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Un numero considerevole di alunni della scuola di base presenta problemi di apprendimento che incidono sul loro rendimento e causano spesso un vero disadattamento scolastico.
Numerosi studi recenti hanno infatti evidenziato che oltre il 20% della popolazione scolastica presenta rallentamenti nei processi di apprendimento che richiedono interventi individualizzati.
Le problematiche che si possono presentare sono diverse:
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM IV), per formulare la diagnosi di dislessia occorre che:
Come si può capire se ci troviamo veramente di fronte a un caso di dislessia? a che età e attraverso quali segnali?
In genere il problema si fa evidente in seconda o terza elementare ma già durante la scuola materna si possono osservare significative difficoltà nel manipolare i suoni nelle rime e nelle filastrocche.
È la cattiva attivazione e organizzazione di una serie di funzioni a causare la dislessia. Nella normalità queste permettono di passare dalla percezione di un testo scritto all’identificazione delle lettere e delle parole e quindi all’estrazione di un significato.
Le principali funzioni implicate nella lettura sono di tipo linguistico e visuo-percettivo.
Quando si parla di disturbi dell’apprendimento si pensa subito alla dislessia.
In realtà i problemi legati all’apprendimento sono diversi, e non riguardano solo la capacità di leggere.
Vediamoli nel dettaglio insieme alla dottoressa Monica Pratelli, psicoterapeuta presso l'Istituto psico-medico-pedagogico Centro Method di Perignano (Pisa).
«C’è la disgrafia, una difficoltà di scrittura che riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici.
Il soggetto scrive in modo irregolare, con velocità eccessiva o con estrema lentezza, la sua mano scorre con fatica e l’impugnatura della penna è scorretta.
Manca il senso dello spazio: non vengono rispettati i margini del foglio, la scrittura procede in salita o in discesa rispetto al rigo e a volte anche da destra verso sinistra.
Le dimensioni delle lettere non sono rispettate, l’impostazione invertita, i legami tra le lettere scorretti: tutto ciò rende spesso la scrittura incomprensibile al soggetto stesso, che non può quindi individuare gli errori.
La discalculia è invece una difficoltà nell’apprendimento del calcolo che si manifesta nel riconoscimento e nella denominazione dei simboli numerici, nella scrittura dei numeri, nell’associazione del simbolo numerico alla quantità corrispondente, nella numerazione in ordine crescente e decrescente, nella risoluzione di situazioni problematiche.
È vero, i simboli numerici sono quantitativamente inferiori rispetto a quelli alfabetici, ma complessa è la loro combinazione che si basa sul valore posizionale: per molti bambini non c’è differenza tra 15 e 51 oppure tra 316 e 631.
Anche alla base della discalculia ritroviamo carenze relative alle abilità percettivo-motorie, ma, non di rado, le difficoltà logico-matematiche sono attribuibili anche a una carenza di esperienze concrete.
Infine, la disortografia è la difficoltà a tradurre i suoni che compongono le parole in simboli grafici: il soggetto confonde i segni alfabetici che si assomigliano nel suono (f e v, t o d) o nella forma (b e p), omette parti di parola (ad esempio la doppia consonante: palla- pala), inverte i suoni all’interno delle parole (sefamoro anziché semaforo).
La disortografia può derivare da una difficoltà di linguaggio, da scarse capacità di percezione visiva e uditiva, da un organizzazione spazio-temporale non ancora sufficientemente acquisita o da un processo lento nella simbolizzazione grafica».
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Numerosi studi tra i quali il più recente condotto da un gruppo di ricercatori dell’Istituto Scientifico Eugenio Medea - La Nostra Famiglia di Bosisio Parini e della facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano sembrano aver rintracciato la causa della dislessia nel cromosoma 15.
Questa patologia viene definita come una difficoltà significativa nell’apprendimento della lettura in presenza di un livello cognitivo e di un’istruzione adeguati e in assenza di problemi neurologici e sensoriali.
I bambini con dislessia sono intelligenti, non hanno problemi visivi o uditivi ma non apprendono a leggere in modo sufficientemente corretto e fluido: le loro prestazioni nella lettura risultano nel complesso molto al di sotto del livello che ci si aspetterebbe in base all’età, alla classe frequentata e al livello intellettivo generale. Queste difficoltà solitamente condizionano anche in modo pesante le prestazioni scolastiche.
Una delle principali implicazioni rintracciate dallo studio condotto dall’equipe italiana è che quest’area del genoma risulta in grado di influenzare la suscettibilità alla dislessia indipendentemente dalle caratteristiche culturali dei diversi Paesi in cui un bambino può trovarsi a vivere. Pertanto, indipendentemente dal grado di difficoltà grammaticali e dalle regole di lettura della lingua a cui un bambino viene esposto, l’area cromosomica indagata dagli studiosi sembra essere tra i “colpevoli” del disturbo.
«Questo risultato avrà futuri sviluppi», fa notare la dottoressa Cecilia Marino, responmsabile dello studio, «la ricerca proseguirà nell'intento di identificare in modo ancor più accurato sul cromosoma 15 i geni alterati, cioè le unità più piccole codificanti del genoma umano, coinvolti nella dislessia. La conoscenza delle alterazioni genetiche può aiutare a chiarire i meccanismi che determinano la dislessia».
Fonte: Irccs “Eugenio Medea - La Nostra Famiglia”
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Quando affidarsi a uno specialista
Gli errori caratteristici nella lettura e nella scrittura sono l’inversione di lettere e numeri(24 invece di 42) oppure la sostituzione (m con n o v con f).
