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Scuola e giochi in corsia

Sanihelp.it – Ogni anno in Italia si ammalano di tumore circa 1500 bambini di età compresa tra 0 e 14 anni e circa 800 adolescenti con un’età compresa fra 15 e 18 anni.


I tumori pediatrici più comuni sono ematologici e, tra questi, le leucemie acute sono circa 500, di cui i casi di Leucemia Linfoblastica Acuta (LLA) sono circa 400 l’anno, rappresentando quasi l’80% delle leucemie fino ai 15 anni.

Scuola e giochi in corsia prende il via dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, coinvolge 7 centri AIEOP (Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica), oltre alla Capitale, Monza, Torino, Trieste, Bologna, Napoli, Bari e verrà presto esteso ad altre pediatrie italiane.

L’iniziativa vuole aiutare bambini e adolescenti con leucemia o altre neoplasie, e quelli sottoposti a procedure di trapianto di cellule emopoietiche, ad affrontare il lungo percorso di ospedalizzazione, grazie a innovativi strumenti didattici e ludico ricreativi e al supporto di insegnanti e psico-oncologi nei reparti.

La realizzazione del progetto è stata possibile grazie al contributo di Amgen, global leader nelle biotecnologie, in collaborazione con AIEOP (Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica).

Ogni centro, in base alle proprie esigenze, può scegliere nell’ambito di un set di strumenti offerti dal programma: materiale scolastico con l’utilizzo di iPad e Kindle per imparare divertendosi; giochi e realtà virtuale, cartoni animati proiettati sui muri delle stanze degli ospedali per ridurre stress e paura per la malattia; e ancora, palestre virtuali attraverso l’utilizzo di WII Balance per i faticosi percorsi riabilitativi. 

All’interno del programma riveste un ruolo fondamentale il corpo docente presente in ospedale anche durante i periodi di vacanze scolastiche, ovvero quando l’isolamento si fa sentire ancora più forte.

L’iniziativa, inoltre, prende in carico anche la sfera emotiva, grazie al sostegno di psico-oncologi che possono alleviare le preoccupazioni dei bambini e delle loro famiglie.

Per i piccoli stranieri o di altre religioni, è prevista anche la figura del Mediatore culturale che ha il compito di facilitare l’integrazione dei piccoli pazienti dal punto di vista linguistico, culturale e religioso.

Il programma vuole creare un ecosistema di supporto per i pazienti pediatrici contribuendo a migliorare la loro qualità di vita, alleviando il senso di isolamento provato durante le lunghe ospedalizzazioni e facilitando il rientro di bambini e ragazzi alla vita quotidiana al termine delle cure.

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FonteAIEOP

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