Sanihelp.it – Ogni anno, in media, in Italia, più di 500 mila donne diventano madri (Istat). Chiamano per primi i loro compagni o mariti (92%) per annunciare la bella notizia – e solo dopo telefonano ai genitori (5%) – ma poi in sala parto solo il 60% vuole il futuro papà al proprio fianco (il 34% preferisce restare da sola).
Nel periodo della gravidanza, 7 su 10 hanno almeno una paura legata alla salute del feto (più che al dolore del parto, che preoccupa l’8%), e sono pronte a fare diverse rinunce, sia in fatto di cibo che di bevande alcoliche, per garantire la salute del nascituro.
Un’attenzione, quella per il consumo di alcol in gravidanza, che è cresciuta negli ultimi anni (il 65% delle donne che ha avuto un figlio sa che in quei mesi non bisogna assumere alcol), anche se molte di loro non smettono del tutto (1 su 3 non sospende il consumo) o non conoscono bene i limiti di rischio (per il 67% non è rischiosa un'assunzione saltuaria).
È la fotografia scattata dalla Doxa per AssoBirra (Associazione nazionale dei produttori della birra e malto), che ha intervistato oltre 800 donne tra i 18 e i 44 anni. Per aumentare la conoscenza sul tema, AssoBirra e Sigo (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia) lanciano, dal 9 giugno al 9 agosto, la terza edizione della campagna Se aspetti un bambino l’alcol può attendere.
I risultati dimostrano che i rischi legati al consumo di alcol in gravidanza costituiscono un argomento delicato e non del tutto noto. Il feto, infatti, non ha difese rispetto all’alcol assunto dalla madre. Questa sostanza può interferire con il suo sviluppo provocando l’insorgere delle cosiddette patologie fetali alcol correlate, che possono provocare danni permanenti e irreversibili come anormalità della crescita, ritardo mentale e alterazioni somatiche.
Tali patologie, a seconda della loro combinazione e gravità, vengono distinte in FAS (sindrome fetale alcolica), FASD (disordini collegati all’uso dell’alcol in gravidanza), ARND (disturbi dello sviluppo neurocomportamentale alcol correlati) e ARBD (difetti alla nascita alcol correlati).
Anche durante l'allattamento è suggerito mantenere un comportamento attento: gli studi dimostrano che l'alcol interferisce con la produzione di latte materno e provoca nei bambini inappetenza e alterazione del ritmo del sonno.
Sui rischi effettivi che il nascituro potrebbe dover affrontare se la mamma prosegue a bere, il 60% sa che esistono rischi di malformazione o problemi fisici, il 5% parla di rischio di aborto, mentre il 14% sa che esistono rischi, ma non sa quali siano e il 20% pensa che non ve ne siano, a patto di bere poco.
«Il problema delle quantità – afferma il dottor Paolo Scollo, presidente di Sigo – è un punto che necessita un chiarimento. Oggi la scienza non ha individuato ancora il livello di consumo di alcol al di sotto del quale si può bere senza rischi quando si aspetta un figlio.
Il 59% del campione associa ad almeno un bicchiere al giorno la frequenza di consumo alla quale è associato il rischio di malformazioni o aborto e l’8% ritiene che il limite da non superare sia di una-due volte a settimana, mostrando una conoscenza parziale o scarsa dell’argomento».
Ecco alcuni semplici consigli utili per le donne in gravidanza o che stanno pianificando di avere un bambino: smettere fin da subito, possibilmente già dal concepimento, perché già nelle prime settimane di gravidanza l’alcol può fare danni.
I danni che si possono procurare al bambino bevendo alcol non sono curabili. Non consumando alcol, si possono evitare completamente questi danni. Chiaro e forte il messaggio degli esperti: nessuna dose di alcol è considerata sicura durante la gravidanza, se hai già consumato alcol mentre eri in attesa, non continuare a farlo!