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Genitori, cinque consigli per sopravvivere all’estate

Sanihelp.it -Se per bambini e ragazzi l’estate senza scuola è sinonimo di libertà e divertimento, per i genitori la situazione cambia. La gestione dei figli nel periodo in cui non vanno a scuola risulta spesso molto complessa e costringe a un tour de force che mette a dura prova la resistenza e riesce persino a minare il benessere familiare. Cosa fare allora? Questi cinque consigli di sopravvivenza messi a punto dalla psicologa dottoressa Mara Compagnoni, attiva sulla piattaforma Doctolib.it


Routine (flessibile) per sentirsi al sicuro: mantenere anche durante le vacanze una certa stabilità negli orari e nelle abitudini quotidiane è fondamentale. Non servono schemi rigidi ma avere dei punti fissi, come orari dei pasti o momenti dedicati al riposo, aiuta grandi e piccoli a sentirsi più sereni. La totale assenza di regole può, infatti, generare disorientamento, irritabilità, confusione, nervosismo e tensioni familiari.

Attività di squadra per rafforzare il legame e allentare il senso di colpa: condividere giochi, sport, lavoretti creativi, piccole sfide in famiglia o attività motorie da fare insieme crea una connessione emotiva e rafforza il legame tra genitori e figli. Questi momenti aiutano a contrastare il senso di colpa che molti adulti provano quando non riescono ad essere presenti come vorrebbero e, allo stesso tempo, stimolano nei bambini il senso di autonomia e collaborazione.

Comunicazione assertiva, chiara e rispettosa: le vacanze in famiglia possono essere terreno fertile per i conflitti. Il segreto è parlarsi prima. Esplicitare desideri e aspettative, limiti e bisogni tra i partner e con i figli aiuta a prevenire frustrazioni e incomprensioni. Anche gli eventuali nonni presenti vanno coinvolti in questo patto educativo per mantenere coerenza e armonia.

No alla vacanza perfetta, sì alla noia creativa: idealizzare la vacanza perfetta può generare frustrazione. Le aspettative troppo alte sono, infatti, nemiche del benessere. Meglio programmare meno e adottare un atteggiamento flessibile, aperto all’imprevisto, accettando che non tutte le giornate debbano essere piene di attività. Anche la noia ha un valore educativo perché stimola la creatività, insegna a gestire il tempo libero e contribuisce allo sviluppo dell’indipendenza.

Compiti sì ma con leggerezza e senza stress: niente full immersion da subito. Serve una fase di decompressione prima di riprendere con gli impegni. Poi, conviene stabilire una routine sostenibile (30 minuti ogni due giorni per i più piccoli, un’ora per i grandi) per non trasformare i compiti in una punizione. I genitori dovrebbero accompagnare i figli nel processo senza sostituirsi a loro, offrendo supporto emotivo e aiutandoli a tollerare la frustrazione, così da favorire una vera autonomia.

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