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Covid-19 e i rischi nei bambini: cosa dicono gli studi?

La parola agli esperti

Sanihelp.it – I bambini possono contagiarsi di Covid-19, sviluppano la malattia, generalmente (ma non sempre) in maniera meno grave, però si ammalano: è quanto sappiamo finora. La ricerca sta facendo passi da gigante, ma gli studi vanno valutati con attenzione. L'invito alla cautela arriva da Giuseppe Di Mauro, presidente della Società italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, commentando uno studio pubblicato sulla rivista medica americana Jama secondo cui i bambini si ammalano di meno grazie ai pochi recettori del virus presenti nel naso.


«Le cose non sono così semplici – commenta il professore – Davvero la differenza sta solo nel numero di recettori? Esiste un cut-off al di sotto del quale questo rischio è ridotto o nullo? E gli altri recettori ACE2 a livello dei pneumociti e quelli solubili presenti nel plasma che ruolo giocano? Altri fattori tuttora ignoti sono stati presi in considerazione?

Ancora troppe le domande. I ricercatori hanno formulato un'ipotesi, ma la risposta potremo averla solo dalla realtà, dai dati epidemiologici dei contagi, quando i bambini saranno riammessi in comunità, riprenderanno la frequenza scolastica. Speriamo che queste ottimistiche ipotesi vengano confermate, ma fino ad allora dobbiamo attenerci alla massima cautela»

Se sul fronte della contagiosità del virus nella popolazione pediatrica si attendono conferme, anche su quello dell'impatto sulla salute dei piccoli (sviluppo di sintomi più o meno gravi) proseguono gli studi: ha suscitato attenzione europea uno studio italiano sugli effetti dell’infezione da Covid-19 nei bambini coordinato dall’Irccs Materno Infantile Burlo Garofolo ed effettuato in 28 centri di 10 regioni in Italia durante le prime settimane della pandemia.

Il lavoro ha analizzato 130 bambini con accertata infezione da Covid-19, 67 dei quali (51,5%) avevano un parente infetto e 34 dei quali (26,2%) erano affetti da altre malattie che nella gran parte dei casi erano patologie croniche di tipo respiratorio, cardiaco o neuromuscolare.

Lo studio, che sarà pubblicato sull’European Journal of Pediatrics, conferma che la malattia ha uno scarso impatto in età pediatrica. Nello specifico, anche se la popolazione dello studio era selezionata (alto tasso di comorbidità) nel 75,4% dei casi (98 bambini) il Covid-19 si è sviluppato in modo del tutto asintomatico o con sintomi lievi.  

«Dai casi analizzati emerge con evidenza – spiega la dottoressa Marzia Lazzerini, responsabile del Centro Collaboratore dell’Organizzazione mondiale della salute (Oms) dell’Irccs Burlo e coordinatrice della ricerca – il fatto che il Covid-19 dimostra una minore pericolosità nei bambini rispetto agli adulti. Serviranno ulteriori studi per comprendere al meglio gli effetti dell’infezione, in particolare sui bambini con fattori di rischio per malattia più severa.

Per questo motivo al Burlo stiamo predisponendo studi di carattere longitudinale per offrire ai bambini e alle loro famiglie ulteriori conoscenze e protocolli operativi. Inoltre stiamo verificando, su un campione nazionale di oltre 2500 bambini, se esistono fattori predittivi per la diagnosi di Covid-19. Infine stiamo valutando le conoscenze, attitudine e pratiche legate alle modalità di diagnosi e tracciamento dei contatti, nonché l’impatto dell’epidemia sulla qualità dei servizi materno-infantili in diversi Paesi in Europa».

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