La diarrea è la principale manifestazione clinica di un’infezione intestinale. Classicamente viene definita come l’eliminazione di tre o più scariche al giorno di feci non formate, con associato o meno un altro segno o sintomo tra nausea, vomito, crampi addominali, febbre e sangue nelle feci.
La diarrea può essere considerata sia un sintomo che una malattia.
Nel primo caso, è un tentativo di difesa dell’organismo nei confronti di alcune situazioni, come infiammazioni intestinali da infezioni batteriche o virali, assunzione di alimenti deteriorati, uso di determinati farmaci, per esempio gli antibiotici, assunzione di eccessive quantità di alcolici. Talvolta può essere dovuta anche a fattori ormonali o improvvisi sbalzi di temperatura (colpo di freddo). Come per il vomito, tra le cause ci possono essere anche fattori psicologici.
Ma la diarrea può essere anche vista come malattia vera e propria, intesa come disturbo della defecazione, e i suoi principali sintomi consistono nell’emissione di feci di consistenza liquida o semiliquida, di maggior volume, e con frequenza superiore alla norma (può variare da tre a sei volte al giorno).
Negli individui in buono stato di salute è generalmente una manifestazione non preoccupante, mentre in alcuni gruppi di persone può determinare pericoli anche gravi per la salute: questo avviene soprattutto nelle persone anziane o con malattie croniche.
Il gruppo di soggetti maggiormente a rischio è rappresentato comunque dai bambini. Nei Paesi in via di sviluppo, infatti, le conseguenze della diarrea infettiva sono terribili, con un tasso di mortalità pari a circa 3 milioni di bambini per anno.
I costi sono elevatissimi: negli Stati Uniti il costo stimato per episodio di diarrea è pari a circa 300 dollari (la metà dei quali deriva dai giorni di lavoro persi dai genitori del paziente) e il costo totale legato al problema diarrea acuta è pari a 1 miliardo di dollari. Negli USA vengono ricoverati ogni anno per diarrea circa 200.000 bambini, di cui 500 muoiono.
Per quanto riguarda il nostro Paese, dati raccolti da un gruppo di lavoro della Società Italiana di Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica (SIGEP) hanno mostrato un costo medio di circa 250 euro per episodio di diarrea lieve-moderato.
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La diarrea del viaggiatore, conosciuta anche con l'ironico nome di vendetta di Montezuma e generalmente causata dal consumo di acqua o di alimenti contaminati, colpisce dal 20 al 50% dei soggetti che si recano in Paesi con condizioni igienico-sanitarie inferiori a quelle del Paese di provenienza. A rischio gli oltre 50 milioni di viaggiatori che ogni anno si spostano da un Paese industrializzato a uno a basso tenore igienico. In alcune aree geografiche l’incidenza nei viaggiatori supera il 60% per un periodo di permanenza di 2 settimane.
In base alle condizioni igieniche, nel mondo si distinguono 3 livelli di rischio:
• aree ad alto rischio: America Latina, la maggior parte dell’Asia, Africa settentrionale, occidentale e orientale;
• aree a rischio moderato o intermedio: Europa mediterranea, paesi del Medio Oriente (in alcuni studi la Turchia risulta ad altro rischio), Cina, paesi dell’ex Unione Sovietica, Sud Africa;
• aree a basso rischio: resto d’Europa, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone.
Ma le cause non sono solo di ordine igienico-sanitario. Anche il solo cambiamento di abitudini e ritmi di vita e le diverse condizioni climatiche e ambientali (il caldo-umido sembra favorire la patologia) possono determinare la comparsa del quadro clinico. Altri fattori più personali e soggettivi quali l’età, le condizioni morbose pre-esistenti, la scrupolosità e l’attenzione nel seguire norme igieniche e comportamenti appropriati e le caratteristiche del viaggio giocano un ruolo nella genesi del disturbo.
Gli agenti patogeni responsabili sono diversi: virus, batteri, protozoi e miceti. Ogni microrganismo patogeno può provocare manifestazioni differenti. Quelli riscontrati con maggiore frequenza sono, nell’ordine, i batteri Escherichia coli produttori di enterossina (ETEC), le Shigelle, le Salmonelle, il Campylobacter jejuni, e anche i banali Escherichia coli non enterotossici, che sono ospiti abituali del nostro intestino. Oltre ai batteri, una causa frequente di diarrea del viaggiatore sono i Rotavirus, gli Enterovirus, i virus Norwalk, mentre tra i parassiti sono da ricordare la Giardia lamblia, l’Entamoeba hystolitica, i Cryptosporidium.
