Sanihelp.it – Solanum melangea o mela insana o mela di Sodoma tanti appellativi per uno stesso prodotto: la melanzana.
Quest’ortaggio ha radici antiche: se ne hanno notizie già dalla regione di Assame in Birmania millenni fa; è stata importata dalle carovane arabe nell’Africa del nord e i nordafricani la portarono con sé nell’invasione della Spagna in Andalusia all’inizio del Medioevo.
La melanzana per molti secoli non è stata vista di buon occhio: appartiene alla famiglia della solanacee alla quale appartengono anche pomodoro, peperone, stramonio e belladonna e contiene una sostanza tossica, la solanina, che però si degrada con la maturazione dell’ortaggio e si elimina completamente nel corso della cottura.
A causa di questo principio attivo nel passato si pensava che potesse generare follia, febbre e crisi epilettiche.
Oggi invece, studi condotti presso il Department of Food Science dell’università del Massachuttes ha rivelato che l’infusione di pezzi di melanzana potrebbe ridurre la pressione arteriosa perché questo infuso esplica un’azione molto simile a quella prodotta dagli ACE-inibitori.
L’American Diabetes Association, inoltre, raccomanda ai pazienti affetti da diabete di tipo 2 e ipertesione di consumare regolarmente melanzane perché sono molto ricche di fibre, contengono carboidrati poco solubili e contengono sostanze fenoliche che inibiscono alcuni enzimi chiave nella genesi di entrambe le patologie.