Sanihelp.it – «Sono migliaia gli italiani, sia donne sia uomini, che ricorrono alla chirurgia estetica per soddisfare il desiderio di migliorare o modificare il proprio aspetto».
Così l’avvocato Andrea Marzorati, esperto di responsabilità medica e malasanità, commenta la fotografia che arriva dai dati raccolti dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery, l’associazione internazionale di chirurghi plastici estetici, che anche nel 2020 ha posizionato l’Italia al 5° posto nel mondo per interventi di chirurgia estetica dietro solo a Usa, Brasile, Giappone e Messico.
«Se è vero però che molti interventi soddisfano le aspettative dei pazienti, è altrettanto allarmante il numero di interventi mal riusciti con risultati disastrosi e conseguenze invalidanti sia sotto il profilo fisico che psicologico che molto spesso richiedono ulteriori operazioni di chirurgia secondaria con l’obiettivo di riparare i danni» continua l’esperto.
«Le conseguenze di un intervento mal riuscito partono dalla ricerca del chirurgo che si renda disponibile a riparare i danni dei pazienti lesionati, fino alla cura del disagio psicologico per la preoccupazione e le conseguenze negative sulle relazioni sociali, sia in ambito sentimentale che lavorativo>.
«In caso di intervento errato, l'ospedale, la clinica o il chirurgo non solo potrebbero essere tenuti a rimborsare le somme corrisposte per l'operazione sbagliata, ma anche quelle per doversi sottoporre ad un nuovo intervento, nonché potrebbero essere tenuti a risarcire le spese già sostenute, e da sostenersi, come medicinali, protesi e dispositivi medicali, esami specialistici, trattamenti estetici e curativi, terapie riabilitative» prosegue l’avvocato.
«Inoltre potrebbero dover risarcire al paziente i danni derivanti dalla diminuzione, o perdita, del reddito durante il periodo di convalescenza, o addirittura i danni permanenti che hanno inciso sulla capacità lavorativa, riducendo la capacità di produrre reddito» continua Marzorati.
Il medico e il chirurgo possono essere ritenuti responsabili non solo per il danno estetico che si verifica in conseguenza di un loro errore ma anche quando il danno al paziente derivi da una complicanza medica prevedibile ed evitabile.
«Esistono diversi tipi di possibili errori: quelli commissivi, per aver sbagliato o ritardato la diagnosi, per aver mal eseguito l’operazione o il trattamento, oppure quelli omissivi per non aver fatto quanto si era obbligati a fare, sin dalla fase preparatoria, omettendo di prescrivere esami ed analisi, fino alla fase post-operatoria di follow up con una idonea terapia» conclude l’esperto.