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Vitamina D: allarme carenza, servono più sole e pesce

Sanihelp.it – Uno studio condotto dall’Osservatorio nutrizionale Grana Padano e dall’Associazione Brain and Malnutrition Onlus ha correlato la vitamina D (25-OH) plasmatica non solo con ciò che mangiamo, ma anche con l’esposizione al sole, che permette all’organismo di sintetizzare questa vitamina. Dall’indagine si evince che l’esposizione media al sole è di circa 1,6 ore a settimana e che con gli alimenti il campione intervistato assume circa 2.5 microgrammi al giorno di vitamina D. La concentrazione ematica media di vitamina D (25-OH) rilevata dallo studio è di 17,8ng/ml (DS± 9,4), insufficiente per garantire il fabbisogno di molte funzioni dell’organismo. A parità di vitamina assunta dagli alimenti, chi si espone di più al sole ha una concentrazione di vitamina D nel sangue più elevata.
 
L’importanza del corretto livello di tale vitamina nel sangue non è dovuta solo alle necessità del metabolismo del calcio, che la utilizza per preservare una corretta mineralizzazione ossea e prevenire l’osteoporosi, ma anche a diversi ruoli biologici. I dati che emergono dagli studi scientifici, infatti, supportano il legame tra carenza di vitamina D nel plasma e aumentato rischio cardiovascolare, mentre studi su modelli sperimentali hanno dimostrato le proprietà antinfiammatorie della vitamina, oltre alle già note attività antitumorali e un possibile ruolo anche nelle patologie neurodegenerative.
 
I dati emersi confermano che la concentrazione ematica della vitamina D è molto bassa nella popolazione generale e non raggiunge il valore minimo dei 30ng/ml, inoltre la vitamina diminuisce all’aumentare dell’età ed è influenzata direttamente dall’esposizione al sole. Dall’indagine emerge anche un’evidente ipovitaminosi D già dopo i 60 anni, fattore che aumenta il rischio di osteoporosi e fratture ossee soprattutto nelle donne, oltre che eventi cardiovascolari e altre patologie. Ecco 5 consigli per assicurarsi un apporto adeguato di questa vitamina. 
 
1. Fare tutti i giorni una passeggiata al sole affinché i raggi UV attivino la vitamina D. Esporsi alla luce solare (non filtrata da vetri) con la maggior superficie del corpo possibile e senza crema protettiva, per un periodo variabile in base al fototipo: circa 10-15 minuti al giorno in estate e 20-30 minuti in inverno tra le 11:00 e le 15:00, cioè quando i raggi UV sono più attivi.
 
2. Mangiare ogni settimana tre porzioni di pesce, variando la specie e scegliendo quelli in cui è più presente la vitamina D. In ordine di quantità: aringa, tonno, pesce spada, alici, suro o sugarello, trota e coregone. Le noci (20 g al giorno) sono una valida fonte di grassi polinsaturi.


3. Consumare due porzioni di latticini al giorno, come latte o yogurt (anche parzialmente scremati), a colazione o a merenda e aggiungere un cucchiaio di formaggio grattugiato sui primi piatti. Chi non tollera il lattosio, può utilizzare latte delattosato e Grana Padano DOP perché privo di lattosio, ma ricco di calcio che grazie alla vitamina D fortifica le ossa.

4. Consumare due-quattro uova a settimana, sode o cotte in padella antiaderente (anche strapazzate o in frittata). Consumare una volta a settimana un primo piatto a base di pasta all’uovo.
 
5. Controllare il livello della vitamina D (25-OH) nel sangue e, in caso di carenza, provvedere alla corretta integrazione soprattutto nel periodo invernale, o comunque se non si ha un’esposizione al sole costante.

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