Sanihelp.it – Prima di tutto, cos'è il pH? «Corrisponde alla misura del grado di acidità o il contrario (ovvero l’alcalinità, denominata anche basicità) dei diversi distretti cutanei – spiega Alessandra Vasselli, cosmetologa di Aideco – Questo parametro varia in virtù di numerosi fattori: è individuale, dipende da sesso, età, routine cosmetica … Ma soprattutto dalle diverse zone della pelle. Anche se la cute è dotata di un sistema tampone in grado di riportare velocemente il pH nelle sue normali condizioni di partenza, tutto quello che applichiamo sulla pelle può modificarlo in modo significativo e questo non ne aiuta il mantenimento in buona salute».
Per spiegare meglio, questo parametro è conteggiato con una scala che va da 0 a 14: a 0 è acido verso la neutralità che è 7, oltre cui il pH è alcalino (o basico). Mentre un pH leggermente acido protegge la pelle dalla proliferazione di microbi (batteri, funghi o miceti, lieviti), un pH leggermente basico aiuta la crescita microbica. Va da sé che il pH della pelle va tenuto almeno intorno alla neutralità (7) e comunque sempre meglio verso l’acidità (5,5). È di conseguenza molto importante rispettare il pH della pelle, perché ne può regolare la fisiologia e il mantenimento del benessere.
Ogni area del corpo ha il suo specifico pH, diverso da zona a zona, per proteggerci in modo selettivo dalla potenziale insorgenza di infezioni batterico-micotiche. In alcune aree questa prerogativa è ancora più importante, come è il caso della parte intima. Le zone intime femminili infatti sono caratterizzate da condizioni anatomiche e funzionali particolari:
1. Cute, mucose e pseudomucose sono contigue, con abbondante secrezione sebacea e sudore.
2. Data la presenza di peli pubici, la specifica conformazione anatomica e il continuo sfregamento (anatomia, indumenti), si accumula umidità e facilmente si può produrre macerazione.
3. È presente la flora batterica locale e il pH tendente all’acidità, ma con frequenti e importanti variazioni durante il ciclo (le mestruazioni possono portare a un pH molto alcalino).
4. Nel corso della vita di una donna, le condizioni ormonali si modificano e quindi anche i parametri di base (pubertà pH 5, età fertile pH 4- 5, gravidanza pH 3.5 – 4.5, menopausa pH 6-7, età senile pH 6-7).
Le conseguenze più prevedibili sono la crescita di microrganismi, frequenti alterazioni e odori sgradevoli. Il mantenimento del pH verso l’acidità è, quindi, condizione indispensabile per la salute dell’apparato genitale femminile, perché ostacola la proliferazione di microrganismi patogeni e l’ecosistema vaginale riesce a svolgere la sua importante funzione protettiva e preventiva.
Un detergente intimo femminile dovrebbe quindi avere caratteristiche tali da rispettare le parti intime di una donna, come:
· contenere tensioattivi delicati (a bassa schiumosità)
· avere un pH non superiore a 4.5
· detergere efficacemente contribuendo al mantenimento di un ambiente sfavorevole alla crescita batterica
· rispettare la microflora naturalmente presente, sfavorendo, al contempo,la crescita di specie patogene
· esplicare infine un’azione lenitiva assicurando una sensazione di freschezza e di benessere.
«L’igiene delle aree intime un tempo era intesa solo come semplice pulizia – commenta la cosmetologa – Oggi il termine ha invece acquisito un significato più ampio perché comprende la prevenzione dell’insorgenza di problemi di zona. Insomma, il momento fondamentale per la salute di quest’area è proprio la detersione, atto che va ben aldilà dell’uso di un detergente qualunque!».