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Latte d’asina: meglio quello materno?

Allattamento

Sanihelp.it – «Sostenere la produzione del latte d’asina, non solo come integratore del latte materno per i neonati prematuri, ma anche come alternativa al latte vaccino in soggetti allergici». È quanto sostiene l'articolo 1 del Disegno di Legge presentato da Forza Italia e bocciato dalla Fnopo, Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica.


La Società Italiana di Neonatologia interviene per fare chiarezza sulla questione. Innanzitutto il disegno di legge non riguarda solo i neonati prematuri, ma anche i soggetti allergici, identificando il latte d’asina come sostituto del latte vaccino nel supporto dietetico della patologia allergica.

In secondo luogo non intende sostituire il latte materno con quello d’asina, bensì utilizzarlo come integratore del latte materno, per soddisfare le aumentate esigenze nutrizionali del pretermine e migliorarne la tolleranza. Un fortificante del latte materno derivato dal latte d’asina si è dimostrato, nei nati pretermine, altrettanto efficace e meglio tollerato rispetto a un fortificante standard di origine bovina, ma, a oggi, è stato pubblicato un unico articolo scientifico al riguardo.

È indubbio che il latte materno e quello umano donato siano gli alimenti per eccellenza per i neonati prematuri, ma spesso, in considerazione della fragilità e delle patologie di questi bambini, sono necessari integratori per potenziarne gli apporti nutrizionali. Gli integratori comunemente utilizzati sono derivati da latte bovino e non esistono solide evidenze scientifiche che giustifichino un disegno di legge atto a promuovere il latte d’asina come alternativa.

Del resto bisogna osservare come il Regolamento Delegato (UE) 2016/127 della Commissione Europea del 25 settembre 2015 cita solo i latti di mucca e di capra come latti animali di partenza per la preparazione di formule lattee idonee all’alimentazione per il primo anno di vita.

Pur non essendo contraria al disegno di legge presentato, la SIN mette in luce che, in attesa di evidenze scientifiche che ne dimostrino l’utilità, ci sono altre priorità che la politica sanitaria dovrebbe prendere in considerazione. Sarebbe necessario consolidare le misure in grado di facilitare e mantenere l’allattamento al seno esclusivo, anche quando prematurità e patologie lo rendono più difficile, e rafforzare il patrimonio delle 38 Banche del Latte Umano Donato distribuite sul territorio nazionale.

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