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Gli abiti che proteggono dal sole

Sotto il sole con i vestiti giusti

Sanihelp.it – Quando si parla di protezione dai raggi solari si pensa subito alle creme da spalmare sulla pelle. Ma la protezione dagli effetti nocivi del sole può venire anche dalla scelta di un abbigliamento ad hoc. Per questo l’UNI, l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione, ha elaborato una guida che spiega nel dettaglio i requisiti che i capi d’abbigliamento devono avere per essere considerati idonei a proteggerci dai danni provocati da un’eccessiva esposizione ai raggi del sole.


Non pensiamo a improponibili uniformi ultra-pesanti e fuori moda: si tratta di abiti normalissimi, leggeri, pratici, confortevoli e anche alla moda, che si trovano già sul mercato e sono facilmente reperibili nei negozi (soprattutto sportivi) e nei centri commerciali.
Fino a poco tempo fa venivano utilizzati soprattutto come capi tecnici per lo sport (sport di alta montagna, vela e altri sport nautici), oppure per proteggere determinate categorie di persone che svolgono lavori all’aperto, o ancora dalle popolazioni nordiche da sempre più attente ai problemi della pelle, e ora vengono utilizzati sempre di più anche nel tempo libero.

Per identificare i capi idonei alla protezione anti-UV esistono specifiche norme (chiamate UNI EN 13758) che qualificano la capacità dei tessuti di filtrare le radiazioni ultraviolette, e attribuiscono a questa capacità protettiva (proprio come avviene per le creme solari) un fattore, il UPF – Ultraviolet Protecion Factor.

L’UPF indica quanto più a lungo si può restare esposti al sole senza scottarsi rispetto al tempo di esposizione senza protezione (tenendo sempre conto del fatto che il tempo di protezione individuale dipende dal proprio fototipo). Per esempio, se il tempo di esposizione consigliato è di 2 minuti, utilizzando un capo di abbigliamento anti UV con fattore protettivo 40+, il tempo di esposizione sale di 40 volte e cioè fino a 80 minuti.

I capi di abbigliamento anti-UV conformi alle norme UNI si riconoscono perché sono marcati e riportano il numero della norma e l’indicazione del fattore protettivo 40+. Un pittogramma che rappresenta un sole con ombreggiature contrassegna i capi con UPF maggiore di 40, per indicare una protezione contro l’esposizione ai raggi UVA e UVB.

I requisiti minimi del tessuto, specificati nella norma, assicurano una protezione sufficiente per tutte le situazioni (tranne quelle più estreme che è molto improbabile che si verifichino alle latitudini italiane).

Bisogna comunque sempre tenere presente che:
• le fibre sintetiche (poliestere) offrono una protezione maggiore delle fibre naturali (cotone o lino)
• i tessuti a maglia stretta proteggono meglio delle stoffe leggere
• i colori più forti e accesi proteggono meglio del bianco o dei colori pastello
• se la luce, e quindi i raggi del sole, riesce a passare attraverso i vestiti la pelle non è abbastanza protetta dai raggi nocivi
• il grado di protezione di un indumento si riduce nel caso questo sia strappato, logoro, danneggiato o bagnato.


La guida – realizzata grazie alla collaborazione di ANFAO, Commissione difesa vista, SMI (Sistema Moda Italia) e UNITEX (Associazione Nazionale per l’Unificazione nel settore Tessile) – è scaricabile dal sito www.uni.com.

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