HomeSalute BenessereSaluteAsilo nido sì o no? A rischio è il quoziente intellettivo

Asilo nido sì o no? A rischio è il quoziente intellettivo

La differenza la fa il reddito famigliare

Sanihelp.it – Asilo nido sì o asilo nido no? È la domanda che si fanno molti genitori quando, magari per esigenze lavorative, devono decidere se affidare il figlioletto ai nonni o a una babysitter, oppure iscriverlo al nido. Ebbene, la risposta è: dipende dal contesto famigliare: l’asilo nido risulta essere un’opportunità per i bambini che provengono da contesti socio-economici svantaggiati, ma un rischio per i figli di famiglie abbienti.


Questi ultimi, infatti, se vanno all’asilo prima di aver compiuto due anni si ritroveranno con un quoziente intellettivo più basso di cinque punti rispetto ai coetanei dello stesso livello socioeconomico che sono stati accuditi da nonni, babysitter o magari dagli stessi genitori.

A sostenere questa tesi è un recente studio dell’Università di Bologna, presentato all’ultimo Convegno dell’Osservatorio Nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza (Paidòss). Sebbene l’Italia sia uno dei Paesi europei in cui i bambini iniziano a frequentare l’asilo più tardi, negli ultimi anni è in aumento il numero di coloro che ritengono che un bambino debba iniziare da subito a socializzare con i suoi coetanei; tanto che è in continua crescita la quota di iscritti agli asili nido, oggi frequentati dal 23% dei piccoli con meno di 3 anni.

Questa ipotesi viene tuttavia messa ora in discussione dalla ricerca bolognese. Essa mostra, infatti, che – in famiglie benestanti – nei piccoli accuditi informalmente da un adulto il quoziente intellettivo (QI) misurato alcuni anni dopo, ossia fra gli 8 e i 13 anni, è di 5 punti più elevato rispetto a quello dei coetanei che hanno frequentato il nido; in compenso, però, aumenta il rischio di ritrovarsi con qualche chilo di troppo durante la preadolescenza. Lo studio, condotto da Margherita Fort, Andrea Ichino e Giulio Zanella del Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna, ha visto coinvolte circa 500 famiglie che fra il 2001 e il 2005 avevano fatto richiesta di iscrivere il proprio figlio a uno degli asili nido pubblici del Comune di Bologna.
La differenza di QI si spiegherebbe considerando che il campione di riferimento ha incluso famiglie benestanti (con un reddito medio complessivo di 80.000 euro l’anno): i figli di questi genitori sono molto stimolati nell’ambiente domestico e non sono paragonabili ai piccoli che provengono da contesti sociali svantaggiati. In sostanza, dato che sotto uno o due anni di vita le interazioni sociali con i coetanei presenti al nido sono molto ridotte, qualora l’ambiente famigliare risulti stimolante per lo sviluppo cognitivo del bimbo è preferibile attendere un paio d’anni prima di mandarlo all’asilo.

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