HomeMamma e bambinoBalbuzienti tre volte più a rischio di bullismo a scuola

Balbuzienti tre volte più a rischio di bullismo a scuola

Sanihelp.it – Come rilevato da un rapporto dell’Istat, ben oltre la metà dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni ha subito almeno un episodio offensivo, non rispettoso o violento da parte di altri ragazzi nel corso dell’ultimo anno. Nel 6% dei casi la derisione è causata dall’aspetto fisico e/o il modo di parlare, tanto che i bambini con disturbi specifici del linguaggio, tra cui la balbuzie, sono 3 volte più a rischio di bullismo.


«Si tratta – spiega Gabriella Pozzobon, Presidente della Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza – di un’epidemia globale, la cui reale dimensione, a causa della scelta prevalente delle vittime di non denunciare, per vergogna o paura di ritorsioni, è in larghissima misura sommersa: si stima infatti che i casi reali siano almeno 25 volte quelli segnalati.

Come risulta da una recente meta-analisi che ha preso in considerazione 80 studi, si osserva un abbassamento dell’età dei bulli, con molti casi già nei primi anni delle scuole elementari. Il diffondersi del cyberbullismo o bullismo online, che permette di superare le barriere spazio-temporali raggiungendo il vasto pubblico del web (interessa il 10-15% dei ragazzi di 11-19 anni), sta ampliando i confini del disagio».

«La balbuzie, con l’evidente fatica nel parlare, a volte associata anche a spasmi facciali o movimenti involontari – dice Valentina Letorio, neuropsicologa specialista nel trattamento rieducativo della balbuzie  – attira l’attenzione degli altri e può far diventare il ragazzo che balbetta un bersaglio di scherno e derisioni. Questa situazione si aggrava se si considera che la balbuzie può portare al ritiro e all’isolamento sociale per limitare le occasioni di confronto e di disagio, facendo etichettare chi balbetta come un elemento debole.

Lo squilibrio tra bullo e vittima è ancora più evidente se si considera la consapevolezza del giovane che balbetta alla maggiore derisione che avrebbe una sua eventuale reazione o risposta. I ragazzi con questo disturbo reagiscono al disagio di non riuscire a comunicare efficacemente autoescludendosi o, in alcuni casi, a essere emarginati dagli altri. Questo isolamento e il mancato sviluppo di competenze sociali possono causare a lungo termine ansia, paura delle valutazioni negative e minore soddisfazione della vita nell’età adulta».

«Per aiutare questi ragazzi – illustra Giovanni Muscarà, ex balbuziente e fondatore di Vivavoce Institute – a coltivare la loro autostima proprio nel momento in cui sono più sensibili al giudizio altrui, è molto importante agire non solo sul ragazzo ma anche sul contesto in cui vive. Per questo abbiamo lanciato con l’associazione Pepita Onlus una campagna di sensibilizzazione #liberalavoce per aiutare genitori, insegnanti, educatori e ragazzi». 

«La Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza – prosegue Gabriella Pozzobon – sottolinea l’importanza di un intervento integrato che sia rivolto a contrastare questa modalità di interazione disfunzionale, antisociale, insidiosa e pervasiva, caratterizzata da intenzionalità, persistenza nel tempo e asimmetria nella relazione. Essere vittima di bullismo costituisce, al pari dell’abuso fisico o sessuale, uno stress con il rischio di sviluppare diverse tipologie di disturbo, nell’immediato e a lungo termine. Le esperienze traumatiche nell’infanzia e nell’adolescenza attivano i sistemi ormonali e neurochimici dello stress con possibili danni strutturali e funzionali al cervello e agli altri organi, interferenze con la risposta del sistema immunitario, aumento del rischio di patologie sia fisiche che mentali».

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