Sanihelp.it – Mangiare per lenire il dolore: lo fanno in tanti anche se gli esperti mettono in guardia da questo atteggiamento.
Mangiare per calmarsi e non per fame, infatti, non solo mette a rischio la forma fisica e più in generale lo stato di salute, ma anche la salute mentale.
Quando si mangia sull’onda del dispiacere, infatti, la tentazione è di abbuffarsi di tutto quello che attiva i cosidetti circuiti della ricompensa, per compensare appunto il dispiacere subito.
In questo senso i cibi che maggiormente attivano questo circuito sono quelli che aumentano la produzione di serotonina, l’ormone del benessere, come per esempio riesce a fare molto bene la cioccolata o il cibo spazzatura.
Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Appetite e condotto presso l’Università della California Meridionale a Los Angeles ha evidenziato come le abbuffate o in ogni caso mangiare in maniera incontrollata in preda alle emozioni, non fa che indebolire la capacità di ricordare eventi precedenti.
In pratica è come se il cervello si rifiutasse di ricordare in una sorta di circolo vizioso.
Chi non riesce a ricordare bene determinati episodi della propria vita, tende a rimuovere, nello specifico, gli episodi di abbuffata e le conseguenze fisiche ed emotive che le stesse hanno avuto, avendo maggiore probabilità di ricadere nell’errore alla prima difficoltà emotiva.
Non è il primo studio, d’altra parte, a redarguire tutti sul fatto che fino a quando l’alimentazione non sarà vista semplicemente come un mezzo di sostentamento i problemi relativi all’eccesso di cibo, dai disturbi del comportamento alimentare, fino all’obesità non potranno che aumentare.
Il cibo, infatti, deve nutrirci, ma non può calmare o lenire il dolore dei problemi esistenziali.