) seguiti da chi sta cercando di limitare i consumi di carne (87%), mentre gli onnivori stazionano all’81%. Il 57% degli italiani, inoltre, si dichiara disponibile a pagare un sovrapprezzo per i prodotti a filiera corta e il 44% sarebbe disposto a fare un analogo sacrificio pur di assicurarsi alimenti da agricoltura biologica.

A favore del km zero, anche se più costoso, militano in particolare i laureati (81%) e, dal punto di vista professionale, dirigenti, imprenditori e liberi professionisti (92%) localizzati prevalentemente nel Nord Est della penisola (68%). A questo identikit sono sostanzialmente sovrapponibili le caratteristiche di chi allargherebbe i cordoni della borsa per il biologico.

Se da un lato il 27% degli italiani adulti dichiara di consumare sempre prodotti a km zero e il 20% di portare in tavola con altrettanta frequenza cibi biologici, dall’altro non si può non notare lo scarto esistente tra opinioni professate e consuetudini alimentari.

La filiera corta sempre sembra non attirare i giovani tra 18 e 24 anni (14%) e anche i picchi in corrispondenza dei cluster 25-34 e 45-54 non superano il 35%. Dal punto di vista professionale se si escludono le posizioni di dirigente, imprenditore e libero professionista (51%), le adesioni delle altre categorie stagnano tra il 34% delle casalinghe e il 20% degli studenti.

Il quadro è ancora più livellato nel caso del biologico toujours, che pare riscuotere consensi soprattutto presso gli over 65 (27%) e attirare in uguale misura (26%) chi ha livelli di istruzione più bassi e laureati. Le differenze dal punto professionale appaiono sfumate, a riprova che anche chi in teoria ha accesso a maggiori informazioni e dispone di mezzi economici adeguati non necessariamente è pronto ad abbracciare abitudini alimentari integraliste, salvo non sia motivato da altre scelte, come sembra attestare il 46% di risposte positive tra i vegetariani.

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