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Farmaci biologici: non tutti accedono alle terapie

Sanihelp.it – Secondo uno studio effettuato  su pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) realizzato da Clicon Health, Economics&Outcome Research (società di ricerca specializzata in progetti di studio su database clinici e amministrativi in collaborazione con ASL, Mmg e centri Specialistici) oltre ai pazienti AR già in trattamento con i farmaci biologici, un ulteriore 10% dei pazienti che hanno ricevuto una diagnosi specifica potrebbero trarre vantaggio dal un analogo trattamento con i cosiddetti b-DMARDS (biologics disease-modifying antirheumatic drugs), ma non accedono alle terapie.


I farmaci in questione, a differenza degli anti-infiammatori non steroidei e dei corticosteroidi, che contrastano l’infiammazione ma non incidono sulla progressione del danno anatomico, modificano l'andamento della malattia e la rallentano, migliorando la funzionalità delle articolazioni e riducendo la disabilità e la mortalità, a patto di essere utilizzati nelle fasi più precoci del decorso dell'artrite reumatoide.

I risultati dello studio Clicon sono stati ottenuti analizzando i dati dei pazienti afferenti a un campione di Asl distribuite sul territorio nazionale successivamente proiettati sull’intera popolazione italiana.

Sono stati inclusi tutti i pazienti che nel quinquennio 2013-2017 hanno ricevuto una diagnosi di artrite reumatoide individuata tramite le schede di dimissione ospedaliera o dall’archivio delle esenzioni per patologia. I

l campione è stato poi sottoposto a un valutazione di potenziale eleggibilità al trattamento con b-DMARDS in base a linee guida consolidate, applicando tre criteri: terapia fallimentare per 6 mesi con metotrexato (MTX) e avvio trattamento con un secondo DMARD convenzionale sistemico; trattamento da almeno 6 mesi con corticosteroide (almeno 7,5 mg. die); pazienti con controindicazione alla terapia con MTX (danno renale, interstiziopatia polmonare, danno epatico).

«Proiettando la valutazione di potenziale eleggibilità all’intera popolazione nazionale affetta da AR (circa 320 mila pazienti) ed escludendo ovviamente quelli già in trattamento con farmaci biologici – ha spiegato l’economista Luca degli Esposti (Clicon) – emerge che il 9.6% pazienti (cioè circa 30mila malati) presentano almeno uno o più dei criteri considerati di eleggibilità al trattamento con i biologici . Inoltre una quota importante dei pazienti eleggibili al trattamento con farmaci biologici risulta essere in età lavorativa (50-69 anni)».

«Lo studio è molto interessante ed è diretto ad identificare e quantificare l’annoso problema del sotto trattamento con farmaci biologici dei pazienti italiani colpiti da artrite reumatoide – commenta Luigi Sinigaglia, presidente nazionale della SIR. – Il nostro Paese è infatti agli ultimi posti in Europa per utilizzo di queste terapie. La ricerca presentata oggi ne è un ulteriore e autorevole conferma. Vanno quanto prima individuate le cause di questo fenomeno per poter così proporre soluzioni concrete nell’interesse di migliaia di nostri connazionali alle prese con una patologia grave ed invalidante».

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