Sanihelp.it – Sono 7,8 milioni gli italiani che utilizzano piante o estratti vegetali per la cura o per il mantenimento del benessere psicofisico, secondo quanto afferma la Coldiretti su dati Eurispes nel sottolineare l’importanza dell’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri della storica riforma della Legge 6 gennaio 1931, n. 99, ormai vecchia di quasi 90 anni, che disciplina coltivazione, raccolta e commercio delle piante officinali.
La nuova legge – sottolinea la Coldiretti – risponde alle esigenze di regolazione del settore delle piante officinali che ha registrato un notevole aumento della domanda. Il consumo in Italia ha superato le 25mila tonnellate all’anno ma il 75% è rappresentato dalle importazioni dall’estero. Un'esigenza confermata anche dal ritorno dei cosiddetti rimedi della nonna con più di 6 italiani su 10 che, in base al sondaggio Coldiretti/Ixè, si difendono dai malanni di stagione affiancando alle medicine con una dieta alimentare adeguata e infusi ed estratti a base di frutti ed erbe.
Le foglie del prezzemolo hanno azione diuretica e stimolano la digestione, mentre il rosmarino aumenta l’appetito. Ed ancora la mentuccia è rinfrescante, la salvia è un ottimo digestivo e tranquillante ed acuisce la memoria e la maggiorana combatte tosse e catarro bronchiale, è antispasmodica per mestruazioni dolorose, calmante e utile per emicranie e spasmi intestinali.
Secondo i dati riportati nel Piano di settore delle piante officinali, sono 2.938 le aziende agricole italiane con una superficie investita a piante aromatiche, medicinali e da condimento, per un totale complessivo di 7.191 ettari. La nuova norma agevola la possibilità per gli imprenditori agricoli di coltivare, raccogliere e realizzare una prima trasformazione, sulla base di quanto previsto dalla legge di orientamento.
Sono quasi 300 le piante officiali coltivate in Italia e tra quelle più diffuse ci sono, oltre a mirtillo nero e zafferano, anche vite rossa, Ginkgo biloba, passiflora, camomilla, genziana, valeriana, cardo mariano, finocchio, incarnata, camomilla, cipolla, origano, rosmarino, liquirizia, assenzio, aglio, coriandolo, anice, meliloto, carciofo e rabarbaro.
Circa il 50% degli integratori alimentari attualmente in commercio in Italia sono a base vegetale, con gli infusi che generano un valore al dettaglio di 130 milioni di euro con un aumento del 7,9% in un anno secondo i dati Iri 2017. I fattori che spiegano tale incremento sono riconducibili al desiderio da parte del consumatore di utilizzare prodotti di origine naturale per il benessere del corpo.
Sarà necessario un successivo intervento per rendere obbligatoria l’etichettatura di origine dei prodotti officinali, al fine di dare la massima trasparenza. Ma il testo introduce già adesso importanti novità come la definizione di piante officinali e l’istituzione dei registri delle specie ammesse alla vendita, con le modalità e le condizioni per la certificazione delle sementi, chiarisce inoltre che la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione delle piante officinali sono da considerare a tutti gli effetti attività agricole, disciplinando anche la raccolta spontanea, in modo da evitare l'impoverimento delle aree interessate, delle piante e dell’ambiente.
La riforma stabilisce poi che deve essere adottato un Piano di settore per migliorare la produzione e la trasformazione delle piante officinali sviluppando una filiera integrata per le imprese agricole. Infine la legge prevede che le regioni possano creare, nel rispetto della normativa dell’Unione europea, marchi finalizzati a certificare il rispetto di standard di qualità per le piante officinali.