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La porta sull’acqua

Sanihelp.it – La porta sull'acqua è il ventesimo titolo della collana Storie al quadrato, una serie di volumi illustrati con brevi e delicate storie metaforiche e universali pensate per i più piccoli, e con pagine finali di attività per parlare di argomenti difficili con parole e immagini forti e leggere.


Il titolo La porta sull’acqua ha un richiamo immediato per qualsiasi paziente nefropatico: non poteva esserci un elemento più simbolico per chi con il dosaggio dell’acqua e dei liquidi deve fare i conti tutta la vita.

L’avventura ruota intorno a Chiara, Orlando e Fabia, animaletti piccoli ma alquanto coraggiosi. Quando il fiume che porta la vita nel bosco va in secca, i tre partono alla volta della Grande Porta che regola le acque per trovare il modo di riaprirla.

La chiave è andata persa, ma loro non si fermeranno nemmeno davanti alla grotta del drago per ritrovarla e riportare nuova vita al fiume e a tutti quelli che vi abitano attorno.

È questa la trama dell’albo illustrato nato dalla collaborazione tra Carthusia Edizioni, casa editrice dall’alta progettualità e specializzata in editoria per ragazzi, e Aned Onlus, associazione che da quasi cinquant’anni accompagna i pazienti con malattia renale sul territorio nazionale.

L’obiettivo era quello di dare ai piccoli pazienti, alle loro famiglie ma anche ai pazienti adulti uno strumento per affrontare, elaborare e parlare di nefropatia, una condizione spesso cronica ma soprattutto diffusissima.

In Italia infatti si contano circa 2 milioni e mezzo di pazienti nefropatici, di cui 40.000 in dialisi e 30.000 trapiantati.

«Il gioco e la narrazione creano uno spazio di relazione e creatività, attraverso il quale il piccolo paziente può assumere un ruolo attivo – spiega Ambra Sala, psicologa della Nefrologia, dialisi e trapianto pediatrico del Policlinico di Milano. – La narrazione e il gioco possono infatti servire a tenere a bada qualche aspetto pauroso, abbastanza da renderne condivisibile il vissuto e attivarne una possibile elaborazione. Occorre dare ai bambini malati l’opportunità di parlare delle loro preoccupazioni, così che possano ricevere sostegno nelle loro lotte».

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