Il contagio avviene per via fecale-orale, in primo luogo attraverso il consumo di acqua e alimenti contaminati, ma anche attraverso la balneazione, soprattutto se effettuata in acque dolci. Il contagio diretto da uomo a uomo, attraverso contatto con mani sporche, è raro ma possibile; le mosche possono fungere da vettori passivi degli agenti infettivi, trasportandoli meccanicamente da superfici contaminate agli alimenti.
Chi è a rischio? Praticamente tutti i viaggiatori, con le dovute differenze riguardo le destinazioni e le caratteristiche del viaggio e il periodo dell’anno.
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Anche se esistono vaccini nei confronti di alcuni degli agenti patogeni responsabili di malattie diarroiche, la migliore prevenzione di tutte le malattie a trasmissione fecale-orale risiede nell’adozione di alcune elementari norme igieniche.
- Cercare, per quanto possibile, di mantenere i ritmi e il tipo di alimentazione che si seguiva a casa propria può contribuire a ridurre il rischio e l’entità del disturbo.
- È importante assicurarsi che anche l’acqua per la balneazione sia sicura dal punto di vista igienico.
- La disinfezione dell’acqua, da bere o per il lavaggio delle verdure e della frutta, può essere ottenuta, oltre che con i prodotti già pronti in commercio, con la bollitura (per un minimo di tre minuti), con soluzioni a base di cloro o mediante l’aggiunta di tintura di iodio. Va tenuto presente che i disinfettanti a base di cloro non sono efficaci sulle cisti dei protozoi come l’ameba o il Cryptosporidium. In questi casi risulta più efficace l’aggiunta di tintura di iodio (32 gocce di tintura al 2% per litro di acqua, lasciando riposare la soluzione così ottenuta per non meno di mezz’ora prima di utilizzarla). La tintura di iodio, a scopo di disinfezione, va utilizzata con cautela da parte di persone con problemi tiroidei.
- La somministrazione a scopo preventivo di antibiotici o altri farmaci è da escludere, in quanto non solo non mostra di avere alcuna effettiva azione protettiva, ma può anche comportare rischi per la salute e sgraditi effetti collaterali, oltre a contribuire a selezionare ceppi batterici resistenti agli antibiotici.
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L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha indicato in 10 punti la base della prevenzione delle malattie trasmesse dagli alimenti. Bisogna infatti ricordare che la presenza di microorganismi pericolosi nei cibi non è sempre evidente: gli alimenti contaminati infatti possono mantenere le solite caratteristiche di colore, odore e sapore. Consumare un alimento solo perché ha un bell’aspetto non è una garanzia di cibo sano e non è sufficiente a evitare il rischio di infezioni.
1. Scegliere prodotti che abbiano subito trattamenti idonei ad assicurarne l’innocuità (per esempio, il latte pastorizzato o trattato ad alte temperature).
2. Cuocere bene i cibi in modo che tutte le parti, anche le più interne, raggiungano una temperatura di almeno 70°C.
3. Consumare gli alimenti immediatamente dopo la cottura.
4. Conservare in frigorifero gli alimenti cotti e non consumati subito. La permanenza nel frigo deve essere limitata; se il cibo deve essere conservato per lungo tempo è preferibile surgelarlo.
5. Riscaldare rapidamente e ad alta temperatura i cibi precedentemente cotti prima del consumo.
6. Evitare ogni contatto tra cibi crudi e cotti.
7. Curare particolarmente l’igiene delle mani nella manipolazione degli alimenti.
8. Fare in modo che tutte le superfici della cucina, gli utensili e i contenitori siano accuratamente puliti.
9. Proteggere gli alimenti dagli insetti, dai roditori e da altri animali.
10. Utilizzare e bere solo acqua potabile.
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Tempo di vacanze, tempo di viaggi. Una volta giunti a destinazione, però, la prima esigenza che il viaggiatore deve soddisfare è di pensare alla propria salute e tutelarla al massimo.
Al riguardo, i Centri di Medicina dei Viaggiatori predisposti dalla Società Italiana per la Medicina dei Viaggi e delle Migrazioni possono fornire molte indicazioni utili, come queste imperdibili dieci regole d'oro.
