Sanihelp.it – Si chiama Thelazia, si deposita a livello degli occhi provocando fastidi e danni a cani e gatti. È un piccolo nematode, cioè un vermetto tondo, di cui esiste il maschio e la femmina che si accoppiano nell’occhio dell’animale e partoriscono poi delle larve che rimangono nel sacco congiuntivale. Le lacrime attirano poi i moscerini della frutta che se ne nutrono, ingerendo così anche le larve che, al loro interno, evolvono verso lo stadio infestante. Al successivo pasto su un altro animale, quest’ultimo viene infettato e il ciclo così ricomincia. Le larve vengono depositate nella congiuntiva, dove crescono fino a diventare vermi lunghi diversi centimetri. Solo i maschi di questo insetto possono fungere da vettori, in quanto si nutrono non solo di succhi vegetali, come le femmine, ma anche di lacrime e secreti oculari.
Il problema è piuttosto frequente in Cina e nei paesi orientali, mentre in Italia è stato riscontrato dapprima in Piemonte, poi in Basilicata. Si conoscono due specie di questi nematodi, appartenenti alla famiglia delle Spirulidae: Thelazia callipaeda, l’unica segnalata in Italia, e Thelazia californiensis.
I sintomi sono lacrimazione profusa, infiammazione dell’occhio, prurito, fotofobia (l’animale tiene l’occhio chiuso). La gravità delle lesioni dipende dal numero di parassiti presenti e varia da cheratocongiuntivite mucopurulenta a ulcere corneali.
Segni oculari simili sono stati riscontrati, seppure molto raramente, anche nell’uomo che si infesta, come l’animale, quando il moscerino si nutre delle sue lacrime.
Il periodo a maggior rischio di trasmissione è fra luglio e settembre, ma poiché gli adulti di T. callipaeda hanno una longevità di mesi, si possono trovare nel sacco congiuntivale dello sfortunato ospite anche nei mesi primaverili e invernali.
La diagnosi è facilitata dal fatto che il parassita è piuttosto visibile anche a occhio nudo e potrebbe essere rimosso manualmente. Si può effettuare poi un lavaggio del sacco congiuntivale.
I farmaci utilizzati sono ivermectina, moxidectina, anche in associazione con imidacloprid. Gli antibiotici possono essere prescritti nel caso sia presente una infezione batterica secondaria.