Sanihelp.it – Anche voi stamattina, guardandovi allo specchio o uscendo di casa, avete esclamato «Ma che capelli ho?». Probabilmente, se non vi sentivate a vostro agio con il risultato dello styling, il vostro atteggiamento è risultato insicuro durante il resto della giornata mentre, al contrario, se vi siete sentite fiere dei vostri capelli avrete emanato una forza che ha conquistato tutti.
Il disagio che nasce dal sentirsi condizionati dai propri capelli si chiama hair shaming, una forma di ridicolizzazione, di giudizio sociale che, invece di colpire la forma fisica, si riferisce al modo di portare i capelli. Impedisce alle persone di apparire per quello che sono in maniera naturale causando vergogna e imbarazzo.
È insito nella nostra società dove modi di dire, superstizioni, clichè hanno visto i capelli come protagonisti in negativo: i capelli rossi portano sfortuna e puzzano, se una donna è bionda è stupida, le ricce sono birichine e capricciose, mentre le donne con i capelli bianchi a una certa età sono sciatte e trascurate.
Pantene dice basta a tutto questo e lancia la campagna: #Stophairshaming, perchè i capelli sono la cornice che ci presenta e ci rappresenta, svelando prima delle parole e del movimento del corpo la nostra vera personalità. E allora perchè non siamo liberi di esprimerci liberamente con i nostri capelli al naturale? Perché siamo vittime di etichette che gli altri ci attribuiscono?
Grazie anche al supporto di uno studio effettuato dall’Università di Yale, Pantene ha appurato che solo 1 donna su 10 in tutto il mondo è soddisfatta dei propri capelli. È emerso che il sentirsi a proprio agio con i propri capelli all’interno di una giornata o nella vita contribuisca all’autostima di una persona, nello studio viene riportato che una giornata in cui si sta bene con i propri capelli ha conseguenze psicologiche che aumentano la forza mentale, fisica e sociale.
L’ambasciatrice di questo nuovo movimento, che parte dai capelli per mostrare alla società che le etichette sono sbagliate, è Chiara Ferragni, l’imprenditrice digitale che è riuscita a rendere la più comune delle etichette dell’hair shaming la sua forza più grande, con il blog The Blonde Salad.
Nel 2015 è stata inserita dalla rivista Forbes tra le 30 under30 più influenti al mondo. Il suo è un case study ad Harvard, quello che racconta sul suo Instagram interessa a più di 15 milioni di persone (probabilmente quando leggerete saranno già cresciuti), ha creato il suo brand da zero.
«In un mondo in cui ci battiamo per far sentire bene le donne e dare alle ragazze più autostima e sicurezza in loro stesse, trovo i commenti sulle bionde stupide superficiali e superati! Bionda Stupida, Rossa Pel Di Carota, Riccia Capricciosa e Cespuglio….Basta con queste etichette! Non mi sono mai sentita perfetta nella mia vita ma ho sempre avuto la fortuna di sentirmi sicura nella mia pelle. Non lasciatevi definire da nessuna etichetta! Celebrate la vostra unicità! Sarà il Vostro punto di forza al grido di #Hairshamingisforlosers».
Dopo Chiara, seguiranno altre storie di trasformazione. Pantene ha scelto 4 donne capaci di trasformare il negativo in positivo, celebrando l’autostima di tutte noi, contro ogni forma di discriminazione. Compresa quella dei capelli.