1. Bere acqua purificata o, se imbottigliata, addizionata di CO2
2. Mangiare cibi ben cotti e serviti molto caldi (appena preparati)
3. Mangiare frutta dalla buccia spessa, sbucciandola da sé ed evitando le macedonie già pronte
4. Evitare insalate crude, specie se a base di vegetali in foglia
5. Non utilizzare mai ghiaccio, nemmeno nelle bibite alcoliche
6. Consumare latte e latticini solo se pastorizzati
7. Evitare molluschi e pesce crudo o poco cotto, anche se con aggiunta di limone o aceto
8. Evitare possibilmente cibo venduto in baracchini lungo le strade
9. Asciugare, prima di bere, l’esterno delle lattine messe a refrigerare nel ghiaccio o nell’acqua
10. Usare acqua purificata anche per lavarsi i denti e per assumere medicinali
«Il buon esito dei nostri viaggi – spiega Emanuela Zamparo, presidente SIMVIM - dipenderà in gran parte dalla nostra alimentazione, che deve tener conto di molti fattori condizionanti, primi fra essi i fattori climatici. In linea generale bisogna che i viaggiatori programmino cosa mangiare, ma anche cosa non mangiare. Devono quindi conoscere bene i cibi pericolosi, che variano da paese a paese, e per i quali sono altrettanto importanti le indicazioni fornite dai Centri di Medicina dei Viaggiatori».
Un consiglio particolare riguarda gli anziani: bisogna fare pasti piccoli e seguire la cosiddetta regola dei 3 pugni: un pugno di carne, un pugno di verdura cotta, un pugno di frutta fresca.
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Da oggi, affrontare un viaggio senza paura di essere colpiti dalla ben nota vendetta di Montezuma è possibile, grazie all’arrivo anche in Italia del nuovo vaccino orale contro alcune importanti infezioni intestinali.
La diarrea del viaggiatore, un’infezione che può avere molteplici cause, la più diffusa delle quali è il batterio Escherichia coli enterotossigenico (ETEC), rappresenta oggi la patologia più frequente tra coloro che affrontano un viaggio. Se anche l’incidenza tende a variare a seconda della destinazione, questo disturbo colpisce in media la metà di tutti i viaggiatori che si recano nelle zone a rischio, oltre 1 milione di italiani l’anno, decine di milioni di persone nel mondo.
Se prima le uniche misure precauzionali erano evitare l’ingestione di alimenti, oggi per prevenire la diarrea del viaggiatore è arrivato DukoralĀ®, un vaccino di ultima generazione indicato per l’immunizzazione attiva contro le infezioni da Escherichia coli enterotossigenico.
I trial clinici condotti hanno dimostrato una copertura vaccinale contro la diarrea del viaggiatore da ETEC di oltre il 50%, percentuale che sale ancora nei confronti delle diarree da infezioni miste: ad esempio, arriva ad oltre l’80% nel caso di diarrea causata da ETEC e Salmonella enterica. Contro le diarree da colera la copertura si è dimostrata dell’85-90%.
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Il periodo di incubazione e la contagiosità della diarrea del viaggiatore sono strettamente dipendenti dalla natura dell’agente eziologico; solitamente, però, il periodo di incubazione varia da qualche ora a pochi giorni.
La malattia si manifesta con almeno tre scariche al giorno di feci liquide o semi-formate. Altri possibili sintomi sono: nausea, vomito, crampi addominali, febbre e sangue nelle feci.
Si distinguono 3 livelli di gravità:
- lieve: fino a 3 scariche al giorno senza segni / sintomi associati
- moderata: da 4 a 10 scariche al giorno senza sintomi/segni associati oppure con un numero qualsiasi di scariche, ma con almeno un segno/sintomo associato tra: febbre inferiore a 38°C, crampi addominali, tenesmo, nausea, vomito, muco nelle feci
- grave: più di 10 scariche al giorno o qualsiasi numero di scariche se associate a sangue nelle feci e febbre superiore a 38°C.
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La diarrea del viaggiatore è una condizione morbosa, seppure fastidiosa, di lieve entità e autolimitantesi (tende cioè a risolversi spontaneamente nel giro di qualche giorno) ma, nel caso che si manifestino sintomi sospetti (diarrea profusa, dolori addominali, febbre, disturbi dispeptici) sarebbe sempre bene consultare un medico, se non altro per escludere, mediante appropriati esami di laboratorio, malattie per le quali è necessaria una terapia appropriata.
Di regola, la gestione delle forme lievi si limita alla ricostruzione del patrimonio idro-salino perduto con le scariche (reidratazione) e al mantenimento di un corretto regime alimentare.
