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Aumentare le capacità cognitive con gli impulsi elettrici?

Sanihelp.it – Aumentare le capacità cognitive grazie agli impulsi elettrici e alla stimolazione corticale. Oggi può essere una realtà grazie alle ricerche portate avanti all'ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena.


Grazie a uno studio effettuato con l'Università di Oxford, su 58 individui sani sottoposti a stimolazione corticale non invasiva, cioè con impulsi elettrici a basso voltaggio applicati sullo scalpo, è emerso che gli individui con capacità cognitive individuali migliori hanno ottenuto risultati inferiori rispetto ai soggetti più lenti nel risolvere compiti di intelligenza fluida, suggerendo che è possibile, in contesti sperimentali, ridurre le differenze cognitive individuali.

È quindi possibile allenare e migliorare le capacità cognitive anche e soprattutto in quei soggetti che sembrano avere una minore rapidità di ragionamento, tramite la stimolazione corticale elettrica, sia con correnti alternate, che con corrente continua o magnetica ripetitiva.

Un risultato che apre scenari nell'utilizzo di queste metodiche in persone che hanno deficit cognitivi, di attenzione o memoria, tramite la modulazione non invasiva dell'attività cerebrale che sottende a determinate funzioni.

Il prossimo obiettivo è capire perchè, a parità di stimoli e impulsi elettrici, alcuni soggetti rispondono meglio di altri. Questa distinzione è fondamentale per pianificare le attività di riabilitazione cognitiva in persone con malattie neurologiche, psichiatriche o neurodegenerative.

A tal riguardo, insieme all'UOC Genetica Medica, è in corso uno studio per valutare quanto le caratteristiche individuali, incluse quelle genetiche, possano influire nelle modalità di risposta agli stimoli elettrici.

In questo studio verrà arruolato un campione ampio di soggetti che saranno valutati tramite test cognitivi, prelievi genetici, risonanza magnetica funzionale ed elettroencefalografia a riposo per capire quanto il profilo delineato in ciascuna di queste indagini possa contribuire alla risposta ai protocolli di stimolazione e al conseguente potenziamento cognitivo.

Identificare i candidati migliori per ciascun trattamento, puntando alla creazione di protocolli di stimolazione individualizzati, può essere un punto di svolta per l'applicazione clinica su larga scala della neuromodulazione non-invasiva.

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