Sanihelp.it – Il nome in realtà suona anche simpatico perché richiama l'alimento “buono” per eccellenza, il latte, e in effetti il riferimento è dovuto al fatto che la crosta lattea è una malattia che, pur potendo manifestarsi anche in bambini molto più grandi, al limite della preadolescenza, si manifesta prevalentemente nel lattante. Ciò è comprensibile perché il disturbo di cui la cresta lattea rappresenta una variabile, non è altro che la dermatite seborroica, cioè un'alterazione della produzione di sebo, che è una sostanza grassa prodotta dalla pelle. Quello che ne deriva è la comparsa di squamette unte e giallastre (in quanto ricche di grasso) che ricoprono più o meno estesamente il cuoio capelluto, potendo estendersi anche ad aree del volto e del collo, piuttosto che a grande distanza (ascelle, inguine…).
Per quanto i bambini non risentano particolarmente della presenza della crosta lattea e nonostante il fatto che si sappia che si tratti sostanzialmente di un fastidio temporaneo (di solito si risolve abbondantemente entro il sesto mese), bisogna ammettere che non sia proprio un bel vedere e pertanto ecco che si impone un provvedimento, anche perché non contrastandola potrebbe causare sgradevoli irritazioni. E allora, via con la cura, che consiste nel passaggio di una sostanza fluidificante il sebo e pertanto capace di ammorbidire le croste, facilitandone così il distacco: un tempo si utilizzava semplice olio di oliva, di mandorle o di calendula, oggi in farmacia si possono trovare prodotti ancor più completi. Basterà a questo punto passare un pettinino tra i capelli per smuovere più croste possibili.
Concludendo: pur essendo evidente che, nonostante l'assonanza, la crosta lattea non sia un dolce ciò non toglie nulla ai nostri bambini in termini di dolcezza.