Sanihelp.it – Bristol-Myers Squibb e Pfizer Inc hanno annunciato la pubblicazione, sul The New England Journal of Medicine, dei risultati definitivi di un importante studio relativo alla molecola apixaban. Lo studio, che è stato condotto in 36 Paesi, è stato coordinato dal Population Health Research Institute (PHRI) presso l'Università McMaster e presso l’Hamilton Health Sciences in Canada.
Lo studio ha dimostrato che nei pazienti affetti da fibrillazione atriale a rischio di ictus, intolleranti o non adatti al trattamento con un antagonista della vitamina K come il warfarin, apixaban è statisticamente superiore ad aspirina nel ridurre l’insieme di ictus o di embolia sistemica, senza peraltro comportare un incremento significativo di sanguinamenti maggiori, emorragie fatali o emorragia intracranica.
Inoltre non si sono registrate differenze significative nel rischio di ictus emorragico nei pazienti trattati con apixaban rispetto a quelli trattati con aspirina.
I risultati dello studio hanno dimostrato la superiorità di apixaban rispetto ad aspirina anche per il risultato secondario di efficacia, ovvero la riduzione dell’insieme di ictus, embolia sistemica, infarto miocardico o morte vascolare nei pazienti con fibrillazione atriale.
La fibrillazione atriale è la più frequente aritmia cardiaca: colpisce circa 5,1 milioni di persone negli USA e oltre sei milioni in Europa. Si ritiene che dai 40 anni in poi una persona su quattro possa andare incontro a fibrillazione atriale nell’arco della propria vita. Alla fibrillazione atriale è associata la minaccia di un incremento del rischio di ictus, che è di cinque volte superiore nelle persone con fibrillazione atriale rispetto al resto della popolazione. Negli USA, la fibrillazione atriale è ritenuta causa del 15% di tutti gli ictus.