In questi casi l’assunzione di semplice acqua e qualche cracker salato (come fonte di cloruro di sodio) o l’uso di succhi di frutta è sufficiente per ottenere un’efficace reidratazione. Un’altra eccellente opzione, se disponibile, è una zuppa salata o del brodo.
Per la reidratazione dell’organismo esistono in commercio soluzioni saline già pronte. In caso di necessità una buona soluzione reidratante può essere anche preparata in casa.
Bisognerebbe continuare ad assumere cibo con regolarità. Si dovrà evitare latte e latticini nei primi due giorni di malattia (spesso coesiste un transitorio deficit di lattasi), come pure cibi grassi (stimolano l’escrezione di sali biliari che hanno effetto osmotico) e cibi piccanti (aumentano il transito intestinale). I cibi che vanno preferiti, oltre ai già citati zuppa e brodo, comprendono riso, pasta, patate, banane, carni bollite (in quantità modesta). Le verdure andrebbero reintrodotte quando la diarrea comincia a migliorare.
Sia i bambini allattati al seno sia quelli nutriti con latte artificiale dovranno ricevere il latte ogni volta che lo richiedano, all’occorrenza anche con l’aggiunta di ORS.
Le forme moderate e gravi richiedono che alle misure appena consigliate (reidratazione e dieta) si aggiunga l’utilizzo di farmaci che riducano il numero e l’entità delle scariche (i cosiddetti antidiarroici, in particolare quelli inibitori della motilità intestinale, come la loperamide) e di antibiotici (nei casi più gravi dove si sospetta un’eziologia batterica specifica). In questo secondo caso, la terapia deve essere iniziata il prima possibile e sempre dietro prescrizione medica.
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Nell’ambito del 6° Congresso Nazionale della SIMVIM (Società Italiana di Medicina dei Viaggi e delle Migrazioni) di Roma riguardante le Linee Guida sulla Diarrea del Viaggiatore, è stata espressa una raccomandazione per l’antidiarroico di nuova generazione racecadotril: si tratta di un farmaco con forte azione antisecretoria e antidiarroica, che si è dimostrato molto efficace e ben tollerato.
Un farmaco antidiarroico dovrebbe:
- inibire la secrezione di liquidi
- stimolare l’assorbimento di fluidi da parte della mucosa intestinale
- avere una rapida insorgenza d’azione
- non interferire sulla motilità intestinale
- evitare un accumulo di fluidi nel lume intestinale disteso
- evitare un incremento della colonizzazione batterica del tratto intestinale superiore e un’invasione da parte di germi enteroinvasivi
- non interferire con il recupero della funzione intestinale normale.
Racecadotril ha tutti questi requisiti. A differenza dei comuni antidiarroici, questo farmaco (che è un inibitore dell’encefalinasi) agisce anche sui sintomi associati alla diarrea, quali dolori, gonfiore addominale, astenia. Inoltre non blocca la motilità intestinale, bensì riduce la secrezione eccessiva di acqua ed elettroliti nel lume intestinale, contrastando così la disidratazione in modo più efficace e mirato e consentendo di mantenere una normale fisiologia delle funzioni intestinali.
Le peculiarità di racecadotril ne fanno l’unico farmaco attualmente in commercio in Italia indicato nel trattamento della diarrea acuta di adulti e bambini a partire dal terzo mese di vita. I 50 milioni di viaggiatori che ogni anno si spostano per turismo e vanno incontro al rischio di diarrea del viaggiatore potranno cosi partire più sicuri e con meno preoccupazioni.
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Ecco quale suggerimento per la preparazione, in ambito domestico, di una buona soluzione reidratante.
Procurarsi:
- 3,5 grammi di sale da cucina (circa un cucchiaino da caffè)
- 40 grammi di zucchero (due cucchiai da tavola colmi)
- 2,5 grammi di bicarbonato (un cucchiaio da caffè raso)
- 1 grammo di cloruro di potassio (un cucchiaino da caffè raso).
Sciogliere gli ingredienti in un litro d’acqua minerale, bollita o disinfettata chimicamente.
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Portare un bambino in viaggio richiede molte attenzioni: i piccoli infatti sono più suscettibili degli adulti alle malattie infettive e ai traumi e difficilmente seguono spontaneamente le norme di igiene alimentare. Ecco i principali rischi del bambino in viaggio e i consigli per affrontarli: