Sanihelp.it – Fa bene non solo all’umore, perché si dorme un'ora in più, e alle tasche, grazie al risparmio energetico: il passaggio all’ora solare è un toccasana anche per il cuore, al punto che la giornata di lunedì, dopo lo spostamente delle lancette, è quella con meno rischio di infarti dell’anno. Lo rivelano i medici internisti riuniti per il 114° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI).
Il lunedì è noto per essere il giorno nero per gli infarti, che all'inizio della settimana hanno il picco di massima incidenza perché si sommano tre fattori di rischio determinanti: il dormire meno, il dormire peggio, ossia in orari non consoni rispetto a quanto richiesto dall'orologio biologico, e lo stress caratteristico dell’inizio settimana contribuiscono all'attivazione del sistema nervoso simpatico e al rilascio di citochine pro-infiammatorie che spianano la strada all'infarto.
Quando in primavera si passa all'ora legale, secondo recenti studi, tra cui una ricerca del Karolinska Institute, la deprivazione di sonno prima del riadattamento del nostro orologio biologico, aumenta il grado di infiammazione e lo stress ossidativo a livello dei vasi arteriosi e il sistema immunitario risponde peggio agli stimoli esterni.
Ma il lunedì dopo il passaggio all'ora solare è un'eccezione: si stima che in quel giorno il numero di infarti cala di circa il 10% rispetto a un generico giorno della settimana nel resto dell’anno. Molto probabilmente l'effetto protettivo è dovuto all'assenza del più importante dei tre fattori scatenanti, la deprivazione di sonno; il vantaggio non è evidente negli anziani, forse perché in questi ultimi la quantità di sonno è più costante, non piu influenzata dalla necessità di puntare la sveglia presto al mattino, oltre al venir meno dello stress da inizio settimana. La possibilità, inoltre, di poter essere svegli e attivi sfruttando al meglio le ore meno fredde e più luminose della giornata contribuisce al maggior benessere.
La riduzione del rischio cardiaco connessa al ritorno dell'ora solare conferma il potere protettivo che ha il sonno su diverse patologie: è noto, per esempio, che un sonno insufficiente o di scarsa qualità è correlato ad alterazioni del sistema infiammatorio e di quello immunitario, a un maggior rischio di diabete e obesità, e soprattutto allo sviluppo di malattie cardio e cerebrovascolari.
In chi dorme poco o male, il rischio cardiovascolare aumenta del 48%, quello di ictus del 15%. Il disturbo del sonno che più spesso è associato allo sviluppo di malattie cardiovascolari è l'apnea ostruttiva notturna. Si stima che ne soffra il 2-4% della popolazione, pari a uno-due milioni di italiani, con una frequenza doppia negli uomini rispetto alle donne, ma la percentuale dei casi diagnosticati non va oltre il 20%.
I disturbi del sonno correlati all’apnee ostruttive, inoltre, rendono meno efficace il trattamento antipertensivo, con un aumento del numero dei farmaci per ottenere la normalizzazione dei valori pressori. Quindi, rappresentano un fattore di rischio aggiuntivo di eventi cardiovascolari in tutti quei soggetti affetti da ipertensione, obesità o diabete.