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Spugne, ricci e vongole: dal mare nuovi farmaci anti cancro

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Sanihelp.it – Nascosto in fondo al mare c'è un tesoro da scoprire per la medicina del futuro, «una fonte ancora poco esplorata di molecole bioattive». Vittorio Venturi, esperto di batteriologia al Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie di Trieste, guida un gruppo di ricerca che si occupa di aprire la strada allo sviluppo di nuovi farmaci, dagli antibiotici agli anticancro, che arrivano dagli abissi.


L’attenzione è su spugne, alghe, ricci di mare, vongole e tunicati, e sulle possibilità offerte da questi organismi marini. 

Secondo gli scienziati, oggi l'80% delle molecole più attive usate in medicina viene da organismi terrestri, soprattutto piante, mentre negli oceani ci sono migliaia di microrganismi ancora non studiati che potrebbero diventare farmaci del futuro.

Quanto alla ricerca sui tumori, ricci di mare, vongole e tunicati sono solo alcuni degli esempi di un filone che si sta arricchendo sempre di più, con risultati già concreti. Ricordiamo la trabectedina, farmaco antitumorale scoperto nel 1969 e derivato da una sostanza prodotta da un organismo marino che vive nel mar dei Caraibi, l'eribulina mesilato utilizzato contro il carcinoma mammario localmente avanzato o metastatico, un analogo sintetico dell'alicondrina B, prodotto naturale isolato da una spugna marina.

E la lurbinectedina, nuovo farmaco antineoplastico che mima molti composti naturali di origine marina: dagli studi in corso arrivano dati positivi per numerosi tumori. «Le potenzialità del mare sono immense – conclude Venturi – E guardando a quanto scoperto finora mi chiedo soltanto una cosa: come mai abbiamo aspettato fino ad adesso? ».

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