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Energia ghiacciata contro la Fibrillazione atriale

Maria Cecilia Hospital tra i primi centri europei

Sanihelp.it – Aritmia particolarmente insidiosa, la cui caratteristica sintomatologia, battito molto rapido ed irregolare, è il primo campanello d’allarme, la Fibrillazione atriale è una patologia a diffusione planetaria. Una malattia, l’incidenza cresce all’avanzare dell’età biologica, rende impossibile un’efficace contrazione delle cavità atriali del cuore che si ripercuote, a sua volta, sulla funzionalità dei ventricoli e sul flusso sanguigno. Può portare ad ictus cerebrale, scompenso cardiaco e gravi problematiche renali. La previsione degli specialisti parla di quasi 20 milioni di malati entro il 2030.


«​I dati dell’esperienza di Maria Cecilia Hospital sull’ablazione (rimozione del difetto elettrico) mediante Cryoenergia – spiega il dottor Saverio Iacopino – confermano il nostro Centro quale struttura in Italia e in Europa con la maggiore percentuale di casi sottoposti ad efficace terapia». 

La Crioablazione è la tecnica che utilizza un dispositivo medico a forma di palloncino (il criopallone) in grado di sfruttare l’energia fredda – la temperatura media varia dai -40° ai -45° – per cicatrizzare, ghiacciandolo, il tessuto da cui scaturisce il problema elettrico del cuore.

Nella Crioablazione, l’energia fredda si somministra in maniera più omogena rispetto alla Radiofrequenza (o ablazione a caldo estremo). Il dispositivo, del diametro di circa 30 millimetri, è introdotto dall’atrio sinistro in corrispondenza delle 4 vene polmonari. Contiene un piccolo sensore capace di riprodurre i segnali elettrici da eliminare; in questo modo si è in grado di capire dove, durante la procedura, il segnale smette di propagarsi. Se il potenziale elettrico s’interrompe entro 1 minuto dall’inizio dell’ablazione, l’efficacia del trattamento è a lungo termine.

È una metodica che dimostra minore probabilità di recidive – riducendo di molto l’esposizione radiologica per tecnici, medici e malati – nonché minori eventi avversi dopo la procedura (necessità di eseguire una cardioversione elettrica o di ripetere l’ablazione). Richiede una sedazione del paziente meno profonda.

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