Sanihelp.it – Ogni anno in Italia nascono oltre 500.000 neonati. Secondo i neonatologi, 4 sono i principali pericoli di salute a cui ancora oggi bisogna prestare molta attenzione nei confronti dei più piccolini. Sono associati a 4 colori differenti: giallo, bianco, grigio e blu.
Il pericolo giallo è costituito dall'ittero neonatale: oltre il 50% dei neonati ha un ittero cutaneo evidente e il 3-5% richiede un trattamento. Il bianco indica il rischio di encefalopatie ed errori congeniti del metabolismo. Le prime riguardano l'1-3 per mille nati, di questi il 30% muore e il 45% ha dei danni neurologici gravi.
Il blu è il colore delle cardiopatie congenite: colpiscono il 6-8 per 1000 dei nati vivi. Infine il pericolo grigio: le infezioni. L'1% dei nati a termine può avere infezioni nel periodo neonatale, quasi sempre a trasmissione verticale (dalla madre). Un certo numero di neonati ha infezioni tardive, ma il numero non è quantificabile per mancanza di dati epidemiologici precisi.
Nei nati prima del termine gestazionale, l'incidenza di infezioni è inversamente proporzionale all'età gestazionale. In neonati con grave prematurità (età gestazionale <32settimane e peso alla nascita <1500 grammi) circa il 50% ha un dubbio di sepsi e il 30% ha almeno un episodio di sepsi (quasi sempre a trasmissione orizzontale, dall'ambiente ospedaliero).
L’incidenza dei rischi infettivi sul neonato è ancora molto alta per le peculiari fragilità del sistema immunitario tipiche del primo periodo di vita. Le infezioni neonatali riguardano ancora il 5×1000 dei neonati, ma varia addirittura tra il 5 e il 30% tra quelli nati prematuri. Può trattarsi di infezioni precoci, per lo più trasmesse dalla madre, o tardive, contratte in ambiente ospedaliero.
Tante e diverse le cause delle infezioni precoci: l’inizio intempestivo del travaglio, la rottura prematura delle membrane che supera le 18 ore, la febbre materna al parto, la presenza nella madre dello Streptococco di gruppo B, i segni di stress fetale, la tachicardia fetale intrapartum, il liquido amniotico tinto di meconio. Meno numerose e frequenti quelle tardive, trasmesse per lo più dall’ambiente.Mentre le infezioni precoci devono essere affrontate in collaborazione con l’ostetrico, quelle tardive richiedono accorgimenti assistenziali come l’eliminazione del sovraffollamento nei reparti, il rispetto del rapporto infermieri/neonato, la corretta preparazione e conservazione del latte, la riduzione dei prelievi, l’uso di farmaci monodose, l’impiego di materiali monouso, la sterilizzazione dei palloni di rianimazione e delle mascherine, l’uso di sistemi di aspirazione a circuito chiuso e la riduzione dei giorni di cateterizzazione venosa e di ventilazione meccanica. Va ricordato che uno dei presidi più efficaci nella limitazione della frequenza delle infezioni è l’allattamento al seno.
Il neonatologo conosce tutte queste problematiche e organizza la propria attività con l'intento di diagnosticare precocemente e trattare le infezioni e di fornire consigli idonei alla prevenzione.
Alcune infezioni, tuttavia, potrebbero manifestarsi anche dopo la dimissione dall’ospedale, soprattutto nei neonati a termine. In questo caso è difficile dare delle indicazioni precise, anche a causa della generalità dei sintomi: problemi alimentari (scarsa richiesta di latte) o digestivi (vomito, diarrea), variazioni del comportamento (irritabilità o apatia), disturbi della termoregolazione (ipotermia o febbre), problemi di accrescimento (ridotto o nullo).
Per ridurre il rischio, ecco alcune regole pratiche da seguire una volta tornati a casa.
1) Garantire al bambino un ambiente confortevole, ben aerato e non esporlo al fumo passivo.
2) Creare un ambiente adeguato nella culla o nella carrozzina, curando l’igiene degli indumenti.
3) Lavarsi adeguatamente le mani prima di manipolare il piccolo.
4) Limitare il numero di visite da parte di ospiti, soprattutto di quelli potenzialmente infetti (bambini con sintomi respiratori o gastroenterici).
5) Valutare lo stato generale del bambino come comportamento, alimentazione e accrescimento.
6) Far controllare il bambino al pediatra in caso di problemi di alimentazione e/o di accrescimento.