Altri disturbi possono riguardare la memorizzazione di semplici elenchi: i giorni della settimana i mesi dell’anno, le lettere dell’alfabeto.
Anche la difficoltà di mantenere un costante livello di attenzione è un indice altrettanto importante.
Attraverso il menù a lato si accede a un elenco di sintomi. Il consglio di Sanihelp.it è quello di rivolgersi a uno specialista in neuropsichiatria, in psicologia o in logopedia non solo se trovi corrispondenza nei sintomi ma anche se noti in qualcun'atro difficoltà linguistiche legate alla lettura e alla scrittura, bambino o adulto che sia.
Non trascuriamo il fattore ereditario! Anche se non c’è nulla di certo iniziano a essere rintracciate le cause genetiche di questo disturbo. Il fatto di essere dislessici può essere già un buon motivo per sottoporre tuo figlio a un test specifico.
Caratteristiche dell’apprendimento
La prima funzione della diagnosi è quella di peremttere di evitare gli errori più comuni come colpevolizzare il bambino - «non impara perché non si impegna» - e di attribuire la causa a problemi psicologici. Questi errori determinano sofferenze, frustrazioni e talora disastri irreparabili.
Una volta eseguita la diagnosi si possono mettere in atto aiuti specifici, tecniche di riabilitazione e di compenso, nonché alcuni semplici provvedimenti come la concessione di tempi più lunghi per lo svolgimento di compiti, l'uso della calcolatrice o del computer. I dislessici hanno un diverso modo di imparare ma comunque imparano.
Per avere le idee chiare sulla diagnosi proponiamo in seguito il protocollo diagnostico a cura dell'Associazione italiana dislessia.
Professionalità coinvolte nella valutazione:
Questa serie di esami permette di raccogliere informazioni riguardo i danni e disfunzioni cerebrali e la loro localizzazione.
Inoltre i soggetti con probabile dislessia, sia acquisita che evolutiva, devono essere sottoposti a test delle funzioni sensoriali e ad una valutazione neuropsicologica completa, comprensiva di test d'intelligenza.
I primi allo scopo escludere che il problema di lettura sia dovuto a deficit sensoriali (della vista e dell'udito), la seconda per accertare che il disturbo non sia dovuto a deterioramento o ritardo mentale, oltre che per fornire un quadro neuropsicologico del paziente.
Più in particolare, la valutazione neuropsicologica dovrebbe comprendere:
A scuola sono possibili quattro tipologie di intervento riabilitativo del soggetto dislessico:
Attualmente sono numerosi i programmi multimediali presenti in commercio per l’apprendimento e la riabilitazione della lettura, della scrittura e del calcolo.
In effetti l’ausilio del computer in caso di disturbi dell’apprendimento può essere molto utile, se si pensa che il PC rende possibile l’esercizio di determinate abilità in modo giocoso e attraente, grazie alla possibilità di cambiare frequentemente e rapidamente il tipo di attività, stimolando sempre lo stesso processo cognitivo.
È fondamentale però scegliere il software giusto.
Perché scegliere il computer:
Iniziare tempestivamente un trattamento riabilitativo consente di rafforzare o riattivare le funzioni deficitarie e potenziare le altre presenti. Sono possibili due tipi di intervento:
Purtroppo molto spesso le difficoltà di apprendimento non vengono individuate precocemente: il ritardo diagnostico pesa molto a livello psicologico sul bambino, che è costretto a vivere una serie di insuccessi a catena senza che se ne riesca a comprendere il motivo.
Infatti quasi sempre i risultati scolastici insoddisfacenti vengono attribuiti allo scarso impegno, al disinteresse o alla distrazione: così questi alunni, oltre a sostenere il peso della propria incapacità, se ne sentono anche responsabili e colpevoli.
«L’insuccesso prolungato genera scarsa autostima», spiega Monica Pratelli, psicoterapeuta presso l’Istituto Psico-medico-pedagogico Centro Method di Perignano (Pisa).
«Dalla mancanza di fiducia nelle proprie possibilità scaturisce un disagio che nel tempo può dare origine a demotivazione all’apprendimento e a manifestazioni particolari quali la forte inibizione, l’aggressività, gli atteggiamenti istrionici di disturbo alla classe e, in alcuni casi, la depressione».
Proviamo, per un attimo, a metterci nei panni di un bambino o di un ragazzo con disturbo di apprendimento e immaginiamone gli stati d’animo:
In caso di diagnosi di disturbo dell’apprendimento, i risvolti psicologici si sentono anche a livello familiare: per tanti genitori la scuola è al primo posto, e se emerge un problema subentrano nei genitori sensazioni frustranti e ansiose che non possono che nuocere al bambino.
«Presi dall’ansia mamma e papà adottano, in buona fede, soluzioni dannose, come estenuanti esercizi di recupero pomeridiano, punizioni o divieti di gioco. Talvolta si arriva anche a far cambiare scuola al figlio», racconta Monica Pratelli, psicoterapeuta presso l’Istituto psico-medico-pedagogico Centro Method di Perignano (Pisa).
E con l’aiuto della dottoressa Pratelli Sanihelp.it ha stilato un elenco di atteggiamenti e sensazioni molto comuni nei genitori dei bambini dislessici, ma anche profondamente scorretti e lesivi sia per il ragazzo che per la famiglia: