HomeSalute BenessereTumoriLinfoma cellule B, speranze per i non idonei a trapianto

Linfoma cellule B, speranze per i non idonei a trapianto

Tumori: prevenzione e terapie

Sanihelp.it – Il trattamento con il coniugato anticorpo-farmaco polatuzumab vedotin combinato con rituximab più bendamustina, regime BR, ha fornito buoni risultati rispetto a rituximab più bendamustina in questi pazienti. Lo dimostrano i risultati di uno studio presentato a San Diego, al congresso dell’American Society of Hematology (ASH). 


Nello studio, il gruppo trattato con polatuzumab vedotin, un agente sperimentale anti-CD79b, in associazione con il regime BR, ha mostrato una sopravvivenza mediana di oltre un anno, nettamente superiore rispetto a quella del gruppo trattato con il solo regime BR (12,4 mesi contro 4,7 mesi). 
L’azienda che sta sviluppando il farmaco, Roche, inoltrerà il dossier alle autorità regolatorie di vari paesi del mondo con la richiesta di approvazione del farmaco.
I pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B che non rispondono al trattamento iniziale o recidivano sono circa il 40%, con una prognosi molto sfavorevole, che peggiora via via dopo ogni recidiva. Questa popolazione ha quindi necessità di nuove terapie più efficaci. 
Polatuzumab vedotin è un coniugato anticorpo-farmaco sperimentale diretto contro l’antigene CD79b, allo studio come trattamento per diversi sottotipi di linfoma non-Hodgkin. CD79b è una proteina altamente specifica espressa nella maggioranza dei tipi di linfoma non-Hodgkin di derivazione B-linfocitaria, e questo la rende un target che dà buone speranze per lo sviluppo di nuove terapie. 
Per questo, secondo i ricercatori, «polatuzumab vedotin più BR rappresenta un'opzione di trattamento promettente per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato/refrattario, non candidabili al trapianto». 
 

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