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Piccole allergie crescono

Le nuove Linee Guida mondiali sull'allergia al latte

Sanihelp.it – L’allergia alle proteine del latte è un problema che investe i bambini di tutto il mondo, con un’incidenza che tra i neonati può variare dall’1,9 al 2,5%. Ma oggi la loro salute non è tutelata a sufficienza perché esistono molte differenze nel modo in cui viene affrontata e gestita questa malattia.


Una situazione che ha indotto la World Allergy Organization (WAO) a realizzare nuove Linee Guida mondiali, affidandone il coordinamento a livello internazionale ad Alessandro Fiocchi, direttore della UO di Pediatria dell’Ospedale M. Melloni di Milano.
Il documento verrà presentato a Milano al V Meeting internazionale di Allergologia Pediatrica, che dal 4 al 6 febbraio 2010 vedrà la partecipazione di pediatri allergologi, gastroenterologi, pneumologi e dermatologi per un confronto e un aggiornamento su diverse tematiche legate alle allergie.

«Oggi sull’allergia alle proteine del latte c’è ancora molta confusione: in Italia sono pochi i centri che seguono l’iter diagnostico completo e l’esecuzione dei test non rispetta uno standard univoco – afferma Alessandro Fiocchi – per contro negli Stati Uniti ci sono bambini che vengono trattati per anni senza però aver mai ricevuto una diagnosi precisa. Notevoli differenze ci sono anche per quanto riguarda l’impiego dei sostituti del latte vaccino: negli Stati Uniti si usa il latte di soia, in Europa gli idrolisati di latte, in Italia l’idrolisato di riso e in Arabia il latte di cammella!».

Oltre alla disomogeneità nella diagnosi e nelle cure, a preoccupare sono anche i dati sull’aumento dei casi in tutto il mondo. Dal 5% degli anni ’80 il numero dei bambini con allergia respiratoria ha ora raggiunto il 25-30% nei Paesi sviluppati. E l’asma, che è al 10% in Italia, supera il 30% tra i dodicenni di Paesi come l’Australia, il Canada e anche la vicina Svizzera.

Moltiplicandosi le allergie, è cresciuto il numero di allergeni conosciuti. La globalizzazione ha prodotto tra gli altri effetti anche quello di esportare le allergie. Alcuni esempi: l’allergia alla betulla, sconosciuta in Pianura Padana fino a 20 anni fa, è diventata rilevante con la diffusione di betulle a scopo ornamentale nei giardini; da quando nelle case dei bambini milanesi sono comparsi criceti, cavie e conigli nani, l’allergia ai roditori è aumentata; l’allergia al kiwi è comparsa in Europa solo negli anni ’80 e tra i bambini negli anni ’90, cioè da quando questo frutto è conosciuto e consumato, e ora compaiono a Milano le prime allergie al licis, all’avocado e all’anacardo dei ristoranti cinesi…

E quel che è grave, è che le allergie si aggregano. E così chi è allergico ai pollini degli alberi sviluppa allergie alla frutta e alla verdura, e chi è allergico al latte sviluppa allergie ai peli di animali. È stato riportato che i bambini che vivono in città sono allergici al pelo di cavallo che non hanno mai incontrato e che questo può generare crisi gravi di asma.

Le tappe per gestire l’allergia al latte sono tre: sospettarla, diagnosticarla e stabilire la diete appropriata. «Oggi la maggior parte dei bambini guarisce dall’allergia al latte e dunque trattare questa malattia nel modo corretto significa procurare meno sofferenze ai bambini, per due motivi: chi deve seguire una dieta senza latte può avere gravi carenze nutrizionali, e chi guarisce prima, probabilmente svilupperà meno asma», spiega ancora Fiocchi.

Ecco cosa diranno le nuove raccomandazioni internazionali:
non ci si può affidare a metodiche alternative per la diagnosi dell’allergia alle proteine del latte: solo il dosaggio delle IgE specifiche, il test cutaneo e soprattutto il test da carico sono in grado di smascherarla
• l’allergia al latte non deve essere sospettata solo davanti a reazioni gravi, ma anche quando un bambino ha diarrea frequente, eczema, scarsa crescita e/o asma persistente
• quando si elimina il latte dalla dieta, bisogna togliere anche i formaggi, i dolci e i gelati; ma non è necessario evitare gli alimenti che contengono lattosio perché non è una proteina ma uno zucchero
• non tutti i sostituti del latte sono uguali: qualcuno ha migliori caratteristiche di tollerabilità, di palatabilità, di costo, di influenza sulla durata della malattia
• la malattia non è banale e deve essere affidata agli specialisti, non gestita dalla mamma o dal pediatra di libera scelta per tentativi.

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