HomeNewsAsma e BPCO: i malati snobbano gli spray, troppo soft

Asma e BPCO: i malati snobbano gli spray, troppo soft

Sanihelp.it – In caso di malattie respiratorie come asma o broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), gli italiani si fidano di più di pillole o iniezioni che degli spray: l'80% dei malati pensa che questi ultimi siano comodi, sicuri e facili da usare, ma 1 su 3 ritiene che si tratti di una modalità di somministrazione della terapia blanda e poco efficace. Lo rivela un'indagine Doxa su un campione di 2000 italiani.


Così non stupisce che oltre 1 milione di individui non abbia mai usato gli erogatori e 1,3 milioni abbiano smesso di farlo. 2,7 milioni assumono invece la terapia per inalazione a singhiozzo e, fra questi, 2,2 milioni vi ricorrono quando i sintomi peggiorano e circa 500mila solo in situazioni di emergenza. Appena 1,7 milioni, cioè 1 malato su 4, assume l’erogatore ogni giorno.

La scarsa utilità dell’erogatore è un preconcetto che deve essere superato perché si tratta di un metodo efficace, che aumenta e facilita l'aderenza alle terapie consentendo, se ben utilizzato, il miglior controllo dei sintomi e della malattia.

E se è vero che la maggioranza dei pazienti che usa lo spray ne consuma appena due confezioni all'anno, pari a una media di appena due mesi di cura effettiva, va detto anche che l'80% ritiene l'inalatore pratico e semplice e il 72% pensa di essere in grado di gestirlo senza errori, anche perché è soddisfatto dell'educazione alla terapia ricevuta dal medico: solo il 4% dei medici non spiega a dovere il corretto uso, così 8 persone su 10 non sbagliano.

Il mancato o sottoutilizzo e l’uso improprio dell’erogatore comportano inevitabili ricadute sulla salute del malato, oltreché sull’intero sistema sanitario. Aumenta infatti
del 20% la probabilità
di riacutizzazioni e conseguenti ricoveri e quasi del 50% la spesa per le cure: per ogni malato di asma oggi si spendono ogni anno 1.434 euro, ben 2723 per i malati di BPCO . Così in Italia si spendono 5 miliardi di euro all'anno per l'asma e addirittura 9 per la BPCO, pari a un punto del PIL del nostro Paese.

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