Sanihelp.it – Con l’introduzione di nuove tecnologie, di nuovi materiali e di nuovi processi di lavoro, gli ambienti di lavoro sono soggetti a cambiamenti enormi.
Le innovazioni apportate alla progettazione, all’organizzazione e alla gestione del lavoro possono creare nuovi ambiti di rischio, con un conseguente aumento del livello di stress, che può sfociare, da ultimo, in un grave danneggiamento della salute psichica e mentale.
Una nuova relazione dell’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro mostra che i principali rischi psicosociali sono correlati alle nuove forme di contratti di lavoro, alla precarietà del lavoro, all’intensificazione dell’attività lavorativa, a elevate pressioni emotive, agli episodi di violenza e a una scarsa considerazione dell’equilibrio tra lavoro e vita privata.
Il dott. Jukka Takala, direttore dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA), afferma:
«La vita lavorativa in Europa evolve a ritmi sempre più serrati – ha commentato il dottor Jukka Takala, direttore dell’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro (EU-OSHA) – La precarietà del lavoro, la necessità di svolgere più di un’attività lavorativa o l’elevata intensità del lavoro possono sottoporre i lavoratori a un alto livello di stress e mettere a repentaglio la loro salute. Un costante monitoraggio e il miglioramento degli ambienti di lavoro dal punto di vista psicosociale sono due passi indispensabili per creare posti di lavoro di qualità e per mantenere i lavoratori in buone condizioni di salute».
Lo stress è il secondo problema sanitario legato all’attività lavorativa segnalato più di frequente in Europa, un problema che colpisce il 22% dei lavoratori dell’UE (2005). Dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50% e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è riconducibile allo stress. Si è calcolato che nel 2002 il costo economico annuo dello stress legato all’attività lavorativa nell’UE a 15 ammontava a 20 mila milioni di euro