Sanihelp.it – In Italia il 20% dei giovani tra i 15 e i 34 anni consuma frequentemente alcolici, il 16% fuma fino al compimento dei 24 anni e il 19% ha consumato cannabis nell’arco di un anno. L’alcol assume il ruolo di facilitatore sociale poiché i suoi effetti, in apparenza, possono aiutare il ragazzo a superare ansie e paure. Allo stesso tempo, però, un’assunzione reiterata nel tempo può originare segni evidenti di malessere psico-fisico e comportamenti pericolosi. Negli ultimi tempi si è diffuso il binge drinking, il consumo di 6 o più bevande alcoliche in un’unica occasione.
Indagini recenti hanno mostrato che l’uso di alcol è frequente già tra gli 11 e i 15 anni, nonostante in ambito medico se ne raccomandi il divieto almeno fino ai 16 anni. Solo a partire da questa età, infatti, l’organismo sarà in grado di metabolizzarlo in modo corretto. I genitori devono mettere al corrente i ragazzi sui rischi legati all’uso dell’alcol. Nei casi più gravi ci si deve rivolgere a uno specialista.
Il fumo può assumere un ruolo di rito di iniziazione. È opportuno distinguere tra uso saltuario e dipendenza, caratterizzata da un forte desiderio di fumare e che distrae il ragazzo dai propri impegni quotidiani. Le sigarette confezionate, a mano o elettroniche, sono comunque tutte nocive. È importante non giudicare o rimproverare il ragazzo, ma ascoltare e capire se si tratta di un gesto per emulare i compagni oppure una richiesta di aiuto o di automedicamento per alleviare un disagio. In seguito è opportuno cercare insieme strategie alternative che permettano di sperimentare una sensazione di benessere, avvalendosi di specialisti. Infine per essere ascoltati è necessario dare il buon esempio.
Secondo i dati del 2017 dell’Osservatorio europeo delle Droghe e delle Tossicodipendenze, la cannabis è la sostanza stupefacente più consumata al mondo. In Europa ne fanno uso quasi 90 milioni di persone: di queste, 17 milioni di età compresa tra i 15 e i 34 anni dichiarano di averla consumata almeno una volta nell’ultimo anno. Secondo una ricerca del 2014, pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet Psychyatry, il 17% dei consumatori adolescenti in seguito diventa dipendente. Si arriva al 50% quando viene consumata ogni giorno.
In genere la sostanza viene assunta attraverso il fumo con il coinvolgimento immediato del sistema cardio-respiratorio. Il più importante principio attivo della cannabis, il Delta 9 Tetraidrocannabinolo (THC), agisce su diverse zone del cervello e causa, tra gli altri, effetti negativi su memoria e apprendimento, nonché sui sistemi di regolazione dei movimenti.
Genitori e insegnanti devono essere consapevoli che l’abuso di cannabis è tra i principali fattori di rischio di malattia psichiatrica e devono sapere riconoscere alcuni segnali indicatori. Tra questi troviamo modificazioni del comportamento e iperemia congiuntivale (il classico arrossamento oculare). Sono inoltre chiamati a mettersi al fianco degli adolescenti e a mettere da parte toni giudicanti e atteggiamenti repressivi, è bene suggerire loro modalità più sane per rilassarsi e far passare il messaggio che per essere accettati dagli altri non sempre bisogna essere euforici o disinibiti.