Sanihelp.it – Ancora troppe donne non sfruttano il momento della gravidanza per smettere per sempre con le sigarette. Attualmente in Italia il 26% delle fumatrici, che ha avuto un figlio, continua anche dopo il parto. Ciò avviene nonostante sia dimostrato scientificamente che fumare, durante questa fase, provoca diversi danni alla salute. I più frequenti sono aborto spontaneo, parto prematuro, aumento della mortalità perinatale e infantile, basso peso alla nascita e ritardi nella crescita cognitiva.
Per questo è partita la campagna antifumo Speriamo che sia… l’ultima, la prima rivolta alle donne in gravidanza e alle neo-mamme. È promossa da WALCE Onlus (Women Against Lung Cancer in Europe). «Durante i primissimi anni di vita – afferma la professoressa Silvia Novello, presidente di WALCE e docente nel Dipartimento di Oncologia Polmonare all’Università di Torino – il fumo passivo può portare a morte improvvisa del lattante in culla, infezione delle vie respiratorie, asma bronchiale, sintomi respiratori cronici e otite acuta. Aumenta il rischio di diversi tumori. Nel nostro Paese negli ultimi anni sono state introdotte norme sempre più restrittive. Tuttavia il 24% dei tabagisti ammette ancora di fumare in presenza di bambini e 7 su 10 lo fanno regolarmente in luoghi chiusi».
Secondo gli ultimi dati in Italia i fumatori sono 11,7 milioni e rappresentano il 22% della popolazione. «Stiamo assistendo alla fine delle differenze di genere – aggiunge la professoressa Chiara Benedetto, direttore della Struttura Complessa Ginecologia e Ostetricia del Presidio Ospedaliero Sant’Anna -. Cala il numero di uomini tabagisti che in un anno sono passati da 6,9 a 6 milioni. Però crescono le fumatrici che da 4,6 milioni del 2016 salgono a 5,7 milioni. Questo cambiamento si riflette anche nel tumore del polmone: i nuovi casi tra le donne sono in aumento del 3% ogni anno. L’inizio della maternità è un momento perfetto per cambiare il proprio stile di vita».
La prevenzione primaria rimane l’arma migliore a disposizione. Il fumo deve essere considerato il primo fattore di rischio e aumenta fino a 14 volte il rischio di insorgenza del tumore. Ma non è l’unica, tra le altre patologie derivanti da questa dipendenza ci sono la BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), l’enfisema polmonare le malattie cardiocircolatorie e altre neoplasie. Inoltre le sigarette possono aggravare disturbi già esistenti, come diabete e ipertensione.