HomeSalute BenessereSaluteEsiste una forma di diabete autoimmune: come si cura?

Esiste una forma di diabete autoimmune: come si cura?

Sanihelp.it – Esiste una forma di diabete autoimmune a lenta evoluzione che si manifesta dopo i 30 anni e che viene definito LADA (acronimo dall’inglese: Latent Autoimmune Diabetes in Adults). Ancora poche sono le conoscenze riguardo questa patologia, che non richiede un trattamento insulinico per almeno 6 mesi dalla diagnosi e comunemente è diagnosticata come diabete di tipo 2.


Infatti, nella fase iniziale, il diabete LADA è caratterizzato da una minore compromissione del metabolismo glucidico rispetto al diabete di tipo 1 classico ma, come dimostrato da studi epidemiologici condotti negli ultimi 10 anni, la prevalenza è sovrapponibile a quella del diabete tipo 1 a insorgenza giovanile.

Uno studio condotto al Dipartimento di Medicina sperimentale della Sapienza Università di Roma e all’Unità operativa complessa di Endocrinologia e Diabetologia del Campus Biomedico ha esaminato e descritto le terapie più idonee sia alla diagnosi, sia nelle fasi più avanzate della malattia. I risultati sono esposti sulla rivista Nature Reviews Endocrinology.

In mancanza di linee guida specifiche per questa forma di diabete, i ricercatori hanno cercato di fornire un quadro delle possibili soluzioni adatte alla varietà e molteplicità dei casi in cui la malattia si manifesta. L’elevata eterogeneità del LADA era stata dimostrata in un precedente studio che aveva analizzato 5000 malati in 84 centri su tutto il territorio nazionale, favorendo l’avanzamento delle conoscenze su questa patologia.

Sulla base di tale acquisizione i ricercatori della Sapienza ipotizzano che l’eterogeneità possa essere il risultato di meccanismi patogenetici differenti che comprendono diversi livelli di insulinoresistenza e autoimmunità. Questo rende difficile, sia definire le modalità di trattamento a priori, sia la generalizzazione delle strategie di cura, mettendo in luce la necessità di realizzare terapie personalizzate.

Il contributo degli autori, in tal senso, si posiziona tra quelli più rilevanti per la diffusione di conoscenze in tema di epidemiologia, fisiopatologia e prevalenza delle complicanze, migliorando le possibilità per il medico di effettuare una diagnosi precoce e un adeguato trattamento.

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